A Francesca Albanese, relatrice Onu, le chiavi della città di Bari: «Un impegno per la pace, la libertà e i diritti umani»

Il mare che accoglie e non respinge. Così ieri Bari ha dato il suo benvenuto a Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati: al Teatro Piccinini, a pochi passi dal lungomare, il sindaco Vito Leccese ha consegnato e affidato ad Albanese le chiavi del capoluogo pugliese.

«Questo è un gesto simbolico – ha detto Leccese – Per affermare che Bari è a fianco di Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite oggetto di sanzioni». Anche i simboli hanno un peso specifico: «Queste chiavi sono simboliche – ha spiegato Albanese durante la cerimonia – Ma le sanzioni americane non sono un atto simbolico. Non hanno precedenti, creeranno il congelamento di tante mie relazioni, sono tecniche di intimidazioni mafiose, ma io so come reagire».

La postura di Albanese è dritta, assertiva, a misura delle competenze granitiche che nel suo ultimo report – “Dall’economia di occupazione all’economia del genocidio” – analizzano e denunciano le aziende private che sostengono direttamente o indirettamente l’esercito israeliano e l’occupazione dei territori palestinesi. Il rapporto, presentato al Consiglio dei diritti umani, cita più di 45 aziende: una denuncia precisa che risponde all’altrettanto limpido mandato di Albanese.

Come relatrice speciale delle Nazioni Unite dal 2022 è indipendente e ha il compito specifico di valutare la situazione dei diritti umani della popolazione palestinese, riferirla annualmente al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite e suggerire delle raccomandazioni per migliorarla. Nonostante il mandato professionale di Albanese, in un comunicato il segretario di Stato statunitense Marco Rubio l’ha accusata di antisemitismo riferendo che la relatrice stia portando avanti «Una campagna di guerra politica ed economica contro gli Stati Uniti e Israele». In questo contesto i simboli diventano azione. «Il conferimento delle chiavi della città alla relatrice delle Nazioni Unite che ha toccato il nervo scoperto del sistema, non può essere simbolico – ha detto Albanese – Oggi il cambiamento significa che il made in Israel non deve essere più accettato».

Le chiavi di Bari ad Albanese

La scelta del sindaco Vito Leccese di consegnare le chiavi della città a Francesca Albanese è stata annunciata pubblicamente lo scorso 11 luglio e ha sollevato diverse critiche da parte del centrodestra cittadino. Secondo i firmatari di una lettera ufficiale la decisione sarebbe “non condivisa”, “impropria” e avrebbe il torto di celebrare una figura considerata “divisiva”. Ma Bari e la sua amministrazione hanno tirato dritto nel segno della legalità.

«Conferire le chiavi della città a Francesca Albanese significa riaffermare l’impegno di Bari per la pace, la libertà e i diritti umani» ha spiegato il sindaco Leccese, correlando la scelta alla memoria del 28 luglio 1943: quando un reparto del Regio Esercito, insieme a carabinieri e militanti fascisti, represse violentemente una manifestazione pacifica di studenti in via Nicolò dell’Arca provocando la la morte di venti persone tra cui giovani studenti. «Quella strage fu la nascita della Bari antifascista – ha aggiunto il sindaco – Onorare oggi una voce che denuncia le violazioni dei diritti umani nel mondo non è un gesto che ci distrae dai problemi quotidiani, ma un atto coerente con la nostra storia».

Anche l’assessora alla Cultura di Bari Paola Romano ha richiamato le «lotte connesse» tenute insieme da Bari nel tempo e nella storia italiana che, come ha ricordato Romano, ha visto il capoluogo pugliese essere simbolo di resistenza – il 28 gennaio 1944, a Bari, si svolse l’incontro dei Comitati di liberazione nazionale che coordinava le forze antifasciste per la liberazione dell’Italia – e di accoglienza: l’8 agosto 1991, la nave Vlora, proveniente da Durazzo, attraccò al porto barese con a bordo circa 20.000 albanesi in fuga dalla loro nazione.

