Povertà educativa, i bambini di oggi sono la generazione più povera

Sono la generazione più povera in assoluto. A colpirli è un indigenza non solo materiale ma anche educativa che finisce per compromettere il futuro di circa 1 milione e 295 mila bambini e ragazzi nel nostro Paese: pari al 13,8% del totale. La maggior parte di loro vive nel sud Italia (15,5%) ma non mancano i minori in povertà assoluta anche al Nord (12,9%) e al Centro (13,1%). In generale sono loro i più poveri tra tutte le generazioni: se guardiamo infatti alla quota di indigenti presenti negli altri segmenti generazionali è evidente come siano il doppio rispetto agli anziani over 65 (6,2%) e superino di gran lunga anche i poveri presenti tra i 35-64enni (9,4%). Solo nella fascia 18-34 anni la percentuale – pari al 11,8% – si avvicina a quella dei minorenni.

Come stanno gli adolescenti?

Se circoscriviamo lo sguardo agli adolescenti i dati presentati da Save the Children in occasione del convegno “Nuovi approcci per promuovere aspirazioni e passioni di bambini, bambine e adolescenti” parlano di quasi un adolescente su dieci (9,4%) tra i 15 e i 16 anni (pari a più di centomila ragazze e ragazzi) in condizioni di grave deprivazione materiale. Una condizione che si riflette su tutti gli aspetti della vita e ne condiziona pesantemente aspettative e prospettive. Solo per citare alcuni esempi: il 30,8% non va in vacanza perché i genitori non possono permetterselo e il 16,2% rinuncia allo sport perché troppo costoso. Crescere in condizione di povertà significa anche non poter partecipare alle gite scolastiche (24%) o non avere tutti i materiali didattici (23,9%). Non solo. La consapevolezza del proprio disagio economico finisce per condizionare anche i sogni e i desideri di questi giovani che sembrano sapere con chiarezza che dovranno affrontare molti più ostacoli dei loro coetanei che vivono in condizioni economiche migliori sia per entrare nel mondo del lavoro, sia soprattutto per ottenerne uno ben retribuito. Il 67,4% di loro teme infatti che, se anche lavorerà, non riuscirà ad avere abbastanza risorse economiche, contro il 25,9% degli adolescenti che non vivono condizioni di deprivazione.

La povertà educativa

La povertà materiale porta con sé altre forme di povertà tra cui quella educativa, una delle cui conseguenze è l’abbandono scolastico. In Italia i giovani che lasciano la scuola prima del tempo sono il 10,5%, un dato che, anche se in diminuzione, è tra i più alti in Europa dopo Romania, Spagna, Germania e Ungheria.

Si tratta di bambini, bambine e adolescenti a cui mancano importanti opportunità di crescita e formazione, tra cui la possibilità di praticare sport e di partecipare ad attività culturali. Secondo i dati presentati da Save the Children per l’anno 2022, in media in Italia un minore su 4 non pratica mai sport e lo fa solo il 40,7% di chi proviene da contesti familiari con risorse economiche scarse o insufficienti.

Anche accedere ad altri servizi culturali come il teatro, i musei o il cinema diventa quasi un miraggio. Questi bambini e ragazzi vanno infatti meno a teatro (il 13% rispetto al 17% di quelli che vivono in famiglie con risorse economiche ottime o adeguate), visitano meno musei o mostre (il 26,3% contro il 34,9%) e monumenti (il 19,7% contro il 28,4%), e vanno meno al cinema (il 44,4% contro il 52,8%).

Il progetto DOTi di Save the Children

Per contrastare gli effetti della povertà materiale sui percorsi formativi di ragazze e ragazzi, Save the Children ha promosso, grazie al sostegno dell’8×1000 dell’Istituto buddista italiano Soka Gakkai, il progetto “DOTi – Diritti e opportunità per tutte e tutti”, attraverso il quale sono state erogate, dal 2020 a oggi, 2512 doti.

La dote, che viene assegnata in seguito a un patto educativo sottoscritto dal beneficiario e dalla sua famiglia, fornisce beni o servizi ai minori che si trovano in condizioni certificate di fragilità e vulnerabilità socio-economica, attestate dai servizi sociali e dalla scuola.
Delle 2512 doti erogate fino a oggi, 648 sono legate al diritto allo studio (per l’acquisto di libri di testo, kit scolastici, ticket mensa) e 1651 allo sviluppo di talenti e aspirazioni (attività sportive, artistiche, corsi di lingua o di informatica, centri estivi). In particolare, tra queste, 213 doti sono state destinate alle ragazze e ai ragazzi dai 13 ai 18 anni a rischio di dispersione scolastica attraverso un percorso che prevede la collaborazione con le scuole e l’accompagnamento nell’orientamento e il sostegno per l’acquisto di testi e kit scolastici, l’iscrizione a corsi professionalizzanti e percorsi per la valorizzazione di specifiche competenze.

«Siamo particolarmente orgogliosi dei risultati ottenuti attraverso le ‘Doti’, che non solo hanno sostenuto giovani e bambini nel loro percorso educativo, ma hanno anche rafforzato i legami tra scuole, enti locali e famiglie,
dando vita a una comunità educante basata su rispetto, fiducia e sostegno reciproco» ha dichiarato
Anna Conti, Vicepresidente dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai.

Puntare sull’educazione migliora resilienza e autostima

Nel corso del convegno “Nuovi approcci per promuovere aspirazioni e passioni di bambini, bambine e adolescenti” che si è svolto lo scorso 9 dicembre presso il Dipartimento di Scienze della formazione di Roma Tre, Save the Children ha presentato i risultati ottenuti dal 2020 ad oggi grazie al progetto DOTi. Il 90% dei beneficiari ha registrato cambiamenti positivi nella propria vita, acquisendo in particolare maggiore fiducia nelle proprie capacità e rafforzando resilienza e autostima. «L’esperienza ci ha dimostrato che dare a bambini, bambine e adolescenti la possibilità di immaginare il proprio futuro liberamente, senza preclusioni dettate dal contesto di provenienza, potenziando le risorse per prevenire la dispersione scolastica e la povertà educativa e sperimentando modelli di intervento integrato, genera un cambiamento positivo sia nei protagonisti che nel territorio» ha dichiarato Daniele Timarco, Direttore Programmi Nazionali Save the Children Italia. Tra gli esempi presentati c’è ad esempio la storia di Matteo, che vive nel quartiere Zisa Danissinni di Palermo, a cui progetto ha consentito di iscriversi al liceo musicale e di acquistare il clarinetto e altri accessori per seguire le lezioni ed esercitarsi.
Save the Children ha realizzato anche una consultazione online tramite un questionario che ha coinvolto 251 tra bambini, bambine e adolescenti che hanno concluso la dote da almeno sei mesi: l’87,3% dei partecipanti pensa che la dote ricevuta lo ha aiutato con la scuola o a realizzare una passione, di questi il 64,9% ha dato il massimo voto alla dote ricevuta e il 95,2% la consiglierebbe a un amico.

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