Povertà educativa, la questione del rifinanziamento dei progetti

C’è un filo che unisce il progetto per mettere i ragazzi in contatto con le nuove tecnologie nel dopo scuola a Ossago Lodigiano, con il servizio di supporto psicologico del Municipio III di Roma, con il progetto per favorire l’integrazione sociale attraverso la musica e il teatro a Cagliari e con il servizio educativo di strada nel quartiere Lido tre Archi a Fermo.

Si tratta di iniziative che si realizzano nell’ambito della operatività del fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile. Fondo nato nel 2016 e che ha attualmente un valore complessivo di oltre 800 milioni, come riporta l’impresa sociale ‘Con i Bambini’ che ne gestisce l’operatività. Ma che la legge di Bilancio 2025, a differenza di quanto avvenuto in passato, non ha rifinanziato destando grande preoccupazione nelle associazioni che si occupano del tema e spingendo gli assessori di alcune città (Roma, Milano, Bologna, Napoli, Torino, Firenze, Bari, Bergamo, Perugia) a scrivere una lettera al ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, per chiedere il ripristino del finanziamento.

Bambini in povertà in Italia

La strada per la riduzione della povertà educativa minorile in Italia è infatti ancora lunga: nel nostro Paese quasi 1 milione e 400mila minori vivono in povertà assoluta e altri 2,2 milioni in povertà relativa e la povertà economica e quella educativa si alimentano tra loro, oltre a ‘tramandarsi’ di generazione in generazione.

Il presidente di ‘Con i Bambini’, Marco Rossi Doria rassicura sul fatto che «ai progetti in corso non succede niente; per tutti le risorse sono state attribuite fino all’ultimo centesimo e potranno operare fino all’ultimo. Anche i vincitori dell’ultimo concorso avranno la certezza di poter ultimare i progetti, fra tre – quattro anni. Così come – aggiunge Rossi Doria – c’è la garanzia di poter avviare nuove iniziative dato che il fondo possiede una riserva. Il problema – rileva dunque – non è immediato».

Quanto al futuro, aggiunge, «io rimango speranzoso, ritengo che ci siano le sensibilità da tutte le parti per trovare una soluzione, che vedremo quale sarà».

La viceministra del Lavoro: «Nessun taglio. Oltre 300 milioni a disposizione»

Una rassicurazione netta arriva da Maria Teresa Bellucci, la viceministra del Lavoro e delle Politiche Sociali che partecipa per il Governo al Comitato strategico che definisce le scelte di indirizzo strategico del fondo (oltre all’Esecutivo, ne sono parte le fondazioni di origine bancaria, le organizzazioni del terzo settore e rappresentanti di Inapp e Eief).

«Vorrei fare chiarezza: è totalmente infondato che ci saranno tagli o cancellazione del Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile» afferma Bellucci in una dichiarazione ad Alley Oop in cui ricorda che «vi sono oltre 300 milioni di euro a disposizione da erogare per i prossimi cinque anni, una cifra importante attualmente disponibile per essere utilizzata sotto forma di stanziamenti per la prossima programmazione. Dal 2016, anno di istituzione del fondo – aggiunge – sono stati assegnati agli enti del terzo settore 489 milioni di euro, con una media di erogazione pari a circa 60 milioni all’anno. Quindi, le risorse ci sono e non soltanto non ci sono stati tagli, ma da parte del Governo – assicura – vi è l’intenzione di fare tutto il necessario per mettere a disposizione dei territori tali risorse, rispettare la finalità sperimentale del fondo inserendo nei Piani nazionali strutturali gli interventi validi e continuare a promuovere efficaci iniziative di contrasto alla povertà educativa minorile».

Come funziona il fondo

Il fondo in questione è destinato, per l’appunto, al sostegno di ‘interventi sperimentali’ per rimuovere gli ostacoli economici, sociali e culturali che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori tramite una ‘alleanza’ tra fondazioni di origine bancaria, terzo settore e Governo esplicitata nel protocollo d’intesa per la gestione del fondo siglato ad aprile 2016. Dal punto di vista finanziario, a fronte di risorse messe a disposizione dalle fondazioni viene riconosciuto un credito d’imposta da parte dello Stato.

