Sogno un giorno in cui una ragazza giovane che lavora con me mi comunichi che è incinta con gioia, senza che sguardo e tono di voce tradiscano l’ansia mista a timore che questa meravigliosa notizia possa compromettere in qualche modo la propria realizzazione professionale». Si conclude così l’intervista a Laura Burdese, presidente e ceo di Acqua di Parma e country general manager di Profumi e cosmetici Lvmh Italia. Una conversazione iniziata all’insegna di tre parole: efficienza, efficacia e velocità in funzione di un nuovo business plan da preparare e che invece si dipana riflessiva e generosa lungo oltre venticinque anni di carriera trasformandosi piano da curriculum vitae a condivisione del proprio sguardo limpido sul presente e sul futuro. Classe 1971, Laura Burdese potrebbe essere l’emblema di quella generazione che ha mosso i primi passi nel mondo del lavoro nella seconda metà degli anni Novanta, armata dall’aspirazione a una carriera professionale costruita attraverso un percorso di studi che avrebbe comunque dato accesso al mondo del lavoro. «Non avevo un sogno – ricorda Burdese – e ho sempre pensato che chi ce l’ha parte in qualche modo avvantaggiato. Sapevo solo che avrei voluto lavorare in ambito internazionale». E così è stato, a partire dall’anno di liceo in Canada che le regala l’orizzonte aperto in cui intende muoversi e che la porterà a iscriversi al corso di laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche all’Università di Trieste. Poi l’Erasmus in Spagna, un master in marketing e l’avvio di carriera nel settore beauty in Beiersdorf e L’Oreal con incarichi di brand management. Al 1999 risale l’ingresso in Swatch Group. Qui nel 2006 viene nominata country manager Swatch Group Italia e nel 2012 assume anche la carica di presidente e ceo di Calvin Klein Watches and Jewelry Co Ltd. «L’ingresso in Lvmh è stato per certi versi un ritorno alle origini. Con una consapevolezza però, e cioè che nel settore beauty è cambiato tutto e che gli ultimi cinque anni hanno visto una accelerazione esponenziale dell’evoluzione che ha modificato gli scenari italiani e mondiali».
L’ultimo quinquennio è anche quello che ha visto sorgere una nuova generazione di consumatrici e di professioniste. «Da un punto di vista più tecnico, quello che è accaduto nel nostro Paese è il passaggio dalla frammentazione del mercato in tante piccole profumerie a conduzione familiare alla concentrazione nelle mani di cinque o sei player che detengono più del 60 per cento delle quote di mercato. In linea con il resto del mondo hanno preso piede l’e-commerce e anche l’e-retail, che ci impone un aggiornamento costante con le dinamiche online e offline. Il retail monomarca anche nel settore beauty comincia adesso, il travel retail è esploso. Il peso della Cina è sempre più rilevante». Questa evoluzione è dettata da un passaggio generazionale che ha caratteristiche mai viste prima: «Costruire un brand è la mia vera passione. Oggi il brand building nel mio settore significa avere in mente come interlocutori ragazze e giovani donne native digitali, social driven e mobile first, difficilissime da fidelizzare. Guardano a piccole marche di nicchia e indipendenti portatrici di valori forti, per scegliere gli acquisti utilizzano instabrand e le influencer sono i loro modelli. Il loro mondo va velocissino. Insomma, la prima chiave per entrare in contatto deve essere quella dell’innovazione. Si tratta di una sfida in cui metto tutta me stessa, come sempre ho fatto, non riesco a lavorare diversamente». E qui la triade efficienza, efficacia e velocità cede il passo a motivazione, gioia, committment. «Ricordo come fosse ieri il giorno in cui in Swatch avevo sentito questa frase: «professional happyness is when you can express your personality at work». Fu vedere nero su bianco esattamente la mia cifra, il mio modo di intendere la professione.
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L’intervista completa è contenuta nell’ebook “Donne di futuro – Generazioni a confronto sul lavoro di domani”, scaricabile gratuitamente cliccando sulla foto di seguito.