Cosa hanno in comune coding e tecnologia con moda e lusso? Cosa c’entrano i numeri e le formule con i tessuti pregiati e i vestiti delle griffe? Se lo chiedete a Deborah Lee, chief people officer di Yoox Net-a-Porter Group, la risposta potrebbe essere “la creatività“. Sì perché secondo la manager che si occupa di gestire e sviluppare il team hr a livello globale, tecnologia e moda hanno molto più in comune di quanto si possa pensare. Ad avvicinare questi due mondi, apparentemente così distanti è il fatto che, negli ultimi anni, la tecnologia è cresciuta al punto tale da aprire scenari e possibilità inaspettate. In particolare, secondo Lee “la tecnologia ha aggiunto una dimensione completamente nuova al processo creativo, per esempio nella moda. I big data, l’intelligenza artificiale e la realtà virtuale saranno importanti tanto quanto il design, i materiali e le capacità artigianali”.
Ed è per questa ragione che Deborah Lee è convinta che chi vuole lavorare nel mondo della moda non può non possedere conoscenze e competenze in ambito digitali. Un’idea questa che trova riscontro anche nelle scelte più recenti dell’azienda che si occupa di e-commerce nel settore del fashion e che recentemente ha avviato diversi programmi di educazione digitale rivolti ai giovani e soprattutto alle giovani studentesse.
Quanto conta la tecnologia nel successo di un’azienda come Yoox-Net-a-Porter?
La tecnologia è il cuore di Yoox-Net-a-Portercon l’obiettivo di anticipare e soddisfare i nostri clienti offrendo loro una customer experience unica. Nei nostri tech hub a Bologna e a Londra lavorano 1200 persone che quotidianamente sviluppano tecnologie di ultima generazione. In un business come il nostro, l’innovazione è come un mantra ed è presente in ogni area del nostro business.
Com’è oggi il rapporto donne/tecnologia dal vostro punto di vista?
Siamo orgogliosi di essere un passo avanti; oltre due terzi dei nostri talenti sono donne – il doppio della media delle aziende che operano nel settore tech – ma c’è ancora molto lavoro da fare. Abbiamo un’ampia gamma di programmi tra cui il progetto “Women in Tech” che si pone l’obiettivo di ispirare i talenti tecnologici femminili, con community, social forum, eventi, mentorship e formazione su misura oltre al nostro programma di educazione digitale creato per ispirare la nuova generazione di talenti tech attraverso le lenti della moda, con un particolare focus sulle ragazze.
Due terzi del vostro personale è donna. È un caso o una scelta strategica?
Per Yoox-Net-a-Porter è stata una scelta naturale: il nostro team rispecchia i nostri clienti che per due terzi sono donne. Una delle tre priorità della strategia di sostenibilità del Gruppo è proprio l’inclusività, e vi sono una serie di iniziative in corso per sostenere e promuovere la leadership femminile. Ad aprile di quest’anno Yoox-Net-a-Porter è stato selezionato tra i Times Top 50 Employers for Women.
Qual è la percentuale di donne nelle posizioni apicali?
Abbiamo sempre promosso una cultura di incisività e di diversity: le donne rappresentano più del 50% del nostro senior e middle management, così come la metà del nostro executive committee.
Da quanto tempo fate questi programmi di educazione digitale per le scuole?
Il nostro impegno nell’educazione digitale è iniziato nel 2016. Oggi, in collaborazione con Fondazione Golinelli in Italia e Imperial College of London nel Regno Unito, promuoviamo le competenze digitali, fondamentali per le nuove generazioni per affrontare un futuro sempre più digitale e con un particolare focus sulle ragazze, per formare i futuri talenti tecnologici femminili. Yoox-Net-a-Porter è, inoltre, uno dei membri della “Coalizione per l’occupazione e le competenze digitali istituita dalla Commissione europea”, allo scopo di fornire formazione nel settore digitale a 1 milione di giovani entro il 2020.
Come si svolgono concretamente?
Il nostro programma di educazione digitale copre l’intero ciclo di vita dell’apprendimento, dalle scuole elementari e medie alle università di fama mondiale. In collaborazione con i nostri partner, organizziamo lezioni e workshop gratuiti, eventi e hackathon, a cui partecipano i futuri talenti della tecnologia. Ad esempio, quest’estate, in collaborazione con Fondazione Golinelli, abbiamo organizzato un campus di coding a Bologna, offrendo lezioni gratuite a più di 50 ragazzi e ragazze, così come un hackathon dedicato ai bambini presso il nostro Tech Hub a Londra, in partnership con Imperial College of London, che ha visto la partecipazione di oltre 60 studenti, di cui ben 40 bambine.
Che programmi avete su questo fronte per il futuro?
Siamo orgogliosi di aver formato solo nel 2017 oltre 2000 studenti, di cui oltre il 50% ragazze: intendiamo continuare in questa direzione con nuove iniziative e collaborazioni. A ottobre, in collaborazione con la Fondazione Golinelli, parteciperemo anche quest’anno alla Code Week, con workshop per le scuole dedicati alla programmazione informatica.
L’educazione digitale rientra nella vostra strategia di sostenibilità. Perché è stata inserita in questo ambito?
Essere sostenibili significa guardare al futuro: formare la nuova generazione di innovatori e innovatrici è fondamentale non solo per il futuro del nostro business, ma anche per quello dell’industria in generale.