Il bambino, avrà quattro o cinque anni, corre avanti e a un certo punto inciampa e cade. La mamma lo raggiunge in un attimo e, mentre lo tira su, lo rimprovera:
“Ti avevo detto di non correre!
Lo vedi che sei caduto e ti sei fatto male?!”.
Quante volte assistiamo – o siamo protagonisti – di scene così? Qual è la lezione: non correre perché ti farai male? Secondo la psicologa Stephanie O’Leary, che ha recentemente pubblicato un libro dal titolo “Essere genitori nel mondo reale: le regole sono cambiate”, facendo così stiamo privando i nostri figli di alcune risorse essenziali alla loro sopravvivenza. Uno dei capitoli del libro si intitola proprio “Lasciali sbagliare!”: secondo l’autrice, essere lasciati liberi di fallire insegna ai nostri bambini almeno tre lezioni che valgono più di un intero ciclo scolastico.
1. Imparano sin da piccoli a fare i conti con l’errore: con quella sensazione di disagio che provi quando sbagli e devi pagarne le conseguenze. E’ un malessere inevitabile, che li spinge a osservarsi anche un po’ dal di fuori e li obbliga, alla fine, a perdonarsi. Più facile farlo da subito, iniziando con le ginocchia sbucciate, che passare direttamente e senza rete alla fase dei grandi errori esistenziali. E poi, sbagliare insegna loro che che alcune cose sono più difficili di altre. Che per alcuni risultati serve del lavoro in più, serve uno sforzo che può portarli a uscire dall’area di confort e a esplorare nuovi territori. Sbagliare li spinge ad attrezzare nuove bussole.
2. Sbagliare li rende più genuini e tolleranti con gli altri e migliora la loro resilienza: fare i conti con la propria imperfezione e volersi bene lo stesso aiuta infatti a guardare anche agli altri con più tenerezza, e con meno paura di chiedere aiuto. Commettere errori, poi, è in assoluto la tecnica più efficace per rinforzare la loro resilienza. Ebbene sì, la tanto agognata virtù di questo millennio: la capacità di mantenere la direzione in mezzo alle tempeste, di piegarsi e modificarsi ma restare se stessi di fronte agli imprevisti, migliora ogni volta che affrontiamo un problema, e il massimo potenziale di sviluppo lo abbiamo proprio da bambini.
3. L’ultima ragione è anche la più difficile da digerire per un genitore: lasciare che i nostri bambini si trovino in difficoltà, guardarli quando succede e non intervenire, dà loro un segnale di immensa fiducia. Per un genitore resistere è durissima, quando basterebbe una delle nostre adulte dita per sollevare il peso che li sta facendo barcollare. Ma loro ci “sentono” mentre li osserviamo, e…
…nello spazio tra la loro difficoltà e la nostra capacità di non-azione cresce la loro consapevolezza di ciò che sono, che saranno, che possono essere. Un dono che non ha prezzo, che solo mamma e papà possono fargli.