Il mese di dicembre è mese di bilanci e di Rapporti: quello sui territori, elaborato dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), scatta una foto del nostro Paese che è a dir poco preoccupante.
La rete, nata nel 2016 da Fondazione Unipolis e Università di Roma “Tor Vergata”, conta oltre 300 attori che promuovono l’attuazione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Al centro della scena, ovviamente, ci sono i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs).
A che punto sono i nostri territori
Alla domanda il Rapporto ASviS dà una risposta inequivocabile. Secondo l’andamento degli indici compositi (che sintetizzano circa 100 indicatori elementari),
L’Italia mantiene per tutto il periodo considerato una posizione al di sotto della media UE e precede otto Paesi che hanno tutti presentato miglioramenti significativi.
A fronte di tali risultati deludenti la politica sembra incapace di trovare quella coesione necessaria per accelerare il passo verso il raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030.
Povertà (G1), Acqua (G6) e Vita sulla terra (G15) peggiorano in gran parte della penisola.
Lontanissimo, poi, per molti dei nostri territori, è poi l’Obiettivo Giustizia e istituzioni (G16).
Al Nord migliora l’istruzione (G4) sia nel Nord-Ovest (soprattutto Piemonte, Valle d’Aosta e Lombardia) sia nel Nord-Est (in particolare, Provincia Autonoma di Trento, Veneto, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna).
L’andamento per numero di Goal
Nessuna Regione o Provincia è in positivo per più di due Goals. Il Molise è il peggiore per addirittura sette degli Obiettivi, seguito da Valle d’Aosta, Province Autonome di Bolzano e di Trento, Veneto, Umbria, Abruzzo e Basilicata. E, ancora, i livelli degli indici compositi rispetto alla media nazionale, restituiscono rafforzato lo storico gap Nord-Sud.
Non è un caso che la Commissione europea abbia rivolto all’Italia una Raccomandazione precisa:
“accelerare l’attuazione dei programmi della politica di coesione” e rafforzare la capacità amministrativa nazionale ma soprattutto quella degli enti locali.
Obiettivi impossibili da raggiungere e Obiettivi certamente non raggiungibili
Nella rilevazione ASviS i numeri parlano chiaro: la Provincia Autonoma di Bolzano, il Veneto, il Molise, la Campania, la Calabria, con la Sicilia e la Sardegna, contano il maggior numero di Obiettivi impossibili da raggiungere. E se si considerano quelli certamente non raggiungibili, la situazione peggiore resta quella di Catania, Torino, Roma e Reggio Calabria (5-6), subito seguite da Venezia, Napoli e Palermo (4).
In pagella, per il governo, più di un’insufficienza. La politica non brilla per incisività:
La riforma operata dal Governo italiano nel corso del 2024 ha rafforzato i poteri centrali, ma ha introdotto nuove procedure e strumenti di controllo che si aggiungono a quelli, assai complessi, previsti a livello europeo.
Va detto che al 31 agosto 2024, che segna il quarto anno del programma di durata settennale, dei 75 miliardi di euro complessivamente assegnati all’Italia dall’Accordo di Partenariato, ne sono stati impegnati solo il 12%, con pagamenti fermi al 2,8%.
Chi paga le conseguenze di questa incapacità è soprattutto il Mezzogiorno, l’area decisamente più arretrata del Paese.
Non c’è insomma da stare allegri.
L’Italia appare lontana dall’attuazione dell’Agenda 2030 e anche più diseguale sul piano territoriale. Rispetto ai 14 Goal per i quali è stato possibile costruire gli indici compositi per le Regioni e le PA (Tabella 2.1), l’evoluzione insoddisfacente dell’Italia è confermata dal fatto che:
• solo per un Goal si registra un forte miglioramento (economia circolare – G12);
• per tre Goal si evidenzia un lieve miglioramento: salute (G3), istruzione (G4), parità di
genere (G5);
• per cinque Goal si misura una sostanziale stabilità: agricoltura (G2); energia (G7); lavoro
(G8); imprese, infrastrutture e innovazione (G9); città e comunità (G11)12;
• per cinque Goal si registra un peggioramento: povertà (G1); acqua (G6); disuguaglianze (G10); vita sulla terra (G15); giustizia e istituzioni (G16)13.
Le responsabilità
Il Rapporto finisce per attribuire precise responsabilità:
Con la revisione del PNRR approvata nel dicembre 2023, il vincolo di destinare almeno il 40% delle risorse al Mezzogiorno non è più vincolante, mentre esso sarebbe una condizione importante per il processo di convergenza.
Anche il Fondo perequativo infrastrutturale è stato ridotto in modo significativo dalla legge di Bilancio per il 2024, da 4,6 miliardi a circa 700 milioni di euro.
Le priorità
Ripristino della natura, nelle città e nei territori; politiche climatiche; rigenerazione urbana, sviluppo del territorio e politiche abitative; politiche per la montagna e le aree interne, sono infine i quattro temi prioritari su cui il dossier si concentra.
Come dire, la rotta la conosciamo. Bisognerebbe decidersi a seguirla, una buona volta.
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