Violenza sulle donne, oltre 14mila chiamate al 1522 nei primi tre mesi dell’anno

Dalle chiamate al numero 1522 dei primi tre mesi dell’anno emerge un quadro costante sulla violenza che colpisce le donne: chi chiama lo fa prevalentemente in cerca di aiuto perché subisce maltrattamenti, minacce, violenza fisica e psicologica, ma anche economica. Tutto questo accade soprattutto in casa, troppo spesso davanti ai figli. E sono ancora poche le donne che denunciano. E’ il quadro tracciato dall’Istat sui dati delle chiamate ricevute dal numero 1522, gestito dal 1° Giugno 2025 dal Centro Veneto Progetti Donna di Padova, in associazione con la Cooperativa Rel.Azioni Positive scs. In calo le chiamate rispetto al trimestre precedente, in linea il numero delle chiamate rispetto ai trimestri corrispondenti degli anni scorsi.

Le chiamate in arrivo

Nel primo trimestre del 2025 si registra un calo del -16,2% delle chiamate valide rispetto al trimestre precedente, pari a 14.011. Tale diminuzione appare in parte fisiologica, poiché il quarto trimestre è solitamente caratterizzato da un picco delle chiamate legato al 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che contribuisce a determinare valori più elevati rispetto agli altri periodi dell’anno. L’andamento giornaliero del primo trimestre 2025 si mantiene comunque su livelli superiori rispetto agli stessi trimestri degli anni precedenti, ad eccezione del primo trimestre del 2024, che aveva mostrato valori particolarmente elevati a causa di noti fatti di cronaca che hanno inciso in modo significativo sulla sensibilità dell’opinione pubblica.

Perché le donne chiamano

Osservando i motivi per cui ci si rivolge al 1522, il calo delle chiamate riguarda omogeneamente tutti quelli previsti dal servizio In particolare, il calo è più accentuato per le richieste di informazioni e chiarimenti e le domande di sostegno legate a situazioni di violenza o stalking. Analizzando la distribuzione delle motivazioni di contatto nel primo trimestre del 2025, il quadro non presenta variazioni di rilievo rispetto ai precedenti trimestri: le richieste di aiuto continuano a rappresentare circa un quinto del totale delle chiamate valide (19,4%), mantenendo una percentuale sostanzialmente stabile. Anche le altre principali motivazioni – come le informazioni sul servizio 1522 (34%) e quelle sui centri antiviolenza nazionali (14,2%) – mostrano una composizione simile a quella osservata nei periodi precedenti.

Il 95% delle donne viene inviato ai centri sul territorio

Il 1522 svolge un ruolo di raccordo a livello territoriale, favorendo il contatto tra le vittime e i servizi di protezione presenti sul territorio. Come già osservato nei trimestri precedenti, si conferma l’elevata quota di chiamate che si traduce in un indirizzamento verso centri e servizi antiviolenza, case protette e strutture di accoglienza per vittime (95%). Questo risultato sottolinea il valore del 1522 come strumento fondamentale nel rafforzare la rete locale di supporto a tutela delle vittime.

Prevale la violenza fisica, frequenti anche minacce e violenza psicologica

La violenza fisica continua a rappresentare, come nei trimestri precedenti, la forma prevalente di maltrattamento, interessando quasi la metà delle vittime (39,8%), seguita dalla violenza psicologica (33,8%). Nei casi in cui le vittime dichiarano di aver subito più tipologie di violenza , è proprio quella psicologica a comparire più spesso in associazione con altre forme, con 1.582 segnalazioni. Considerando l’insieme complessivo delle violenze riportate , oltre a quelle fisiche e psicologiche emergono con frequenza anche le minacce (1.758 casi) e gli atti persecutori (816), a conferma del ruolo centrale del servizio nel contrasto allo stalking. Rilevante è inoltre la presenza della violenza economica, con 806 segnalazioni.

Una violenza che si consuma nel tempo

Gli episodi di violenza hanno spesso una durata prolungata: oltre la metà delle vittime (53% nel I trimestre 2025) dichiara infatti di subirli da anni. Questo vissuto continuativo ha un impatto rilevante sul benessere emotivo e comportamentale. Le testimonianze raccolte dalle operatrici del 1522 confermano che il 59,5% delle vittime, nel primo trimestre 2025, manifesta stati di ansia e una condizione di marcata soggezione. Si tratta di risultati in linea con quanto emerso anche nei trimestri precedenti, a conferma della persistenza di questi effetti nel tempo.

Il luogo più pericoloso per le donne resta la casa

Un ulteriore elemento che conferma la stabilità della dinamica della violenza riguarda il luogo in cui essa si consuma: anche nel primo trimestre del 2025 la casa si conferma come principale scenario, indicata dal 68,7% delle vittime, percentuale sostanzialmente invariata rispetto ai trimestri precedenti.

La violenza subita si riflette anche sui figli delle vittime: nel primo trimestre del 2025 oltre la metà delle donne (56,7%) dichiara di avere figli e, tra queste, il 54% ha figli minori. In una quota significativa di casi, i minori risultano direttamente coinvolti: il 25,7% ha infatti assistito e subito la violenza, mentre nel 36,9% dei casi ne è stato solo testimone. Questi valori, sostanzialmente in linea con quelli dei trimestri precedenti, confermano la persistenza del fenomeno della violenza assistita.

Il fatto che la violenza si consumi prevalentemente in ambito familiare spiega la costante centralità delle figure del partner o ex partner come principali autori. Anche nel primo trimestre del 2025 i dati confermano la continuità con quanto osservato nei trimestri precedenti: il 49,7% delle vittime indica il partner attuale (convivente o meno) come autore, il 21,6% l’ex partner, lo 0,8% un partner occasionale e l’10,7% un familiare.

Ancora poche le donne che denunciano

Così come per le altre dinamiche analizzate, anche l’under-reporting conferma una sostanziale continuità con i trimestri precedenti. Nel primo trimestre del 2025, infatti, circa il 75% delle vittime che si sono rivolte al 1522 non ha denunciato la violenza subita alle autorità competenti. Le motivazioni restano le stesse: in primo luogo la paura e il timore delle reazioni dell’autore, che raggiungono quasi il 37% dei casi.

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Se stai subendo stalking, violenza verbale o psicologica, violenza fisica puoi chiamare per avere aiuto o anche solo per chiedere un consiglio il 1522 (il numero è gratuito anche dai cellulari). Se preferisci, puoi chattare con le operatrici direttamente da qui.

Puoi rivolgerti a uno dei numerosi centri antiviolenza sul territorio nazionale, dove potrai trovare ascolto, consigli pratici e una rete di supporto concreto. La lista dei centri aderenti alla rete D.i.Re è qui.

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