“Quest’anno è per me un anno molto impegnativo e particolare. Poco dopo aver deciso di lasciare un lavoro che non mi soddisfaceva per cercare e aspettare qualcosa di più “adatto” a me, ho scoperto di aspettare un bambino. A 28 anni non si è troppo giovani o ingenui per avere un figlio, io credo che sia un’età “giusta”. il problema è che mi sono sentita totalmente persa all’inizio. Mi sono detta: e ora dove vado, ora chi mi prende, ho ucciso la mia carriera…
Dopo una fase iniziale di sconforto, mi sono decisa a continuare comunque la mia ricerca, perché alla fine una mamma realizzata può solamente essere una mamma migliore per il proprio bambino. Ho continuato a studiare per migliorarmi e cercare. E oggi, al quinto mese di gravidanza, ho avuto la conferma che quel posto di account manager è mio, nonostante il bambino in arrivo. E sono al settimo cielo, perché so che mio figlio avrà una mamma molto più impegnata sì, ma anche molto più realizzata. Ovviamente questo posto non è in Italia, ma in un altro Paese, ma questa è un’altra storia…”.
In questa storia non ci sono bamboccioni né donne discriminate. C’è Elena, una cittadina del nostro Paese che ha continuato a credere in se stessa e ha vinto una scommessa contro la cultura prevalente. In Italia le donne arrivano a permettersi un figlio solo verso i 35 anni e per una donna (giovane o meno) la “pancia” è un problema in più da gestire in una carriera. Elena lo sapeva, ma non si è lasciata convincere.
“Nonostante” il bambino in arrivo, ha avuto il lavoro che voleva. Ed è andata via dall’Italia, ma – ci dice lei – questa è un’altra storia.