“Perché la Terra ha la febbre?”: prendersi cura, imparando dai bambini

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I bambini sanno. E chi sostiene il contrario non ha trascorso abbastanza tempo in loro compagnia. “Sono vivi ricercatori nell’ambiente e ricevono delle impressioni che via via andranno a cercare di nuovo. Si tratta di impressioni sensoriali e vengono attratti da caratteristiche peculiari che si trovano nelle cose che li circondano”: un aspetto, questo, trattato ampiamente dalla pedagogia e in particolare da Maria Montessori. I bambini hanno una tendenza naturale ad esplorare l’ambiente e hanno una capacità di osservazione molto sviluppata. Per questo non mi meravigliano le domande che spesso mi pongono, domande alle quali spesso noi adulti neanche pensiamo.

Dopo una notte e una giornata di pioggia e vento incessante che ha causato anche danni nel paese in cui lavoro, Francesca mi ha chiesto: “Maestra cos’è una bomba d’acqua?”. Marco invece domanda: “Perché c’è allerta meteo? Che significa?”. I bambini sanno. Osservano. Sono curiosi e attenti. Eppure ho pensato anche io che fosse troppo presto per parlare loro di cambiamento climatico, del futuro del nostro pianeta, dell’importanza della cura dell’ambiente. Mi sembrava un argomento troppo impegnativo, fuori dalla loro capacità di comprensione. Evidentemente mi sbagliavo. I quesiti sono arrivati, mi hanno travolta e non ho potuto fare a meno di riscontrare quanto i miei alunni, seppur piccoli, siano in grado di comprendere che qualcosa non va, che qualcosa sta accadendo attorno a noi e non possiamo permetterci di rimandare le risposte. Le risposte diventano urgenti tanto quanto le domande, e allora si, lo dico, la Terra non sta tanto bene, non è in forma.

“Quando ho la febbre i genitori mi curano ma allora chi cura la Terra se sta male?” Eccola, un’altra domanda spiazzante, profonda e terribilmente vera, di quelle che costringono alla riflessione e anche all’autocritica. Quanto si impara stando con i bambini. Perché lo sanno. Sanno cosa vuol dire prendersi cura, li vedo quando abbracciano un compagno triste, li vedo quando si danno la mano, quando si accarezzano per affermare la vicinanza, l’inclusione, l’empatia. Sentimenti ed emozioni che abbiamo il compito di rinforzare attraverso le esperienze, i racconti, la cultura e l’istruzione. La cura siamo noi, siamo noi a doverci preoccupare del pianeta che abitiamo e abbiamo il dovere di insegnarlo ai nostri figli, ai nostri alunni, perché la loro curiosità si possa trasformare in seria consapevolezza e in impegno quotidiano.

terra“Perché La terra ha la febbre?” è la domanda che pone anche Federico Taddia nel suo libro-intervista a Elisa Palazzi, Ricercatrice dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima. “Perché non è in formissima e, come succede nel nostro corpo, a dircelo è proprio la temperatura. Le misure continuative a nostra disposizione hanno mostrato che in media su tutta la Terra, la temperatura è cresciuta di circa un grado. Quindi si, la terra ha la febbre e dobbiamo cambiare subito il nostro modo di vivere”. “Se si pensa che un singolo individuo non possa nulla davanti a un problema globale come quello del surriscaldamento del pianeta, ti sbagli! Scelte quotidiane, giorno dopo giorno, possono fare la differenza. Nessun impegno è inutile se è quello giusto. Se tante persone si mettono insieme, si può fare una vera rivoluzione”. Elisa Palazzi risponde con una chiarezza disarmante. La rivoluzione può partire da ciascuno di noi, può partire dai comportamenti eco sostenibili, dalle piccole attenzioni quotidiane, dalle scelte consapevoli.

La rivoluzione parte dall’educazione ambientale, anche nella scuola dell’infanzia, perché le domande dei bambini e delle bambine non rimangano irrisolte, ma sviscerate, spiegate e “mostrate”,  affinchè la classe diventi luogo d’elezione per l’apprendimento della “cura”. Termine meraviglioso che vuol dire preoccuparsi di qualcuno o qualcosa, avere a cuore il benessere di se stessi ma anche degli altri esseri viventi e della natura. I bambini e le bambine si guardano intorno con gli stessi occhi con cui vengono osservati dagli adulti. Se forniamo loro supporto, fiducia, stima e empatia, cresceranno e guarderanno al futuro con la stessa fiducia che gli abbiamo insegnato.

La rivoluzione parte, allora,  soprattutto dagli adulti, educatori, genitori, insegnanti. Insegnare a guardare è differente dall’  insegnare ad osservare. L’osservazione comprende la riflessione e riflettere su ciò che siamo e il ruolo che abbiamo su questo pianeta è nostro compito se desideriamo che i nostri ragazzi e le nostre ragazze diventino attenti rispetto al tema dell’ambiente e del cambiamento climatico. Cosa fare? “Riciclare tutto il possibile, ridurre i consumi, utilizzare carta solo quando è davvero necessario, ridurre lo spreco di acqua, utilizzare bottiglie e borracce riutilizzabili, limitare i rifiuti non differenziabili” spiega la ricercatrice Palazzi.

“Allora, maestra, lo possiamo aggiustare il clima? Possiamo curare la Terra con la febbre?” Iniziare a parlarne è un primo passo importante, non solo possiamo, ma dobbiamo. Imparando insieme il valore del “prendersi cura”.

  • Raffaella |

    I bambini hanno in loro quella semplicità, curiosità, empatia e senso di giustizia che gli adulti col tempo riescono a spianare

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