Un’idea semplice e nata un po’ per caso, per rispondere a un’esigenza concreta, sta diventando una leva interessante per cambiare la scuola, da dentro. Portando gli alunni a diventare protagonisti della formazione e le classi ad essere luogo di confronto, di crescita e di approfondimento. Circa sette anni fa Bergmann e Sams, due docenti di scienze e chimica di una High School in Colorado, si trovarono a fronteggiare il problema delle numerose assenze dei loro studenti. Si chiesero come fare per aiutarli a recuperare tutte le lezioni perse.
Trovano la risposta in una rivista di tecnologia: un software che permette di registrare voce e annotazioni sopra una presentazione in Power Point. Siamo nel 2007, YouTube non ha la stessa popolarità di oggi, eppure i due insegnanti provano a registrare le lezioni e a condividerle con i loro studenti. Nasce così la “flipped classroom”, la classe capovolta, dove ogni alunno può diventare protagonista della propria formazione, potendo accedere ventiquattro ore su ventiquattro e sette giorni su sette ai contenuti condivisi dai docenti. In questo nuovo modello di scuola, l’insegnante assume il ruolo di tutor, di facilitatore, una guida per le esperienze di laboratorio di gruppo o individuali. Il “flipping” non è tanto un approccio pedagogico, quanto un’idea diversa di scuola che qualsiasi insegnante può mettere in pratica in modo flessibile e fluido, a prescindere dalla disciplina che insegna, dalla classe e dal numero degli alunni.
Il concetto base è che la classica lezione frontale diventa compito a casa, mentre il tempo in classe è utilizzato per l’approfondimento, le attività di gruppo, le esperienze di laboratorio, i dibattiti, gli confronti, le discussioni e gli esperimenti; oltre che per attività di consolidamento, di potenziamento o di recupero. In questo contesto, il docente non è colui che siede alla cattedra, ma diventa piuttosto un “mentor”, il regista dell’azione educativa. I ragazzi possono guardare i video della lezione anche da casa, attraverso un supporto digitale. Basta una connessione ad internet per accedere alle risorse didattiche, per poi, successivamente, approfondirle in classe con il sostegno del docente-tutor.
E’ importante che il tempo “guadagnato” in classe, grazie alle lezioni condivise tramite dispositivi elettronici, venga sfruttato in modo ottimale e che le risorse utilizzate dagli studenti, nel tempo a casa, siano di qualità elevata, oltre ad essere calibrate sul livello di conoscenze raggiunto fino a quel momento. Una libreria di contenuti, integrata con video online, vagliati in base a qualità e accessibilità, è un buon punto di partenza per ottenere risultati finali ottimi.
Da sette anni ad oggi i contenuti disponibili per il settore “education” si sono moltiplicati: YouTubeEDU, BiGNOMI, Repetita Treccani, sono solo alcuni esempi di contenitori di risorse. Registrare le lezioni è semplice e non richiede fondi d’investimento eccessivi. Anche in Italia, l’insegnamento “capovolto” è ormai una realtà, sperimentata in moltissimi istituti e da centinaia di docenti, formati e impegnati nella nuova impostazione del proprio metodo didattico. Esistono, e sono consultabili, migliaia di videolezioni, seguite da oltre 250mila utenti, su oilProject o su Innovascuola, con risorse suddivise per ciclo scolastico e materie. Inoltre esiste una rete di docenti (FlipNet), che applicano nella quotidianità i temi proposti dalla teoria innovativa “flip-learning”, con una molteplicità di spunti pratici, lezioni, video e informazioni sui corsi di formazione per insegnanti.
Innovare la scuola si può. Innovare la didattica secondo un modello di scuola moderna, più vicina alle esigenze dei ragazzi, più aderente alla realtà multimediale potrebbe rendere più efficace il processo di apprendimento e secondo la teoria della “flipped classroom” rendere gli studenti più appassionati, più entusiasti e più responsabili. L’idea dell’insegnante si evolve in quella di coach, di motivatore. L’idea della classe si evolve in quella di un luogo di collaborazione, cooperazione e confronto, in cui sviluppare autonomia, interesse e competenze. Sicuramente una sfida interessante, al di là del “flipped learning”, che apre una riflessione sulle possibilità di una scuola che deve rispondere al continuo cambiamento della società.