Abbattere il silenzio a partire dalla politica locale

Dal passato al presente, la responsabilità per la città di Bari rimane la stessa: richiamandosi a una celebre frase del rabbino Hillel – «Se io non sono per me, chi sarà per me? E se io sono solo per me stesso, cosa sono? E se non ora, quando?» – il primo cittadino Leccese ha sottolineato il valore della responsabilità individuale e della parola intesa strumento di giustizia: «Non possiamo restare in silenzio quando sotto gli occhi del mondo si consuma un genocidio» ha ribadito, ricordando l’impegno della città a supporto del popolo palestinese. Dalla mozione del Consiglio comunale che condanna i crimini di guerra a Gaza e chiede l’esclusione di Israele dalla Fiera del Levante finché non cesseranno le violazioni dei diritti umani, al conferimento delle chiavi della città al giornalista palestinese Wael Al-Dahdouh, fino ai progetti di cooperazione come COOP4WaterRights, che dal 2020 punta a garantire acqua potabile a oltre 15.000 abitanti di Khan Younis.

«Sono onorata e sappiate che queste chiavi intendo davvero usarle – ha detto Albanese alla platea – Mi sento di dire grazie ai cittadini e alle cittadine di Bari, alla sua amministrazione, alle persone del sindaco, dei consiglieri e delle consigliere: è un grandissimo onore nei miei confronti in un momento effettivamente difficile. Ma soprattutto è un atto necessario di solidarietà nei confronti del popolo palestinese: una risposta al loro richiamo che ci chiede di fermare questo massacro. Insieme al popolo palestinese, c’è una minoranza di israeliani e israeliane che combatte contro il genocidio, i crimini di guerra e l’apartheid».

«La Palestina ci sta mettendo davanti al futuro della mancanza di legalità»

Schiena dritta, testa alta e insieme: è così che Francesca Albanese riesce a resistere alle intimidazioni. «Da figlia del sud conosco bene le piaghe della criminalità organizzata – afferma la relatrice delle Nazioni Unite – Cosa ci insegna la Puglia, Bari o la Sicilia? Che alla mafia si resiste assieme, a testa alta e schiena dritta». Diversamente il rischio è quello di perdere i diritti acquisiti: «La Palestina ci sta mettendo davanti al futuro della mancanza di legalità» sottolinea Albanese, richiamando alla responsabilità politica: «Il governo è corresponsabile di quello che sta succedendo. A dispetto di quello che hanno asserito giuristi, avvocati, portatori di un atto di diffida nei confronti del governo chiedendo la sospensione del memorandum di intesa, il governo persiste nel suo sostegno».

Per invertire subito la rotta serve un «un risveglio delle coscienze» e, soprattutto, interventi concreti: «Bisogna sostenere le azioni di ripristino della legalità anche passando dall’azione giudiziaria. Il genocidio è un crimine riconosciuto anche dall’Italia» dice Albanese ricevendo le chiavi della città. Nelle stesse ore, alle otto di sera in Israele, Channel 12 – il notiziario più seguito del Paese – annuncia che una “fonte importante” dell’ufficio del premier Netanyahu ha rivelato: «Occuperemo la Striscia di Gaza. La decisione è stata presa. Hamas non rilascerà altri ostaggi senza una resa totale, e noi non ci arrenderemo».

Un’alleanza civile a supporto del popolo palestinese: 147 stati Onu su 194 riconosce il loro diritto a esistere

Non si arrende nemmeno chi resiste. Dei 193 Stati membri dell’Organizzazione delle nazioni Unite (Onu), 147 oggi riconoscono il diritto dei palestinesi di esistere come entità geografica e politica. «Palestina libera» dicono le voci che accolgono Albanese al Kursaal Santalucia, dopo la cerimonia di consegna delle chiavi, per la presentazione del suo libro “Quando il mondo dorme” (Rizzoli) con il presidente della regione Puglia Michele Emiliano.

