Il 4 gennaio scorso anche il CNOAS (Consiglio Nazionale degli Ordini degli Assistenti Sociali) ha aderito alla Campagna; il 9 gennaio è stata firmata la delibera regionale del Molise che istituisce il Tavolo regionale sull’affidamento familiare; il 17 gennaio si è insediato a Roma il Tavolo regionale sulla prevenzione degli allontanamenti e il benessere dei minori… Sono solo alcuni degli ultimi passi avanti registrati dalla Campagna “Donare futuro: misure regionali urgenti per il diritto alla famiglia al Centro-Sud”, nata nel 2015 su iniziativa di 12 enti associativi operanti nel terzo settore e nell’affido come risposta alla necessità di trovare soluzioni concrete che possano stimolare un cambiamento nel sistema di protezione delle famiglie e di sostegno dell’infanzia.
Il primo atto della Campagna è stato, nell’aprile dello stesso anno, inviare formalmente cinque proposte attivabili in tempi brevi e con sforzi sostenibili alle amministrazioni regionali di Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Puglia, Sicilia, Abruzzo e Molise.
Tutti i bambini hanno diritto a crescere in una famiglia e gli Enti pubblici hanno il dovere di intervenire per tutelare questo diritto, sia sostenendo i gruppi familiari in difficoltà, sia, quando ciò non sia possibile a causa di gravi situazioni di disagio delle famiglie d’origine, garantendo al minore la possibilità di trovare un nuovo nucleo familiare accogliente attraverso l’affido temporaneo o, nei casi definitivamente compromessi, tramite l’adozione. La situazione nel nostro Paese presenta ancora forti carenze, soprattutto al Centro-Sud, con interventi a volte discontinui, mancanza di personale e di coordinamento tra i vari attori coinvolti, scarso o inesistente sostegno specifico alle famiglie affidatarie o adottive.
Ecco le 5 proposte nel dettaglio:
Sostegno alle adozioni difficili. Previsione dell’obbligo per i Comuni di erogazione e facilitazione ai minorenni e alle famiglie che li adottano di percorsi sociali, pedagogici, psicologici, psicoterapeutici e sostegni economici, con particolare attenzione – in attuazione all’art. 6, comma 8, della legge 184/83 – alle adozioni di minorenni con disabilità o di età superiore ai 12 anni.
Accompagnamento all’autonomia dei neomaggiorenni in uscita da percorsi di tutela. Istituzione di fondi nazionali e regionali per il sostegno sociale, economico, psicologico e relazionale ai processi di avvio all’autonomia dei neomaggiorenni in uscita da percorsi di accoglienza impegnati nella frequentazione di percorsi di formazione professionale o nell’attuazione di un progetto di start-up di una nuova attività e/o di vita autonoma, fino al compimento del venticinquesimo anno di età.
Tavoli regionali sull’affido familiare. Istituzione da parte delle singole Regioni di un Tavolo regionale sull’affido, con il coinvolgimento anche dei servizi affidi territoriali, delle autorità giudiziarie minorili, delle associazioni di affidatari, finalizzato all’applicazione sul territorio delle Linee di indirizzo nazionali per l’affidamento familiare. Attivazione di spazi di confronto periodico tra le realtà attive nel campo della tutela del diritto alla famiglia, compresi gli enti gestori dei servizi residenziali per l’accoglienza, per favorire lo sviluppo di politiche regionali e territoriali organiche.
Sviluppo della pratica degli “affidamenti ponte” dei bambini piccolissimi. Inserimento del tema dello sviluppo dell’affidamento dei bambini piccolissimi tra le finalità del Tavolo Regionale al fine di definirne le finalità e le modalità di attuazione, approfondendone i presupposti teorici e le specificità pratiche e favorendone la diffusa e corretta attuazione nei territori. Nonostante la legge 184/83 e ss.mm.ii. indichi con chiarezza la preminenza degli interventi di affidamento familiare su altre tipologie di accoglienza e il diffuso consenso della comunità scientifica e degli operatori del settore circa la particolare cogenza che queste indicazioni hanno nell’accoglienza di bambini piccoli (ai quali occorre assolutamente assicurare relazioni familiari), oggi una parte importante dei minorenni di età compresa tra 0 e 3 anni viene inserita nelle comunità residenziali, molte delle quali caratterizzate dalla turnazione del personale educativo, e quindi inidonee ad offrire a tali bambini una sufficiente stabilità affettivo-relazionale.
Certezza dei sostegni economici agli affidatari. Obbligo o meccanismi di stimolo per gli enti gestori degli interventi assistenziali (Comuni, consorzi di Comuni, ecc.) affinché assicurino un sostegno economico agli affidatari, svincolato dal loro reddito; il relativo importo deve essere stabilito in relazione alle condizioni dell’affidato e comunque non deve essere inferiore all’80% della pensione minima INPS. È altresì obbligatoria la stipula di idonea polizza assicurativa. Istituzione di un fondo regionale che rimborsi i Comuni per il costo dei contributi per l’affidamento familiare dei bambini di età inferiore o pari 3 anni.
Ad oggi hanno aderito moralmente alla Campagna (mediante la sottoscrizione del Manifesto recante i cinque punti:) la Regione Lazio, la Regione Abruzzo, la Regione Puglia e la Regione Campania. La Regione Calabria, pur non avendo sottoscritto il Manifesto, ha pubblicamente dichiarato il suo favore alla Campagna. Mancano al momento risposte dall’amministrazione regionale della Sicilia, della Basilicata e del Molise.
Per quanto riguarda l’attuazione dei cinque punti, a distanza di tre anni, l’unico che al momento ha avuto un avvio in alcune Regioni è quello riguardante l’istituzione dei Tavoli regionali per l’affido e un segnale fortemente positivo è si è registrato il 27 novembre scorso con l’approvazione all’unanimità da parte della Commissione Bilancio del Senato di un emendamento in favore dei neomaggiorenni “fuori famiglia”: un fondo sperimentale triennale di 15 milioni di euro complessivi per il sostegno all’autonomia fino al ventunesimo anno di età dei giovani in uscita (più di 3000 ogni anno) da percorsi in comunità, case famiglia o da esperienze di affido familiare.
Dal 2015 alcuni importanti passi sono stati fatti, ma molto ancora rimane da fare. Ci auguriamo che in tempi brevi le Regioni che ancora non hanno aderito al Manifesto dichiarino il loro impegno a sostegno dell’iniziativa, ma soprattutto che ognuno dei cinque punti, dietro i quali ci sono storie vere e quotidiane di sofferenza, venga affrontato nelle sedi istituzionali al fine di garantire i servizi e gli interventi necessari per restituire a questi bambini una parte della loro infanzia e ai giovani la possibilità di guardare al futuro con speranza e fiducia. Ed è proprio a queste storie, ai giovani e alle famiglie e al loro vissuto, che daremo voce nelle prossime settimane qui sulle pagine di Alley Oop.