E’ il primo candidato italiano alla direzione generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nella storia. E se lo merita Flavia Bustreo, per la brillante carriera che vanta e per la capacità di leadership che ha già avuto modo di dimostrare in diversi incarichi internazionali. Ma ciò che la rende una candidata ideale è la visione che la anima: il diritto alla salute per tutti non è un’utopia, può diventare una realtà, a condizione che l’OMS metta a frutto tutto il suo potenziale. E lei è ha le competenze per farlo.
Nominata nella rosa dei sei candidati nel settembre 2016, la prossima settimana (tra il 23 e il 25 gennaio) potrebbe rientrare nella short-list da cui, entro maggio, verrà scelto il successore dell’attuale direttore generale dell’Organizzazione, Margaret Chan. Proprio da lei Flavia Bustreo era stata chiamata nel 2010 a ricoprire il ruolo di vicedirettore generale per tutta l’area della Salute della famiglia, delle Donne e dei Bambini dell’OMS, dopo essere stata direttrice della Partnership per la Salute Materna, Neonatale ed Infantile (PMNCH) e, negli anni precedenti, responsabile dei rapporti della Banca mondiale con l’OMS per aumentare i finanziamenti dei paesi verso i programmi di salute materna e infantile.
E’ questo infatti il suo ambito di competenza e di esperienza sul campo, da quando – dopo la laurea in medicina con la specializzazione in epidemiologia – ha lavorato otto anni per l’Associazione Internazionale dei Medici per la prevenzione della guerra al Nucleare, che l’ha portata in Iraq per assistere i bambini e poi a Sarajevo. Da lì nasce la volontà di cambiare il mondo, dando il suo contribuito alla salute globale e l’intuizione – se non ancora la consapevolezza – di avere la stoffa per farlo: “Mi è sempre piaciuto poter essere d’ispirazione. Quando ero adolescente sono stata per 8 anni capitano di una squadra di pallavolo. La leadership per me vuol dire avere una visione e costruire un team che la condivida e la faccia diventare realtà”.
Quello che ha in mente per l’OMS è una riforma organizzativa all’insegna della trasparenza, della condivisione di dati e informazioni, delle partnership nonché della raccolta di finanziamenti, lo renda più efficace nell’affrontare le sfide della crescente disuguaglianza, figlia dei tempi, della polarizzazione tra paesi avanzati e poveri, delle migrazioni causate dai cambiamenti climatici che colpiscono prevalentemente popolazioni indigenti, della violenza sulle donne, ancora – incredibile a dirsi – una delle prime cause di morte o invalidità permanente del genere femminile.
La sua vittoria sarebbe la vittoria dell’Italia, in quanto paese con “uno dei migliori sistemi sanitari al mondo in termini di universalità dell’assistenza sanitaria quale diritto costituzionalmente sancito e protetto” secondo le stesse parole della Bustreo. Anche per questo, Alley oop si schiera a fianco del Governo italiano e di tutti coloro che al stanno sostenendo, come ad esempio gli Stati Generali delle Donne che hanno diffuso una petizione on line per raccogliere firme, convinte che “la salute delle donne deve rimanere una priorità all’interno dell’agenda globale!”