“Sei bella quando spandi amore e dici al mondo non sono una statua, sono qualcuno”.
La frase è del il cantautore Roberto Vecchioni (presidente onorario di Progetto Scuola) a commento della presentazione della ricerca Beauty Confidence e Autostima, sull’autostima di donne e adolescenti in Italia. Autostima che non è propriamente il nostro forte, se si considera che i risultati hanno evidenziato come 4 donne e ragazze su 10 non si sentono belle, 5 su 10 pensano di non poter sbagliare o mostrare le loro debolezze, 5 su 10 sentono la competizione con i familiari e gli amici. Ben 7 su 10 poi non hanno “un’alta opinione” del proprio corpo, e quindi tendono a saltare i pasti (7 ragazze su 10 e 4 donne su 10), a non partecipare ad eventi sociali. Non solo. Hanno difficoltà a sostenere le proprie opinioni e anche a sottoporsi a controlli medici (8 su 10).
Insomma, un quadro certo non confortante per le donne italiane, che si attestano al penultimo posto per autostima nel panel di 17 Paesi in cui finora la ricerca è stata condotta da Edelman Intelligence per Dove (Unilever). Siamo più fiduciose in noi stesse solo rispetto alle giapponesi, fanalino di coda a livello mondiale. Che tutto questo sia la conseguenza una società giudicante, orientata alla performance, a modelli non realistici e al costante confronto, che ha impatti fortemente negativi sulla relazione che le ragazze e le donne hanno con il proprio corpo? Di certo emerge come un declino importante del livello di soddisfazione e di felicità si registri con l’ingresso nell’adolescenza: dai 14 ai 17 anni c’è un calo di 16 punti percentuali (dal 21% in età compresa tra i 10 e i 13 anni al 9%).
Eppure qui non si tratta solo di immagine. E’ dimostrato, infatti, che quando invece le donne e le ragazze hanno fiducia nel proprio corpo e se ne prendono cura sono più forti e centrate: il 78% tende a vedere il lato positivo di ciò che accade, il 61% non si preoccupa del problema e pensa subito alla soluzione, il 52% sente di poter raggiungere i propri obiettivi o si sente inarrestabile, il 67% sente di poter decidere in autonomia della propria vita.
L’IMMAGINE SOSTENIBILE
Per far sì che questo diventi l’atteggiamento della maggioranza e non della minoranza delle ragazze e delle donne, bisogna quindi coltivare un concetto di immagine sostenibile. Sostenibile nel rapporto con se stesse e con il mondo esterno, sostenibile nel messaggio che le aziende e i media veicolano al pubblico femminile (e non solo), sostenibile nella velocità con cui fruiamo dei social, che al momento non ci motiva ad approfondire e capire chi sono le persone che vediamo, al di là della loro immagine.
Fondamentali per supportare le ragazze e le donne nel modo corretto di porsi le domande in tema di bellezza e di autostima sono quindi consapevolezza ed empowerment. Consapevolezza sulla percezione di sé e del proprio valore (che può arrivare attraverso campagne di sensibilizzazione partendo dalle scuole, per educare all’essere se stessi in modo sano e solido fin dall’adolescenza).
Consapevolezza che la bellezza non è un canone fisso bensì un modo di esprimersi in modo positivo ‘anche’ attraverso il proprio aspetto. La bellezza autentica, che ci rende forti e sicure, è fatta di cura di sé, di sorrisi e spontaneità, di imperfezioni e qualità, di energia che si emana. Valorizzarsi e crederci, per rendersi uniche e non confrontabili.
Empowerment, per mettere in atto ogni giorno l’atteggiamento positivo che abbiamo verso noi se stesse come persone, in modo profondo, e la convinzione che possiamo essere uniche e portare valore a noi stesse ed alla società proprio per ciò che siamo e per ciò che facciamo.
ALLENARE L’AUTOSTIMA
Se per affrontare le nostre sfide quotidiane abbiamo bisogno di una salda percezione di noi stessi come individui (di tipo estetico, valoriale, di competenze), lo psicoanalista Prof. Andrea Bocchiola intervenuto alla presentazione della ricerca ci ricorda che “la considerazione di sé non è una peculiarità fissa, ma un processo che si crea con il carattere nei primi 3-4 anni di vita, e che deve essere costantemente coltivato e mantenuto.”
In questo è fondamentale l’approccio ‘in positivo’ che possono avere prima di tutto le famiglie sin dall’infanzia, gli amici, gli insegnanti, i media, fornendo strumenti di pensiero, specie per le ragazze: spargere semi di consapevolezza che si spera potranno germogliare.
IL PROGETTO PER LE SCUOLE
In attesa della campagna pubblicitaria legata a Dove Progetto Autostima, prevista per settembre 2019 su TV e digital, e parte del progetto di Beauty Confidence e Autostima avviato nel 2004 e che ha sinora raggiunto 35 milioni di giovani in 140 paesi in tutto il mondo, in Italia sono già partiti i primi workshop nelle scuole grazie alla collaborazione con Fondo Scuola, destinati agli insegnanti delle classi 4 e 5 della scuola primaria, e a tutti gli studenti della secondaria di primo grado.
Obiettivo: fornire gli strumenti necessari per affrontare in classe il tema dell’autostima, ricostruire dei valori nei ragazzi e sviluppare un pensiero critico, capire che non si può essere bravi in tutto, aiutare la loro capacità di sentirsi e relazionarsi con gli altri in modo sicuro, non autogiudicante ma più autentico. Per essere esattamente ciò che vogliono essere.
DOBBIAMO ESSERE ROLE MODEL
Tra gli intervenuti alla conferenza stampa anche le ambasciatrici ufficiali, che hanno condiviso le loro esperienze da donne ‘vere’ e dei giudizi subiti per il loro aspetto. L’attrice Katia Follesa ha trovato nell’ironia la chiave per risolvere e superare il giudizio degli altri, cercando di essere il più possibile sé stessa sia davanti al pubblico che in famiglia, anche forte della sua responsabilità come mamma,.
La blogger Camihawke ha ricordato i tempi di scuola quando veniva schernita per via del suo fianco pronunciato e dell’essere troppo alta, facendola sentire ‘non giusta’. Secondo Camihawke, bisogna cercare di “tramutare in circolo virtuoso quello che è circolo vizioso, abituando le persone alla normalità (…). Aver vissuto personalmente un disagio ti permette di aiutare meglio le altre persone a superarlo”.
Come donne ci troviamo davanti ad una doppia responsabilità: riuscire ad investire di più su noi stesse, in modo valorizzante, credibile, riconoscibile e costante (ma senza quegli stravoglimenti che ci snaturano e talvolta ci ridicolizzano), ed essere al tempo stesso dei modelli per quelle bambine e quelle ragazze (nonché figlie e nipoti) che ci guardano e che hanno bisogno di noi per non farsi catturare dal condizionamento di modelli dannosi.