Festa della mamma. È davvero una festa per tutte?

mom2Quest’anno la Festa della mamma si celebra il 14 maggio. È una domenica. Per quante donne può fare la differenza? Sicuramente per tutte le mamme lavoratrici. Anche oggi dati, numeri e statistiche sono chiamati a raccontare le vite di donne, diverse per età, cultura, estrazione sociale, composizione familiare. Percentuali che fotografano storie di persone e, molto spesso, delle loro difficoltà nel trovare un equilibrio tra ciò che impone un impegno lavorativo e i ritmi della famiglia. Tra tutti i dati prodotti dall’ultima indagine Istat è emerso che, sul campione preso in esame, “il 22% delle madri occupate all’inizio della gravidanza, non lo è più al momento dell’intervista, ossia a circa due anni dalla nascita del bambino. Il 42,8 per cento di quelle che hanno continuato a lavorare dichiara di avere problemi a conciliare l’attività lavorativa e gli impegni familiari”.

I numeri sono significativi, ma le parole che utilizziamo per raccontarli lo sono altrettanto. Conciliare, da vocabolario, significa “mettere d’accordo persone o cose tra loro in contrasto”. E il contrasto non genera benessere ma stress, tensione e molto spesso frustrazione. Il contrasto rappresenta quindi una battaglia che le mamme non hanno ancora vinto. Forse perché non riescono a combattere ad armi pari con i papà? Secondo il Rapporto 2016 condotto da Save The Children e intitolato, non a caso, “Le Mamme equilibriste”, i dati sull’uso del tempo rilevano che le donne italiane dedicano al lavoro domestico e di cura non pagato circa 5 ore e 9 minuti al giorno, a fronte di un impegno degli uomini pari a 2 ore e 22 minuti (la media italiana è al di sopra della media dei paesi OCSE in cui le donne passano 4 ore e 31 minuti del proprio tempo in attività di cura contro le 2 ore e 17 minuti degli uomini). Forse perché non hanno gli alleati giusti? Sono ancora troppe le differenze e le disuguaglianze sociali, economiche e professionali che penalizzano le madri in Italia.

Le modalità di partecipazione femminile al mercato del lavoro sono ancora caratterizzate da una forte differenza rispetto a quella degli uomini, in termini sia quantitativi che qualitativi. Le ricerche evidenziano inoltre come ci siano ancora troppe donne che lavorano in settori economici diversi da quelli degli uomini, più spesso nelle aree legate ai servizi, alla cura e alla relazione con le persone. In Italia gli occupati nell’industria nel 2015 erano infatti uomini per il 79%, mentre gli occupati nei servizi erano donne per il 50,5%. Nello specifico le donne lavorano soprattutto in settori quali l’istruzione e la sanità (72,1%) e nei servizi collettivi e personali (69,7%). E solo 27,6% occupa posizioni di dirigente. A parità di mansioni e qualifica sono pagate meno degli uomini (il Gender Pay Gap15 in Italia era pari al 6,5% nel 2014).

Ma se siete una mamma lavoratrice non fatevi sopraffare dai sensi di colpa che questi numeri potrebbero provocare. Perché le ricerche, ancora una volta, possono aiutare. L’ultima, in ordine di tempo, è stata condotta dall’Harvard Business School e rincuora anche quelle mamme che oggi avrebbero voluto stare a casa a sentire poesie in rima e scartare lavoretti che sanno ancora di colla. La ricercatrice Kathleen McGinn e i suoi colleghi dell’Harvard Business School hanno intervistato adulti lavoratori che hanno avuto mamme lavoratrici e mamme casalinghe. I risultati hanno evidenziato come i figli delle mamme lavoratrici hanno avuto più successo nella vita lavorativa (hanno più probabilità di essere assunti, di guadagnare bene e di raggiungere posizioni di vertice) e nella vita privata (si prendono più cura della famiglia e collaborano più spesso nelle faccende domestiche).

Ma oggi alle mamme lavoratrici servono le statistiche, i numeri e le ricerche per sentirsi meglio? Forse oggi basterebbe chiedere ad una mamma di raccontare la propria giornata e capirete così come si può “conciliare”….

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