Il fact checking applicato al Curriculum Vitae: cosa cercano oggi i recruiter per conoscerti meglio?

Curriculum vitae written on typewriterAbbiamo già detto che oggi è il lavoro che cerca noi se siamo in grado di farci trovare (guarda il video), ma cosa fa veramente un social recruiter quando trova il nostro profilo professionale online o quando riceve il nostro curriculum e desidera approfondire le informazioni che ci riguardano?

cvIntanto condividiamo un postulato: sia che siate candidati passivi, ignari del fatto che qualcuno stia cercando qualcuno con il vostro profilo, o che siate candidati attivi nell’invio di cv per la ricerca di un lavoro, qualcuno è chiamato a verificare il vostro curriculum vitae prima di fare qualsiasi ulteriore passo nel processo di ricerca del personale. I CV sono spesso incompleti e se la storia che abbiamo presentato non torna, i social network possono aiutare chi ci cerca a ricomporla. Hai pensato mai che il tuo profilo social possa confermare o meno ciò che hai scritto nel CV? Se c’è coerenza e continuità non ci sarà nessun problema, ma se non fosse così qualcuno potrebbe vederla coma un desiderio di nascondere la verità.

Il recruiter che si avvale anche dei social per cercare il candidato migliore (e ricorda: se ti dice che non lo fa è perché o mente o è professionalmente un uomo morto) verificherà la tua rete. C’era già prima questa abitudine e si chiamavano referenze. Chi può condividere qualcosa rispetto alla tua professionalità? Ex colleghi, capi e partner a cui siete connessi su Facebook e LinkedIn sono testimoni preziosi della tua competenza: ti ricordi quella volta che ti dissero che era bene non sbattere mai la porta prima di andare via? Parlavano di questo. La nostra rete è preziosa e racchiude una vita di opportunità.

careerUn altro esempio: curi la lingua quando condividi riflessioni e contenuti attraverso status e post? Ti spacci per un poeta esperto in endecasillabi e non sai nemmeno scrivere “qual è” senza apostrofo? L’elenco pubblico delle tue attività sui social possono sconfessare in un paio di click le tue paventate abilità. Non si tratta di dare un giudizio assoluto al primo accento usato in modo inappropriato, ma più indizi della tua incapacità a gestire bene la lingua (italiana, inglese, quella che userai) non lasceranno spazio all’immaginazione anche al meno accorato dei grammar nazi.

Ciò che ti piace ti rappresenta e quindi un’altra cosa che si osserva per esempio è l’elenco delle pagine che segui su Facebook, gli account Twitter che sostieni sempre o le pagine aziendali su LinkedIn che non smetti di scandagliare, commentando e condividendo.

La capacità critica ha un gran valore, se non si riduce a sterile polemica di un pugno di hater da quattro soldi. No alla lagna e alla critica fine a se stessa, ma solo proposte e considerazioni puntuali e utili. La gente è lì che ti guarda (amici, colleghi, capi e nuove potenziali connessioni ricche di opportunità) e nessuno vieta che anche i contenuti più leggeri possano essere sensati ma attenzione agli estremi che potrebbero mettere all’erta quelli che devono pensarvi come le persone più adeguate ad un contesto sia sotto il profilo delle competenze che dei comportamenti.

Il recruiter ti incontra per la prima volta guardando dritto in faccia quella foto profilo che spesso – molto spesso – non è adeguata. Non guarderanno solo LinkedIn, ma da Google si farà un ricerca più accurata su tutte le piattaforme. C’è gente che insiste con foto storiche, ma non giova essere incoerenti con seniority o freschezza.

Molti cadono vittime dei post degli imbonitori della rete e i loro commenti sono spesso la classica risposta del pesce sbadato all’amo. A volte anche persone super smart cascano nella rete del facile entusiasmo ai post acchiappa click, tipo quello su LinkedIn di un imprenditore noto nel suo giro di startupper, che informava la sua rete di aver fondato la LinkedIn Spa e di proporre a tutti quelli che lo volessero delle quote. Tutti carichi ed entusiasti a sostenere questa iniziativa assurda e non era nemmeno il primo d’aprile! Ecco diciamo che non brillano tutti in fact checking dei contenuti della rete, competenza digitale che è invece fondamentale da agire, da un lato, e da verificare, dall’altro.

A ogni mezzo il proprio linguaggio senza perdere la visione di insieme: sopra a tutto va messo il senso dell’opportunità che, a volte, è quello che fa la differenza.

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Per un approfondimento: tutto quello che volevate sapere lo trovate nel nuovo libro Social Recruiter, dedicato ai candidati che vogliono perfezionare il loro posizionamento professionale grazie alle reti social online e ai social recruiter, una professionalità sempre più necessaria.