“Ricordo perfettamente quando mia figlia aveva tre o quattro anni e tornò a casa da scuola piangendo perché un bambino le aveva detto che non poteva fare giochi da maschio. Cominciai a insegnarle che lei poteva fare tutto quello che voleva, e anche meglio dei suoi compagni, indipendentemente dal genere“. Kathleen Mitford è Executive Vice President products di PTC, una società americana che spazia dai software CAD, all’Internet delle cose e alla Realtà Aumentata.
Tra i clienti dell’azienda, che ha sede nel nostro Paese, ci sono tra gli altri Dallara, BMW, Toyota, Leica, Hitachi, Rancilio. Alley Oop incontra alla vigilia del World Manufacruting Forum di Cernobbio, in provincia di Como, Kathleen Mitford, che si occupa della ricerca di opportunità di mercato e dello sviluppo di piani di prodotto. Nel suo settore Mitford è in qualche modo una role model per le giovani donne. Perché ha saputo conquistare una posizione di rilievo all’interno di un’azienda che offre prodotti e servizi ad alto contenuto tecnologico, un settore tendenzialmente ancora maschile. A questo ruolo è arrivata partendo da un percorso nel settore della moda e poi con un periodo che potremmo definire ‘da autodidatta’. “Ho studiato – racconta – , ho viaggiato, ho accolto tutte le proposte di lavoro interessanti che mi sono arrivate, ho acquisito le conoscenze tecniche che mi hanno permesso oggi di occupare il ruolo attuale nella mia azienda. Supportiamo i nostri clienti nella trasformazione e nell’integrazione di progettazione e produzione con realtà aumentata e Internet of Things, driver per l’innovazione a cui anche le piccole e medie imprese italiane sono molto sensibili e ricettive“.
Le proposte di PTC vanno dal packaging, alla connessione degli store, alla supply chain. “Il lavoro sta cambiando – commenta Mitford – e così le skill che vengono richieste ai lavoratori. Penso che il progresso tecnologico non toglierà occupazione, ma che assisteremo a una innovazione necessaria anche delle competenze“. E tra queste, alcune che, per certi versi, riguardano molto da vicino alcune attitudini femminili: “Forse ci sono alcune caratteristiche biologiche, lo vedo dal mio particolare osservatorio di madre di due bambini, un maschio e una femmina. Certamente la società ha una visione di quello che le donne possono e non possono fare, di quello che devono e non devono fare“.
“Per la mia esperienza – prosegue Mitford – posso dire che molto spesso ricevo in ufficio uomini che mi spiegano perché meritano una promozione o un aumento di stipendio. E’ molto più raro che qualche collaboratrice bussi alla mia porta“. Perché secondo lei? “Credo che siamo più abituate a pensare che se faremo un ottimo lavoro, qualcuno lo noterà e il merito ci verrà riconosciuto. Ma dobbiamo imparare ad alzare la mano e a farci avanti“. Il primo passo da cui cominciare per innescare un circolo virtuoso sta a noi. “Bisogna riconoscere i propri punti di debolezza e lavorarci. La mia svolta personale avvenne durante una delle mie prime riunioni con il management in cui esposi la mia opinione, ma qualcuno disse di non essere d’accordo con me e io non osai replicare. Fu un episodio che mi insegnò molto. Dobbiamo sempre usare la nostra voce“. Oggi a Kathleen Mitford rispondono circa duemila persone.