L’incontro, pensato come momento di confronto sui diritti internazionali e il ruolo delle istituzioni locali nella difesa della dignità umana, si apre con un’immagine leggera e significante: «Ho portato Francesca in motorino a Bari per farla entrare nello spirito barese – racconta il cantautore e giornalista Nabil Bey Salameh, moderatore dell’incontro – Un gesto che ovviamente va oltre il protocollo ma rappresenta un segno di gratitudine, riconoscimento e alleanza civile: perché Francesca non parla solo dei palestinesi. Ma di tutti noi. E lo fa rivolgendosi a un mondo che troppo spesso dorme e tace».

L’amore per la propria terrà, la peculiarità di ogni singola vita cittadina, i suoi usi e costumi: radici e radicalità servono a costruire un’alleanza comune. Non a caso il libro di Albanese, a metà tra saggistica e narrativa, è il racconto di un viaggio scandito da dieci storie di persone che hanno accompagnato l’autrice nella comprensione della storia, del presente e del futuro della Palestina. Le persone al centro del racconto, prima di tutto. E, insieme alla professionista, nel dialogo si fa spazio la persona: «Come sono cambiata in questi anni? In questi venti mesi ho vissuto una sorta di lutto. Ma nulla è incomparabile alle sofferenze che sta subendo invece il popolo palestinese» ha raccontato Albanese sul palco del Kursaal.

Emiliano, presidente Regione Puglia: «Le sanzioni verso Albanese mai state adottate verso nessun altro»

Mentre il teatro è sold out, all’esterno viene allestito un maxi schermo per permettere a tutti di assistere alla presentazione. «Volevo dare il benvenuto a Francesca Albanese e ringraziarla per la sua disponibilità verso la nostra comunità – saluta il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano durante il punto stampa – Avevamo bisogno di incontrarla perché la Puglia è da tempo in riflessione e in azione rispetto al genocidio del popolo palestinese. Abbiamo bisogno di stabilire legami e di elaborare strategie comuni perché anche noi, pur dentro le consapevolezze che abbiamo raggiunto, rischiamo di rimanere isolati. E l’isolamento, quando le battaglie sono difficili, va evitato ad ogni costo».

Rivolgendosi a Francesca Albanese, il presidente della Regione Puglia ha aggiunto: «Stai subendo sanzioni durissime da parte di un Paese alleato dell’Italia e a cui dobbiamo il recupero della nostra democrazia nella seconda guerra mondiale. Un paese che, per la prima volta nella sua storia, nella storia delle Nazioni Unite e nella storia dei cittadini italiani, scaglia su di te una serie di sanzioni durissime che ti impediscono una vita eguale a quella degli altri cittadini, a causa dell’esercizio della tua funzione». Il caso di Albanese non ha precedenti: «Vorremmo sostenere l’istanza, mi auguro anche della Repubblica italiana, affinché queste sanzioni siano rimosse al più presto. Si tratta di sanzioni che non sono mai state adottate verso nessun altro» ha concluso il governatore della Puglia.

Fermare l’economia del genocidio

«Lo stanno facendo altri sindaci, la Regione Puglia può essere la prima a farlo: serve un’ordinanza che ricordi ai cittadini l’obbligo di non ospitare più prodotti made in Israel» ha affermato Albanese. Ma non basta: «È fondamentale capire i collegamenti delle aziende come la Leonardo spa che fornisce componenti essenziali per la polverizzazione di Gaza, assistenza strategica e militare e il perfezionamento dei droni. È necessario che ci sia una disamina di tutte le relazioni che ogni ente pubblico e privato ha col sistema israeliano, universitario, economico, bancario. Che siano vendite etiche e appalti etici, è un impegno minimo».

La chiamata all’appello è trasversale. Come il genocidio in corso che, specifica Albanese, «Non è un atto, ma un processo»: riguarda profondamente il nostro sistema economico e coinvolge tutte le vite umane. Quelle che nel suo libro riacquisiscono centralità e raccontano la parte di storia taciuta “mentre il mondo dorme”.

**

La newsletter di Alley Oop

Ogni venerdì mattina Alley Oop arriva nella tua casella mail con le novità, le storie e le notizie della settimana. Per iscrivervi cliccate qui.

Per scrivere alla redazione di Alley Oop l’indirizzo mail è alleyoop@ilsole24ore.com

  Post Precedente
Post Successivo