«Viviamo nel capitalismo, il suo potere sembra inevitabile. (…) La resistenza e il cambiamento spesso iniziano nell’arte. Molto spesso nella nostra arte, l’arte delle parole». La scrittura è una forma di resistenza, ce lo ha insegnato la storia fin dall’antichità per arrivare ai grandi conflitti del Novecento e poi ai giorni nostri. La forza con cui combattono le parole per portare un ordine al caos del mondo, un senso a quelle domande esistenziali che ci poniamo nelle ore oscure della notte, con il cuore vibrante di emozione e paura, è quella che ci racconta Ursula K. Le Guin nella citazione posta in esergo al saggio “Rompere le regole, l’attivismo nel ventunesimo secolo” di Fabrizio Acanfora. Ed è una riflessione pregnante, messa in apertura, per decretare la volontà dell’autore non solo di fornire un’analisi accurata della situazione attuale in relazione all’attivismo, ma anche di spronare il lettore all’azione, al cambiamento, a fare la propria parte nel mondo che sia più di un semplice like sui social o la firma digitale su una petizione.
“Rompere le regole”, in uscita per la casa editrice Effequ il 26 febbraio, è il punto finale di una riflessione che va avanti da anni nella mente di Acanfora, fin dall’esordio del 2018 “Eccentrico” (Effequ), vincitore del premio nazionale di divulgazione scientifica Giancarlo Dosi e diventato testo fondante per chi parla di disabilità, neurodivergenza e corpi non conformi. Ha poi pubblicato “In altre parole” (Effequ), “Di pari passo” (Luiss University Press) e “L’errore” (Luiss University Press).
Ma in quale condizione si trova l’attivismo oggi? Perché la società lo ostracizza? E, soprattutto, è possibile cambiare lo status quo, la disuguaglianza politica ed economica che è alla base della lotta di classe?
L’esperienza personale
Tutti i saggi di Acanfora partono da una scintilla, che scaturisce dalle esperienze personali che l’autore vive e raccoglie negli anni di attivista partecipe dei movimenti di uguaglianza sociale e riconoscimento delle identità di gruppi minoritari. È proprio l’esigenza che sente nel cambiare la narrazione delle persone neurodivergenti che lo porta ad aprire un blog, i profili social, per parlare di sé stesso e della sua avventura: la diagnosi ufficiale di persona autistica.
Ma, nel corso degli anni, le condizioni dell’attivismo cambiano, i social diventano uno strumento politico di disgregazione e competizione, si formano nuovi sistemi come il brand activism e il personal branding in cui gli attivisti non combattono più per una causa comune, ma per aumentare il loro seguito, quei seguaci-follower che li considerano eroi, fino a collaborare con marchi e aziende che utilizzano il “Sistema” per un uso strettamente economico e consumistico. La disillusione subentra nella mente di Acanfora; forse anche una certa tristezza per un mondo che non esiste più, quello delle grandi battaglie per i diritti degli anni Sessanta e Settanta.
Il neoliberismo e la società consumista
Dall’analisi attenta e critica del capitalismo neoliberista, Acanfora distingue in tre macrogruppi l’attivismo: quello pro Sistema; quello contro il Sistema, che prevede una distruzione delle regole capitaliste e si appoggia ai principi di Marx per la ridistribuzione delle ricchezze; quello nel Sistema, che utilizza gli strumenti del Sistema stesso e non riesce ad andare oltre, ad affrancarsi dal mondo digitale per ottenere vittorie concrete nella realtà analogica. Ed è questo che sottolinea Acanfora veementemente, con un linguaggio schietto, preciso, tagliente: l’attivismo dei social ci sta dividendo, portando alla competizione, senza pensare all’intersezionalità dei diritti e a muovere passi politici che rimarranno nel tempo.
La velocità è la regina del nostro mondo sempre di corsa: iniziative importanti sono state create e dimenticate nell’arco di pochi giorni. Pensiamo all’Ice Bucket Challenge, all’hashtag #JesuisCharlie per gli attentati di Parigi. Nessuno di questi – sostiene – ha realmente cambiato lo stato di cose del Sistema, anzi sono stati usati dal Sistema stesso per mercificare anche i diritti. Si parla di un Sistema che mette in vendita tutto, anche la dignità.
«Nothing about us without us»
Acanfora ricorda che queste parole per l’attivismo delle persone disabilitate non erano solo una frase di circostanza da urlare nelle piazze. Erano «il punto di svolta»: «La narrazione del modello medico che per troppo tempo ha patologizzato e deumanizzato le persone disabilitate, riducendole a oggetti di intervento e non a soggetti di diritti, è stato rifiutato perché non si parlasse di loro, senza di loro».
La scena delle persone disabilitate sulla sedia a ruote che negli Stati Uniti abbandonano l’ausilio per trascinarsi sulla scalinata del Congresso rappresenta uno dei punti focali e più d’impatto del libro. Sembra dire: questo è ciò che faceva l’attivismo di ieri. Torniamo insieme a quella forza, a quell’energia, che richiede molto più di un post su Instagram!
«L’eccesso di individualismo che caratterizza l’epoca attuale, dominata dal concetto di unicità come valore supremo, sta rapidamente erodendo la capacità di creare un vero spirito di solidarietà e coesione sociale». Acanfora sprona il lettore a vedere le interconnessioni e le relazioni di cui, per sopravvivere, abbiamo bisogno come esseri umani, a vivere la lotta contro il Sistema come atto comunitario, di insieme, di gruppi uniti per uno stesso scopo politico, sociale ed economico. Da soli non siamo niente, ci vogliono divisi: gli eserciti fanno paura, un uomo solo è destinato alla sconfitta.
L’obiettivo del testo
Acanfora ha chiarissimo il punto di arrivo di riflessioni durate anni: «Se vogliamo immaginare un mondo diverso, dobbiamo avere il coraggio di rompere il gioco. Non è utopia, è necessità.» Porta il lettore dalla sua parte con umiltà, con uno studio e un’attenzione alla sensibilità che gli consente di esprimere anche le più aspre critiche in un modo tale da essere ascoltato. Non è solo questione di franchezza, anche di cultura: una bibliografia ricca, appassionata, che cita e rielabora, accompagna i capitoli brevi del saggio, per dare al lettore la possibilità di fermarsi, pensare, ricordare, riflettere sugli snodi cruciali del testo, senza sentirsi smarrito in un’infinità di idee.
La struttura forte con cui è stato concepito “Rompere le regole” permette, a una prima lettura, già di trarre le proprie conclusioni. Non solo: Acanfora riesce a trasmettere emozioni vive, ispirazione per il passato, sgomento per il presente, speranza per il futuro. In una linea del tempo che mai si ferma, la soluzione è sempre quella, e Acanfora ce la sbatte in faccia con potenza e rispetto: restiamo uniti. I tempi bui non devono sommergerci.
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Titolo: “Rompere il gioco”
Autore: Fabrizio Acanfora
Editore: Effequ, 2025
Prezzo: 18 euro
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