
Figli allontanati dalle madri, dopo una denuncia di violenza domestica. Una pratica paradossale, che purtroppo invece è molto più frequente di quanto si potrebbe pensare. È questo il tema del ventesimo congresso “Madri Strappate”, che si terrà lunedì 19 maggio a Bruxelles, presso la sede del Parlamento europeo. Ad annunciarlo l’onorevole Stefania Ascari e Imma Cusmai del Movimento “Femminicidio in Vita”, con la collaborazione delle ex senatrici Cinzia Leone e Orietta Vanin e dell’avvocata Michela Nacca, presidente di Maison Antigone. A partecipare saranno magistrati e magistrate, giudici, avvocate e avvocati, giornalisti e giornaliste che si occupano quotidianamente di violenza contro le donne e i minori e le stesse vittime di violenza.
Maltrattanti favoriti, vittime non credute
«Parlare di violenza istituzionale significa denunciare l’impunità che troppo spesso si trasforma in complicità: quando il maltrattante viene favorito e la donna, madre e vittima, non viene creduta», spiega Leone, aggiungendo che «la violenza psicologica e quella domestica assistita continuano a non essere riconosciute, ridotte a conflitti di genitorialità e le vittime vengono etichettate come alienanti. È tempo di affrontare con competenza, consapevolezza e determinazione un fenomeno che esiste, ma che ancora in troppi si rifiutano di vedere davvero».
L’affidamento dei figli nei casi di violenza e il nodo della legge 54
La questione ruota intorno alla legge 54 del 2006, la quale stabilisce che il minore, anche in caso di separazione dei genitori, deve mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con entrambi. Bigenitorialità che nei casi di violenza domestica non dovrebbe però essere applicata. «Continua la nostra denuncia contro la violenza istituzionale che si abbatte sulle madri e i bambini che denunciano la violenza domestica maschile», dice Imma Cusmai, citando la legge 54 che «impone la relazione paterna anche quando gravemente inadeguata. Bambini e ragazzi che, terrorizzati da padri violenti, continuano a essere costretti a contatti pericolosi, fino a venir allontanati dalle loro madri per essere sottoposti a un trattamento di riavvicinamento nei confronti del padre».
La violenza “invisibile” nei tribunali civili
In questi casi, infatti, le madri vengono considerate ostacolanti il rapporto del figlio con il padre. Secondo l’indagine realizzata dall’associazione Goap, che gestisce il centro antiviolenza di Trieste, bambine e bambini finiscono in affido condiviso in oltre il 70% dei casi, nonostante querele, indagini o condanne per violenza nei confronti del padre da parte delle madri. Numeri che confermano quelli dell’inchiesta pubblicati nell’aprile 2022 dalla Commissione di inchiesta del Senato sul femminicidio, secondo la quale su 1.400 fascicoli riguardanti procedimenti civili di separazione giudiziale con affidamento di figli minori e procedimenti minorili sulla responsabilità genitoriale, in oltre un terzo dei casi erano presenti allegazioni di violenza domestica – ovvero denunce, certificati o altri atti e annotazioni relativi a violenza fisica, psicologica o economica – che in tribunale non venivano prese in considerazione.