Parlare d’amore nel Teatro della Casa di Reclusione di Vigevano

Come riconfigurare il carcere attraverso la cultura e la bellezza? È la domanda a cui sta provando a rispondere il progetto “Per Aspera ad Astra”, nato nel 2018, è in corso oggi in 15 carceri italiane, dove realizza percorsi di formazione professionale nei mestieri del teatro. Finora sono stati coinvolti complessivamente oltre 1.000 detenuti, con una rete nazionale di compagnie teatrali che operano nelle carceri e che condividono l’approccio e la metodologia di intervento. L’esperienza condivisa testimonia come sia possibile lavorare nelle carceri mettendo al centro l’arte e la cultura, lasciando che essa possa esprimersi a pieno e compiere una rigenerazione degli individui, che possa quindi favorire il riscatto personale e avviare percorsi per il pieno reinserimento del detenuto nel mondo esterno.

In questo contesto è nato lo spettacolo “EGGS_Tutto sull’amore e altri vegetali”, una nuova produzione che esplora i significati profondi dell’amore in tutte le sue forme. Lo spettacolo, che ha debuttato lo scorso 11 dicembre, è il frutto del lavoro con gli attori detenuti della Casa di Reclusione di Vigevano, sotto la guida della Compagnia Rumore d’Ali Teatro, che vi opera dal 2016.

L’amore in scena: uno spazio di riflessione e trasformazione

EGGS è un viaggio teatrale che unisce parole, immagini e movimenti coreografici per esplorare l’amore come esperienza privata e, al tempo stesso, come interrogativo pubblico. In un contesto come quello carcerario, dove l’amore è spesso escluso o negato, lo spettacolo diventa un’occasione per indagare cosa significhi amare e prendersi cura in una società spesso dominata dal cinismo e dalla produttività. Il palcoscenico diventa un luogo in cui pubblico e attori sono chiamati a interrogarsi sull’amore, attraverso la metafora di un luogo in costruzione, per immaginare e dare vita a uno spazio di cura e condivisione.

«Che significato dare alla parola amore?» si legge nelle note di regia di Alessia Gennari. «Quale spazio dare all’amore in una società che è orientata oggi più che mai alla divisività, al cinismo, e a un individualismo che lascia all’amore uno spazio troppo piccolo, privato e spesso infelice? Come parlare d’amore con un gruppo di uomini, se l’amore è un argomento che – dalla letteratura, al cinema, alla quotidianità – sembra soprattutto interessare le donne? Come parlare d’amore in un luogo in cui l’amore è strutturalmente escluso? Come parlare d’amore in una struttura patriarcale come quella carceraria?

Da questi interrogativi parte la ricerca condotta con il gruppo di attori detenuti della compagnia. Ci siamo mossi tra letture – abbiamo scelto di partire dai grandi classici sull’amore, da Roland Barthes a Bell Hooks, passando da Dostoevskij a Shakespeare, da Wislawa Szymborska a Ada Merini, da Cyrano al Vangelo – racconti, improvvisazioni e momenti di riflessione collettiva, volti a costruire un serbatoio di parole, azioni fisiche e vocali, immagini, scritture sceniche da cui partire per la costruzione della nuova produzione della compagnia».

L’articolo 27 della Costituzione italiana

Il progetto “Per Aspera ad Astra” è promosso da Acri e sostenuta da 12 Fondazioni di origine bancaria, ed è nato dall’esperienza più che trentennale della Compagnia della Fortezza di Volterra, guidata dal drammaturgo e regista Armando Punzo. L’obiettivo condiviso è di contribuire a rigenerare il carcere attraverso la cultura, offrendo, al contempo, ai detenuti l’opportunità di partecipare a percorsi di formazione nei mestieri del teatro, creando altresì un collegamento tra chi è dentro e chi è fuori dalle carceri, sfidando i pregiudizi, e restituendo il diritto alla bellezza anche a coloro che si trovano in condizioni di privazione della libertà.

Alla base vi è la riflessione sulla piena applicazione dell’art. 27 della Costituzione italiana: «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato». È possibile innescare un processo di ripensamento del carcere, delle sue funzioni e del rapporto tra il personale che vi opera e le persone detenute? Armando Punzo, nelle note di regia di un suo spettacolo del 2023 (Naturae) scriveva: «L’homo sapiens è solo una fase, dobbiamo lavorare per guadagnarci l’homo felix, dobbiamo far crescere in noi la ricerca della libertà, dell’amore, della felicità. Dobbiamo ricominciare a sognare un nuovo uomo e imporlo alla realtà».

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