Politica, è crisi di democrazia per un italiano su due

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“Le parole sono importanti” diceva Nanni Moretti, in una celebre scena del film Palombella Rossa. Si potrebbe mutuare questa frase, che è ormai diventata un cult, per commentare il risultato della ricerca “Democrazia e Populismo” commissionato dalla Fondazione Bellisario a Euromedia Research. Già, perché stando ai risultati dello studio, presentato appena qualche settimana fa, pare che ultimamente ci sia un po’ di confusione tra il significato delle parole “democrazia” e “populismo”. Non solo. Secondo il 53,3% del campione intervistato è in atto una vera e propria crisi di democrazia, contro il 36,5%. E inoltre il 40,4% è convinto che ci sia il rischio di deriva autoritaria e la formazione di una “democrazia illiberale”, contro il 42,5% che crede l’esatto contrario.

Ma da dove nascono queste considerazioni? Lo spiega Alessandra Ghisleri di Euromedia Research: «La Fondazione Bellisario ha commissionato questo studio per capire in questo momento quali sono le percezioni, dove sono le persone rispetto ad un tema di attualità così importante che pone al centro due importanti parole, ‘democrazia’ e ‘populismo’. Ciò che colpisce è che si stia diffondendo l’idea che il populismo faccia parte della democrazia. Nelle risposte che abbiamo ricevuto si avverte la convinzione che si è populisti perché grazie al voto si ha modo di espletare un valore democratico. La gente ha inteso proprio questo. Per essere democratici bisogna far partecipare la gente, e se io sono populista perché faccio partecipare la gente vuol dire che sono democratico». Una sorta di strano sillogismo aristotelico, tirato per la giacca. Che mette i brividi.

Non è un caso, infatti, che ben il 44,8% degli intervistati crede che populismo e democrazia possano coesistere. Da ciò scaturisce un altro dato su cui riflettere. Una consistente fetta del campione – il 57,1% –  non teme che l’avanzata elettorale dei movimenti cosiddetti populisti, anche in vista delle elezioni europee dell’anno prossimo possa rappresentare un pericolo per la democrazia nel nostro Paese. Dall’altro lato, il 39,2% ritiene che nell’epoca del digitale, del web, dei social, diventati le nuove agorà della discussione pubblica, il concetto di democrazia è regredito; il 33,6% pensa che sia rimasto uguale, mentre il 19,8% che si sia evoluto.

«Il populismo non viene visto né di destra né di sinistra, oggi, ma solo come una forma di partecipazione attiva – prosegue Ghisleri – e se la democrazia è qualcosa in cui tutti i cittadini possono partecipare, il massimo della democrazia è il suffragio universale. Il massimo del suffragio universale è permettere al cittadino qualunque di poter partecipare alla vita sociale del Paese in maniera diretta. E quindi il sistema liberale-capitalista rappresentativo può essere criticato in quanto il populista richiede una democrazia diretta e partecipativa. Su questo concetto ci siamo soffermati perché abbiamo compreso che il populismo è diventato una mentalità, un modo di essere».

Dicevamo che le parole sono importanti. Eccome se lo sono. Se guardiamo ai sostantivi/aggettivi che la parola ‘democrazia’ fa venire in mente, in testa alla classifica spicca ‘libertà’ con il 19,5%, segue ‘uguaglianza’ con il 18,6%, ‘partecipazione’ con 17,4%, ‘diritti’ con 11,6%, ‘popolo’ con 10,4%, ‘rispetto’ con 8,9%, ‘stato’ con 4,7%, ‘ideologia’ con 2,3%, ‘governo’ con 1,8%, ‘elezioni’ con 1,7%.  Quasi un terzo degli intervistati, inoltre, ritiene che vivere in un paese democratico significhi avere libertà di stampa, di parola e di opinione.

«È chiaro che attraversiamo uno dei momenti più delicati della nostra storia politica  – commenta Lella Golfo, presidente della Fondazione Bellisario – ma di nuovo può e deve esserci il protagonismo femminile. La nostra prospettiva e visione è che non può esserci un’economia forte senza una politica forte e che la democrazia ha bisogno di competenze che sappiano interpretare il bene comune anche a costo di scelte impopolari. Protezionismo, populismo, sovranismo e assistenzialismo non sono le nostre risposte. Non si può tornare indietro ma si deve andare avanti, con l’Europa, con la forza del nostro sistema di imprese eccellenti, con una nuova generazione che ha già fatto il salto. Avanti insieme e con le donne per un futuro di parità e democrazia».

Lo studio pone una domanda cruciale: “Lei si sente populista?” il 22,3% ha risposto affermativamente, il 60,3% ha risposto negativamente, mentre il 17,4%  – dunque quasi un italiano su cinque – non dichiara. «Siamo sull’orlo di una confusione, che non so se sia strategica o meno – conclude Ghisleri  – non solo di termini, ma anche di storia».