Quando arrivi in Italia, dopo diciassette ore di volo perché sei andata a prendere il tuo bambino dall’altra parte del mondo, ti sembra di avere viaggiato dalla Terra alla Luna in un battibaleno. Sei stordita. Per me è stato così, per mio figlio molto di più. Aliene le persone, alieni gli odori, i colori, i sapori. Alieni mamma e papà. Tutto è terribilmente diverso. Altro che bimbo felice di avere trovato una famiglia: l’arrivo nella nuova casa segna l’inizio di un nuovo percorso. Quello di imparare ad essere figlio, di accettare l’amore di chi ancora ti è estraneo ma ti ha fortemente voluto. Facile a dirsi, altra cosa da vivere. Sfido chiunque di noi a fidarsi, ad innamorarsi, di un marziano.
Quando parti per andare ad incontrare il tuo bambino, questo dettaglio non è ben chiaro. L’ho razionalizzato quando mio figlio ha incontrato per la prima volta i nonni e sul suo volto ho visto il panico. Lì ho messo a fuoco: ci sarebbero voluti tanti mesi, tanto amore e pazienza, prima che si sentisse attaccato a tutti noi.
Il libro di Francesca Mineo (amica e mamma adottiva) aiuta a mettere le caselle a posto. Lo fa con ironia e leggerezza, senza mai perdere di vista il bandolo della matassa: papà, mamma e nonni devono lavorare insieme per creare quel cordone dell’attaccamento che ai bimbi adottivi manca. Tutto il resto è superfluo.
Utilizza il punto di vista dei nonni, che si trovano catapultati in una meravigliosa avventura d’amore, molto più complicata di quello che prevede la natura. Così tra il serio e il faceto – i prototipi immaginati sono esilaranti e lo stupidario delle domande sui figli mancanti e adozione è senza limiti – l’autrice ci prende per mano “per fare indossare anche a voi – scrive – la tenuta per un viaggio veramente speciale, che vi cambierà la vita, facendovi diventare nonni adottivi”. Un percorso verso la consapevolezza, perché “anche i nonni, di fronte a una adozione, devono ripartire da zero”. Scrive Francesca: “Ai nonni si richiede tempo e pazienza, ma anche riflessione profonda: questi bambini, da ovunque arrivino, portano uno zaino pesante sulle spalle e sono quindi da maneggiare con cura e delicatezza”.
A conclusione di ogni capitolo l’autrice inserisce l’intervento di alcuni esperti, psicologi e psicoterapeuti: un modo intelligente per riflettere, che consente al lettore di inquadrare meglio l’esperienza raccontata.
Francesca ci fa poi il dono di una confessione straordinaria estremamente utile alla “carriera” dei nonni adottivi. Scrive: “Ho sempre la sensazione che questi bambini vivano in modo binario: la vita di ieri e quella di oggi che ogni tanto incontra dei nodi, ed ecco che qui riappare la precedente linea, quella invisibile”. Ricordi, momenti della prima vita appariranno anche ai nonni che potrebbero “trovarsi spiazzati e impreparati a gestire il carico di dolore: dovranno però essere pronti ad accogliere (anche) tutto questo”.
E così sempre con la profonda leggerezza di chi questo tragitto lo ha compiuto, arriva il capitolo finale. Una guida pratica alle domande (stupide, altrui) che nemmeno i nonni potranno evitare. Cose che voi umani non immaginate neanche lontanamente. Ma che con ironia, prontezza di spirito e determinazione (e a volte divertimento, si c’ è anche questo) saranno affrontate. Le risposte elaborate sposteranno inutili ciotoli che ingombrano la strada dei nostri bimbi. Di più: diventeranno pezzi della storia della nuova famiglia, che li renderà più forti e consapevoli.
Francesca Mineo, Adozione. Una famiglia che nasce
Edizioni San Paolo 2018, pp. 128, 12 euro
L’autrice sarà a Rimini sabato 16 febbraio per presentare il suo libro presso la sede dell’’associazione familiare I Colori dell’adozione; nel pomeriggio a Recanati presso il circolo Acli.