Allattare un figlio sul red carpet: ecco l’immagine diventata virale in quest’ultima edizione del festival del Cinema di Venezia. Mentre le istituzioni e la società discutono di work-life balance e di aut aut tra carriera e famiglia, sono ancora una volta le persone, con le loro vite, la loro cultura e la loro determinazione a dimostrare cos’è il cambiamento. Ci ha regalato questa splendida immagine l’attrice Sachiko Fukumoto, a Venezia per la presentazione di un film che ha a che fare proprio con la tenacia e la forza delle donne: Woman di Anastasia Mikova e Yann Arthus-Bertrand. Attraverso le testimonianze di 2000 donne provenienti da 50 Paesi sparsi per il globo, il progetto ha un duplice scopo: da una parte la denuncia, sempre valida, delle ingiustizie sociali, umane, culturali di cui sono vittime le donne solo in quanto donne. Dall’altro, il tema più importante del film è proprio mettere in luce come queste stesse donne siano un baluardo contro gli ostacoli e gli stereotipi, come le loro vite, così diverse per storia e per cultura, raccontino il femminile non dal punto di vista della vittima, ma della resistenza. Del coraggio.
Partner principale per la realizzazione di questo film è BNP Paribas, che ha sostenuto negli anni diverse iniziative sul tema gender equality, come Miss in Action, l’acceleratore di imprese al femminile, o la firma del Women Empowerment Principles, presso l’ONU, nel 2011. Spiega Caroline Courtin, head of diversity & inclusion del gruppo: “La parità di genere è fondamentale per l’impegno aziendale di BNP Paribas, dove il 52% di tutto il personale è femminile, con il 27% di donne tra i 2.500 dirigenti senior, rispetto a meno del 10% di un decennio fa”.
Ma non si tratta solo di una parità aritmetica: le iniziative come il film Woman sono un chiaro segnale di voler agire in un campo fondamentale per far sì che i numeri siano supportati da fondamenta resistenti. Il campo culturale. Courtin afferma: “L’uguaglianza è un argomento molto vasto per noi. Naturalmente si tratta di diritti, ma oltre a ciò, sono convinta che il rispetto, il riconoscimento della differenza e l’inclusione siano alla base di un’uguaglianza sostenibile. Infatti il successo delle azioni intraprese dal Gruppo è attribuibile all’impegno di tutti i nostri dipendenti, che hanno svolto un ruolo attivo per attuare questa politica su base giornaliera. Per essere più precisi: oltre 20.000 dipendenti di BNP Paribas in 19 paesi sono coinvolti nell’interazione su argomenti diversi come l’uguaglianza di genere, l’orientamento sessuale, intergenerazionalità, genitorialità, disabilità, religione”.
Ecco dunque che la quotidianità, supportata da un appropriato stimolo alla riflessione e alla consapevolezza, è il luogo dove il cambiamento viene non solo sancito, ma ratificato. Il cambiamento è necessariamente una sinergia tra azioni quotidiane e consapevolezza culturale. Per questo è importante ascoltare le voci delle donne, lasciarsene sorprendere, fare spazio al loro vissuto. Perchè la parità di genere non è semplicemente un diritto da acquisire per vie istituzionali, ma un vero, profondo e radicato cambiamento che accolga le istanze di quella metà del mondo troppo spesso spinta al silenzio.
Ed è sempre più ovvio che questo cambiamento non può avvenire solo per e tramite le donne. È qualcosa che ci riguarda tutti, come continua a spiegare Courtin: “Tutti dovrebbero essere coinvolti nell’uguaglianza di genere. Nel mio impegno quotidiano e attraverso i progetti a cui lavoro, vedo che gli uomini sono sempre più consapevoli del ruolo che possono svolgere su questo argomento: sanno che è significativo e hanno la giusta mentalità. Si rendono conto di quante barriere devono affrontare le donne e questa consapevolezza è la chiave per avviare azioni concrete a lungo termine”.
Ad esempio, BNP Paribas sostiene HeforShe, una campagna delle Nazioni Unite volta a creare solidarietà fra le donne e gli uomini. Perchè non ci può essere emancipazione femminile senza un’emancipazione maschile.
Fukumoto scrive ironicamente su Instagram che allatta sua figlia anche mentre il regista Yann Arthus-Bertrand le parla. Un uomo che accoglie il femminile così com’è, senza aspettarsi una professionalità mascolinizzata. Ci incamminiamo su una buona strada.