«Quella mamma potevo essere io». Dare voce ai diritti delle partorienti


Accade che a un certo punto smetti di essere Silvia o Giada o Marika e diventi semplicemente “la mamma”. È comune che sia così quando varchi la soglia di buona parte dei reparti di ostetricia e ginecologia degli ospedali italiani, quasi a confermare che da quel momento in poi smetti di esistere come persona singola, completa a te stessa, e diventi appendice di qualcun altro. Sei “la mamma” e basta. Esisti solo in funzione di tuo figlio o di tua figlia. E questo fa sì che, inevitabilmente, i tuoi bisogni passino in secondo – diciamo pure in ultimo – piano. La tragedia del piccolo Carlo Mattia, il neonato...