Violenza, Pina Picierno contro la direttiva Ue: “Le donne europee si uniscano”

“Tutto quello che riguarda la vita delle donne è oggi ancora una questione secondaria. Lo dimostra il risultato raggiunto finora e lo conferma anche la modalità di conduzione dei negoziati: solo due ore per discutere di un tema così importante è sconcertante, a fronte di negoziati che durano giorni e notti intere. Parlare dei diritti delle donne per molti è una perdita di tempo”. È amareggiata Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo ed esponente del Partito democratico, all’indomani dell’accordo sulla direttiva contro la violenza sulle donne raggiunto martedì scorso tra Consiglio ed Eurocamera. 

Un’intesa siglata escludendo lo stupro dal novero dei reati comuni a tutti gli Stati membri, tra i quali figurano i matrimoni forzati, la sterilizzazione e le mutilazioni genitali femminili. Il motivo, come precisato in un comunicato della Commissione europea, sta nel fatto di “non aver trovato un accordo a livello europeo sulla criminalizzazione dello stupro in quanto basato sulla mancanza di consenso”. I disaccordi ruotano proprio  intorno al concetto di “consenso” nella definizione del reato di stupro. La proposta di direttiva lo criminalizzava proprio in quanto “rapporto sessuale non consensuale”, ricorrendo alla stessa definizione contenuta nella Convenzione di Istanbul, ratificata dall’Unione europea. Stati come la Francia e la Germania, però, si sono opposti a questa definizione prediligendone una meno generica e più incentrata sulla presenza del dissenso o addirittura sull’elemento della coercizione e della minaccia, come previsto anche dal Codice penale italiano. 

Da qui il tratto di penna. Eppure ogni giorno in Europa sette donne vengono uccise dal partner o da un ex partner. Una donna europea su tre ha già subito violenza sessuale e psicologica, e una donna su venti è stata vittima di stupro. 

Sulla direttiva “un risultato inaccettabile”

La proposta di direttiva era arrivata l’8 marzo 2022 e “a distanza di quasi due anni non si è arrivati a un risultato accettabile”, nonostante l’urgenza che accompagna la messa in campo di questa novità normativa. Picierno, relatrice italiana della direttiva, è convinta che la responsabilità più grande di questo passo indietro sulla normativa sia dei Governi nazionali che hanno appunto snaturato il testo di partenza proposto dalla commissaria europea Helena Dalli

Il coraggio è mancato anche sul tema della formazione obbligatoria per i medici, le forze dell’ordine, i magistrati e per tutte e tutti coloro che si trovano a gestire situazioni di emergenza in cui sono coinvolte vittime di violenza. “Questa proposta per me è fondamentale perché considero inconcepibile ciò che è accaduto durante il processo per stupro nei confronti del figlio di Beppe Grillo – afferma Picierno -: sono state rivolte più di mille domande alla ragazza che aveva denunciato, che comprendevano quesiti sulla sua vita privata e sulle sue abitudini: la vittima è diventata così imputata”.

Quando le chiediamo se l’influenza delle destre europee abbia avuto un impatto su questo dietrofront sui diritti, Picierno spiega che oltre ai Paesi reazionari, come l’Ungheria di Orban, non bisogna dimenticare la mancanza all’appello di alcuni Paesi progressisti come Francia (che definisce lo stupro come una penetrazione sessuale o un rapporto orale con violenza, coercizione, minaccia o sorpresa) e Germania, che hanno deciso di non spendersi su un argomento divisivo per l’opinione pubblica, favorendo piuttosto il raggiungimento del consenso politico. 

Il j’accuse al Governo

L’Italia non si è opposta allo stralcio dell’articolo 5 e la stessa presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, non ha fatto nulla per convincere gli altri Governi utilizzando il peso negoziale dell’Italia, che gli è proprio perché Paese fondatore dell’Ue”. La mobilitazione delle donne ora non arretra di un centimetro: il prossimo 8 marzo è prevista una manifestazione a Bruxelles,  tenendo alti i principi della petizione lanciata dall’associazione Differenza Donna contro “questo sfregio alle donne che l’Europa non può fare”. Sono state raccolte oltre 75mila firme in meno di 36 ore.

Differenza Donna, associazione che gestisce anche il 1522, sta guidando una vera rivolta europea delle associazioni femministe e dei centri antiviolenza. La petizione, i cui firmatari crescono di minuto in minuto, chiede che senza consenso ogni atto sessuale sia ritenuto stupro. Le associazioni auspicano che Germania e Spagna si uniscano all’Italia e riaprano i negoziati, per evitare un imperdonabile passo indietro nel contrasto alla violenza sulle donne. 

Secondo la vicepresidente del Parlamento europeo in questo momento è fondamentale non accontentarsi di qualche buon risultato, sacrificando passaggi di civiltà indispensabili. L’attenzione sulla direttiva deve ora, più che mai, rimanere alta in vista del prossimo aprile, quando Parlamento e Consiglio dovranno formalmente approvarla. E quando ci si sente divisi tra l’isolamento provato nelle istituzioni e la vicinanza garantita dalle associazioni e da tutte le europee, Picierno prova a vincere la delusione ricordandosi di “essere una donna, prima di essere un politico”. Certa che la sua rabbia possa trasformarsi in un’iniziativa politica dalla parte delle donne.

Riguardo al lavoro fatto da Alley Oop in questi anni, infine, la vicepresidente del Parlamento Europeo ha commentato: “Alley Oop è stato in questi 8 anni un punto di riferimento per le donne ed ha saputo con tenacia portare all’attenzione del grande pubblico tematiche fondamentali per l’emancipazione femminile. La violenza di genere è il primo ostacolo alla libertà delle donne di autodeterminarsi, e Alley Oop può fare ancora molto col suo prezioso lavoro di supporto e denuncia che quotidianamente porta avanti”

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