Germania, il lascito di Angela Merkel alle donne in politica

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Da 13 anni Angela Merkel è cancelliera federale della Germania, da 18 anni presidente dell’Unione cristiano-democratica (CDU). L’intervento con cui lo scorso 29 ottobre Merkel ha annunciato che a dicembre non si ricandiderà alla guida del partito e che al termine della corrente legislatura (2021) si ritirerà dalla politica, segna la fine di un’epoca. Un tramonto annunciato a partire dalla crisi migratoria del 2015, ma da molti ripetutamente “pronosticato” sin da prima che Merkel diventasse cancelliera (si guardino in proposito i titoli apocalittici di varie testate tedesche a partire dal 2001). Già con la nomina a presidente della CDU nel 2000, Merkel mise a segno il primo storico traguardo di una memorabile ascesa, diventando all’età di 46 anni la prima donna a capo dell’Unione cristiano-democratica, non senza suscitare risentimenti all’interno del suo partito. Oggi, 18 anni dopo, la fine della cosiddetta “era Merkel” sembra essere alle porte e appare necessario volgere lo sguardo al di là degli aspetti strettamente politici della questione, al di là dell’ascesa del populismo, della crisi dei partiti tradizionali, della crescita dei movimenti antieuropeisti. Angela Merkel è la prima cancelliera della Repubblica federale tedesca. Prima di lei il termine “cancelliera” di fatto non esisteva. Nella memoria storica dei nati dopo il 1995 in Germania non è prevista la figura di un uomo a capo del governo. A prescindere dall’orientamento politico, per molti giovani tedeschi la possibilità che tra qualche tempo sia un uomo a guidare il Paese rappresenta dunque a tutti gli effetti una cesura.

Ciò non significa che in Germania la parità di genere sia stata raggiunta, specialmente in politica. La rappresentanza femminile al Bundestag raggiunge soltanto il 30,9 %, il che significa che alla metà della popolazione non corrisponde neanche un terzo dei deputati in parlamento. La quota femminile più alta mai raggiunta al Bundestag è stata del 32,8 % tra 2002 e 2009. Quanto alla composizione dei partiti, la situazione non è migliore: unici virtuosi i Verdi e Die Linke, dove le donne corrispondono rispettivamente al 39,8 % e al 36,5%, mentre SPD arriva al 32,5 %, CDU al 26,2%, FDP al 21,9 %, CSU al 20,5 % e AfD al 17 %. Soltanto i vertici dei partiti vedono una presenza femminile più consistente. FDP, CSU e AfD sono guidati da uomini, rispettivamente Christian Lindner, Horst Seehofer (anche Ministro degli Interni) e Jörg Meuthen insieme ad Alexander Gauland, mentre gli altri partiti hanno una donna alla presidenza, nel caso di Die Linke e Verdi accanto a un uomo nella forma di un doppio vertice: Angela Merkel guida (per il momento) la CDU, Andrea Nahles la SPD, Annalena Baerbock i Verdi insieme a Robert Habeck, Katja Kipping Die Linke insieme a Bernd Riexinger.

BER 17 / 3.8.90 / Berlin: De Maiziere für Oktober-Wahltermin DDR-Ministerpräsident Lothar de Maiziere (CDU/links) hat sich für gesamtdeutsche Wahlen bereits am 14. Oktober 1990 ausgesprochen. Am selben Tag finden in der DDR die Landtagswahlen statt.  De Maiziere nannte den Termin auf einer Pressekonferenz in Ost-Berlin. Nach den bisherigen Planungen sollte das gesamtdeutsche Parlament am 2. Dezember 1990 gewählt werden. [rechts Angela Merkel] ADN/Settnik

Berlino 1990 ADN/Settnik

In questo contesto l’ascesa di Angela Merkel da “ragazza” (così veniva chiamata dal suo mentore e cancelliere Helmut Kohl quando la nominò ministra delle donne e della gioventù nel 1991) a prima cancelliera della Germania appare ancor più straordinaria. Era il 10 aprile del 2000 quando Merkel venne eletta presidente della CDU e gli esperti colleghi uomini furono costretti ad applaudirla increduli. Non solo una donna, ma una tedesca dell’est, protestante, separata e senza figli era appena diventata la nuova guida del partito. Con il passare degli anni subentrarono anche le perplessità politiche: non solo Merkel sin dall’inizio non rientrava perfettamente nell’immaginario conservatore del partito per via della sua persona, ma anche da un punto di vista politico spostò gradatamente il profilo della CDU verso sinistra, sottraendo spesso argomenti ai socialdemocratici. Nel 2002 Merkel diventò capogruppo della CDU al Bundestag, succedendo così a Friedrich Merz (lo stesso che qualche giorno fa ha annunciato di volersi candidare a dicembre per la presidenza del partito) che si dimise suo malgrado per lasciarle spazio. Quando nel 2005 Merkel si candidò alla cancelleria, erano in molti a chiedersi se ne fosse all’altezza. Di nuovo era il suo essere donna a suscitare le maggiori perplessità, sommato a una presenza considerata dai più fuori luogo e uno stile politico troppo sobrio e pragmatico per essere ritenuto adatto a un capo di governo. Con il passare del tempo i suoi tratti distintivi considerati in origine “strambi” sono stati però comunemente accettati come simbolo di quella che Forbes ha nominato “donna più potente del mondo” per sette volte di seguito, quella stessa donna che riuscì a risollevare la CDU dallo scandalo finanziario che compromise lo stesso Kohl e a condurre la Germania fuori dalla crisi economica. Tra questi tratti distintivi ricordiamo il “rombo di Merkel” (in tedesco Merkel-Raute), il tipico gesto delle mani ottenuto dall’unione di pollici e indici, i discorsi secchi e severi, le giacche colorate e le calzature comode.

Angela Merkel

Angela Merkel

Dietro la sua incredibile tenacia, il suo stoicismo e i suoi modi austeri, si è però sempre nascosta una Merkel ironica e spiritosa, un lato mostrato in pubblico soltanto di rado, probabilmente per necessità di autodifesa in un panorama politico a dominanza maschile. Merkel non ha mai “strumentalizzato” il suo essere donna per fini strategici, ha sempre rifiutato per sé la definizione di “femminista” e occorre sottolineare che non si è mai particolarmente impegnata per le donne e la parità di genere. Forse per questa mancata tematizzazione oggi la sua posizione di cancelliera ci appare quasi scontata. Idealmente dovrebbe essere così, a fronte di una raggiunta parità, ma i dati di cui sopra dimostrano piuttosto il contrario ed è necessario ricordarlo. Ciononostante Angela Merkel con la sua ascesa ha contribuito, forse involontariamente, a creare in molti giovani la consapevolezza che una donna può diventare cancelliera, addirittura in un contesto e in tempi ostili e a prescindere dalle sue origini. In questa luce la frase con cui ha annunciato il suo prossimo ritiro dalla politica, “non sono nata cancelliera e non l’ho mai dimenticato”, può essere interpretata come un invito alle donne che oggi ambiscono alla carriera politica, un invito a fare di più per la parità di genere.

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