Naturalmente questo non è l’unico strumento messo in campo per il contrasto alla povertà educativa ma sta dando dei risultati. Ad oggi, secondo i dati riportati dall’ente gestore, sono stati selezionati oltre 800 progetti su tutto il territorio italiano, anche in cofinanziamento con altri enti erogatori. Questi progetti sono sostenuti con un contributo di oltre 466 milioni e coinvolgono oltre mezzo milione di bambini e ragazzi insieme alle loro famiglie. Attraverso i progetti sono state messe in rete oltre 9.500 organizzazioni, tra terzo settore, scuole, enti pubblici e privati rafforzando le ‘comunità educanti’ dei territori.

L’unione pubblico-privato per il buon funzionamento dei progetti

Il presidente Rossi Doria spiega le ‘specificità’ di questo meccanismo. «La più significativa è che si fonda sull’articolo 118 della Costituzione cioè sul principio di sussidiarietà, con un consorzio vero tra pubblico e privato» che vede insieme governo, amministrazioni territoriali e locali, terzo settore e imprese. «Abbiamo un rapporto molto serio di lavoro con il Governo. La collaborazione c’è ed è anche molto forte, in particolare con il viceministro del Lavoro, Maria Teresa Bellucci, che coordina il comitato di indirizzo strategico, con cui i rapporti sono molto stretti e positivi».

Insomma si tratta di una «unione pubblico-privato con una forte responsabilità condivisa. C’è un grado di efficienza ed efficacia che deriva dal controllo condiviso con gli attuatori dei progetti». Rossi Doria aggiunge che «i controlli sono molto meticolosi, tanto è vero che non è emersa nessuna irregolarità. Inoltre, si valuta l’impatto sui ragazzi e sulle famiglie. I soldi non sono dati a pioggia ma i progetti sono seguiti in itinere con estrema attenzione. Sappiamo esattamente cosa succede ad ogni singolo bambino e famiglia, c’è una grande prossimità».

Servono interventi strutturali

A livello parlamentare, dopo la mancata introduzione nella legge di Bilancio, il Pd propone il rifinanziamento del fondo con un emendamento a prima firma Vincenza Rando al Dl milleproroghe all’esame della commissione Affari Costituzionali del Senato. Lo riferisce la senatrice dello stesso gruppo, Simona Malpezzi, a sua volta prima firmataria di una interrogazione al Governo sulla questione.

«Per noi – afferma Malpezzi – questo è un tema centrale perché garantisce una vera partecipazione del terzo settore e delle fondazioni al bene comune. Non rifinanziarlo significa non credere nel tessuto sociale del Paese. Noi faremo una battaglia perché sia ripristinato». Nella interrogazione si sottolinea che con lo stop, «pur non mettendo a rischio i progetti già previsti, si compromettono quelli che andranno realizzati nei prossimi anni: l’emergenza è, infatti, strutturale e richiede interventi in questa direzione».

Gli obiettivi del governo

«Il governo Meloni, come mai prima, ha deciso di puntare sui modelli d’intervento sperimentali proposti dal fondo, dando sostegno a quelli che hanno dimostrato la loro reale efficacia. Abbiamo infatti inserito tali sperimentazioni all’interno del Piano nazionale strategico di potenziamento degli interventi e dei servizi sociali, come lo stanziamento straordinario di 250 milioni di euro per la creazione delle prime 60 comunità di aggregazione per gli adolescenti dagli 11 ai 18 anni che vivono nelle aree d’Italia a più alto rischio di povertà educativa e criminalità organizzata» sottolinea la viceministra, che prosegue: «Ma anche i 300 milioni per potenziare i servizi sociali con psicologi, pedagogisti ed educatori e gli iniziali 6 milioni di euro stanziati per sostenere l’amministrazione condivisa tra enti pubblici e terzo settore per definire modelli di intervento sociale congiunti e in attività come quelle previste dall’avviso ‘primi 1000 giorni di vita’ del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per supportare le famiglie più fragili con bambini dai 0 ai 3 anni. L’obiettivo prioritario è superare il lavoro a compartimenti stagni e sostenere sempre più l’alleanza tra pubblico e privato sociale, chiarendo anche chi fa cosa, dove e in quale modo, così da dare stabilità e continuità alle iniziative di protezione dell’infanzia e dell’adolescenza».

***

La newsletter di Alley Oop

Ogni venerdì mattina Alley Oop arriva nella tua casella mail con le novità, le storie e le notizie della settimana. Per iscrivervi cliccate qui.

Per scrivere alla redazione di Alley Oop l’indirizzo mail è alleyoop@ilsole24ore.com

  Post Precedente
Post Successivo