Piccole Scuole, in Italia sono 9mila e per lo più organizzate con pluriclassi

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Nel piccolo comune di Céré-la-Ronde nella Valle della Loira (Francia), la piccola scuola del paese sembra destinata a chiudere. Non è sostenibile economicamente: umeri troppo bassi per formare le classi, per cui l’unica soluzione sembra essere quella di far spostare i piccoli alunni, 15 bambini tra i due anni e mezzo e i 6 anni  nei paesi vicini. Ma il sindaco Jacques Duvivier non ci sta: «un paese senza bambini è un paese condannato a morire». Così lui e la sua giunta hanno deciso di rinunciare alla propria indennità di amministratori per sostenere una scuola ibrida nata da una partnership pubblico-privata. Perché, continua, «l’educazione nazionale non tiene conto delle specificità del mondo rurale […] e ci troviamo di fronte alla dissoluzione dei valori fondamentali che animano il nostro Paese da secoli. É per questo motivo che il nostro comune farà il massimo per sostenere questa scuola Montessori». Cosi è stato. Da settembre scorso a Céré-la-Ronde i bambini frequentano la scuola Montessori e abitano ancora nel loro piccolo paese di 447 abitanti. Il tema dei piccoli centri e dei servizi essenziali, tra cui la scuola, non è un tema solo Oltralpe. É comune a molte altre aree rurali d’Europa, compresa l’Italia.

Un paese moderno ha il dovere di garantire istruzione di qualità in ogni parte del suo territorio. In Italia, circa il sessanta per cento del territorio nazionale è contraddistinto dalla presenza di piccoli comuni, lontani dai servizi essenziali – tra cui la scuola. Il documento di indirizzo per la programmazione della politica regionale Metodi e Obiettivi per un Uso Efficace dei Fondi Comunitari 2014-2020, ha riconosciuto che lo sviluppo dell’intero Paese dipende anche dallo sviluppo delle sue aree interne. In queste aree dove cresce lo spopolamento, cresce il numero delle piccole scuole che possono e devono essere scuole di qualità.

Da anni l’Indire – Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa, ente di ricerca del Ministero dell’Istruzione, promuove la permanenza delle scuole situate nei territori geograficamente isolati, allo scopo di mantenere un presidio educativo e culturale e di contrastare il fenomeno dello spopolamento. Le azioni dell’Indire e le politiche che riguardano l’istruzione hanno permesso in questi anni di fare varie sperimentazioni didattiche, soprattutto puntando sul web e sui sistemi di videoconferenza. Così è stata creata una rete nazionale di Piccole Scuole, quasi 9mila su tutto il territorio, che ha permesso, nel corso degli anni, di superare l’isolamento, di collegare classi con pochi alunni e di sviluppare percorsi formativi basati sull’uso delle tecnologie e della collaborazione a distanza. Ma basta questo per scongiurare la chiusura delle scuole nei piccoli centri e per offrire una scuola davvero di qualità per tutti? Molto spesso la presenza di una Piccola Scuola coincide con l’esistenza di una pluriclasse, un aspetto dell’organizzazione scolastica che evoca ai più, ricordi lontani, di nonni o zii che al massimo hanno avuto la possibilità di frequentare il primo ciclo di istruzione, considerata da molti una babele in cui l’apprendimento ne risente.

La formazione basata non su classi omogenee ma su gruppi di età differenti è, al contrario, uno dei punti chiave dell’educazione Montessori. Il Metodo è stato ideato da Maria Montessori nel 1909, prima donna medico, psichiatra e antropologa. Un donna italiana che ha precorso i tempi e che ha fatto dell’osservazione e della comprensione del bambino la base dei suo studi. Questo tipo di educazione favorisce l’autonomia, il rispetto, la pace, la fiducia in se stessi, e ancora oggi forma migliaia di bambini e ragazzi in tutto il mondo.

Secondo i dati dell’AMI – Association Montessori Internationale, l’educazione Montessori è diffusa in ben 72 Paesi al mondo. In Italia circa diecimila famiglie hanno scelto una scuola Montessori  (dati dell’Opera Nazionale Montessori aggiornati al 2013). I gruppi classe delle scuole Montessori si basano sui piani di sviluppo individuati dalla dottoressa, questa organizzazione permette ai più piccoli di imparare dai più grandi e, viceversa, ai più grandi di rafforzare le proprie competenze insegnando ai più piccoli, attivandosi come guide, il ruolo dell’adulto è molto limitato. Si mette in moto in autonomia il cosiddetto Peer tutoring ed il lavoro cooperativo, fattori che supportano sia l’apprendimento che il buon clima sociale, a beneficio anche di alunni con bisogni educativi speciali.

Secondo il manifesto delle Piccole Scuole, in Italia abbiamo il 76,8% del territorio che è a rischio isolamento. É proprio in questi luoghi che le scuole vengono obbligate ad una didattica organizzata su pluriclassi, ma utilizzando il solito vecchio metodo. Sono proprio questi i luoghi in cui invece sarebbe interessante sperimentare la differenziazione Montessori (prevista in Italia anche per le scuole pubbliche). Le Piccole Scuole sono già un laboratorio diffuso sul territorio italiano e potrebbero diventare un laboratorio di eccellenza basato sul metodo Montessori. Un approccio che ha radici antiche ma che persegue concetti attualissimi: resilienza, responsabilità, fiducia in se stessi, lavoro di team, capacità di problem solving, pensiero creativo e scientifico. É proprio in queste Piccole Scuole che si può riattivare il processo virtuoso dell’imparare ad imparare (competenza chiave evidenziata dal Parlamento Europeo con la Raccomandazione 2006/962/EC).  Quello che avviene in Francia, nel piccolo comune della valle della Loira, potrebbe aprirci a nuove possibilitá, specialmente nelle aree interne. 


Da lunedì 2 a domenica 8 dicembre, l’Indire organizza all’Auditorium Parco della Musica di Roma la Settimana delle Piccole Scuole, un’iniziativa interamente dedicata agli istituti che nascono e operano in territori isolati e periferici come isole, montagne ed aree interne, caratterizzati da un basso numero di studenti.

A queste particolari realtà scolastiche, che nel nostro Paese arrivano ad essere quasi 9mila, l’Indire ha indirizzato un pluriennale progetto di ricerca da cui è nato il Movimento nazionale delle Piccole Scuole che oggi conta più di 200 istituti.