«Ma eri l’unica ciclista nera?» È stata la domanda più “gettonata” che Violette Irakoze Neza, atleta ruandese di 24 anni, si è sentita rivolgere dai suoi amici dopo la seconda esperienza consecutiva come capitana del team CNH Industrial al Giro-E, la corsa ciclista amatoriale in e-bike parallela al Giro d’Italia, che si svolge nelle stesse date e sulle stesse strade della corsa rosa.
Anche se all’apparenza può sembrare una semplice curiosità, dietro la storia di una giovane donna di colore che gareggia, vince e pedala un Giro d’Italia, ce n’è un’altra. Grazie alla sua grande passione per la bici, Irakoze Neza sfrutta le sue competenze per insegnare ad altre donne l’indipendenza e la libertà dagli stereotipi: «Come giovane ciclista di colore ho affrontato sfide difficili, dai pregiudizi di genere agli stereotipi sociali, fino all’accesso limitato alle risorse, che hanno messo in discussione il mio ruolo di donna nello sport competitivo. Superare questi ostacoli ha richiesto resilienza e una forte fiducia nelle mie capacità. Gareggiare e vincere mi aiuta ad essere di ispirazione per altre donne affinché inseguano i loro desideri e sfidino lo status quo per cercare la piena indipendenza. Perchè una donna che pedala è una donna libera».
Nell’anno in cui ricorre il centenario da quando Alfonsina Strada, pioniera del ciclismo femminile, partecipò al Giro d’Italia 1924 sfidando pregiudizi e malelingue del maschilismo sportivo, la storia di Violette Irakoze Neza sembra un ricorso storico dal sapore moderno. Le due atlete, infatti, sono accomunate da uno stesso denominatore: aver trovato nella bicicletta la piena realizzazione di sé come donna e sportiva. Ma soprattutto il ciclismo per entrambe è un mezzo concreto di ispirazione per altre giovani donne nel percorso di acquisizione di fiducia in se stesse e sicurezza nelle proprie capacità: «Una donna che va in bicicletta – racconta l’atleta ruandese – incarna la libertà, perché sfida limiti e norme sociali. Il ciclismo le dà l’autonomia di esplorare, la forza di superare le sfide e la fiducia per tracciare il proprio percorso».
Dai banchi di scuola alla Nazionale di ciclismo del Ruanda
L’amore per il ciclismo comincia dieci anni fa, ai tempi della scuola superiore: «La prima volta che ho pedalato ho provato una sensazione travolgente di libertà ed eccitazione. Era come se il mondo si fosse improvvisamente aperto e io avessi infinite possibilità. Questa sensazione mi ha instillato valori di indipendenza e perseveranza, ma anche il coraggio di andare oltre le comodità. Il ciclismo mi ha insegnato l’importanza della resilienza e la gioia della scoperta, valori che porto con me in tutti i momenti della mia vita».
Una vita, quella di Irakoze Neza, che dopo il diploma cambia radicalmente, perché il suo talento trova la determinazione perché l’atleta possa mettere a frutto qualità innate di natura fisica: la velocità e il saper resistere alla fatica. Accade così che la giovane ciclista inizi ad essere notata prima dagli allenatori locali e poi da quelli nazionali.
Il risultato è la convocazione nella Nazionale del Ruanda. Da quel momento comincia anche la carriera ciclistica, e nel 2018 arriva la prima medaglia d’oro in un campionato africano: «È certamente uno dei miei ricordi più belli fino ad ora. La gara fu dura e gli avversari agguerriti, ma tagliare quel traguardo e rendermi conto che il lavoro e la dedizione avevano dato i loro frutti, è stato indimenticabile».
Oltre le medaglie
Strada, MTB, Gravel non fa alcuna differenza. La passione per la bicicletta e la multidisciplinarietà hanno portato Irakoze Neza ad affermarsi in diverse gare importanti. Nel 2023 è salita sul primo gradino del podio all’Ultra Cycling Race Around Rwanda (1000 km in bikepacking) e ha conquistato la medaglia di bronzo al Campionato Nazionale di Mountain Bike XCO. Nei due anni precedenti (2021 e 2022) Violette ha vinto la Gorilla Gravel Race (prima gara gravel UCI in Ruanda da 108 km e quasi 2700 metri di dislivello) e si è imposta come miglior ciclista africana nella Migration Gravel Race, 650 km di puro gravel bike in semi autonomia nella terra dei Masai.
Per l’atleta ruandese, però, non esistono solo le vittorie. E non si vive solo per le medaglie, come per altro hanno sottolineato diversi campioni olimpionici italiani a Parigi 2024: «Ho guadagnato qualcosa in più rispetto a podi, medaglie e piazzamenti – racconta ancora – ho guadagnato competenze di vita inestimabili, il supporto incredibile di una rete di persone e soprattutto l’opportunità di ispirare gli altri. La disciplina, la perseveranza e la resilienza che ho sviluppato attraverso il ciclismo mi hanno plasmata facendomi diventare una persona migliore, anche quando sono lontana da una sella».
Capitana del team CNH Industrial al Giro-E
Il senso di responsabilità e le competenze sviluppate da Irakoze Neza grazie allo sport, e al ciclismo in particolare, l’hanno aiutata ad acquisire una leadership che le è valsa il ruolo di capitana in tutte le squadre in cui ha militato fino ad oggi. L’ultima in ordine di tempo è il team del gruppo italo-statunitense CNH Industrial, che da tre anni porta avanti Biking New Ground – Move Together, un progetto di sensibilizzazione per dipendenti, clienti e partner della società sui temi della mobilità sostenibile e dell’inclusione. In Italia ma anche in Belgio, Austria, Francia e UK.
In poche parole, Cnh – che è anche sponsor principale del Giro d’Italia Women 2024 – incoraggia l’uso della bicicletta come alternativa alle auto per gli spostamenti casa-lavoro / lavoro-casa e le attività quotidiane, promuovendola anche come mezzo di accesso all’istruzione e al lavoro in comunità svantaggiate: «Partecipare al Giro-E è stato impegnativo ma incredibile se penso all’emozione di essermi messa in gioco in un evento così prestigioso. È stata un’altra opportunità per superare i miei limiti e crescere come ciclista, alimentando la passione per la bicicletta e il mio impegno a lavorare sodo per raggiungere tutti gli obiettivi che mi sono prefissata».
“Sii coraggiosa”
Il percorso di studi e quello sportivo di Irakoze Neza pedalano sulla stessa strada. Da un lato, la laurea in Gestione dei viaggi e del turismo e diverse certificazioni tra cui quella Coaching UCI 2° livello, Meccanica UCI 1° livello e Youth Africa Leadership Initiative (YALI). Dall’altro, il lavoro come tour operator di viaggi in bicicletta per chi desidera scoprire le bellezze del Ruanda: «Mi sono resa conto che gli itinerari che propongo sono accolti con entusiasmo e curiosità dalla popolazione locale – racconta Violette – perchè vengono visti sia come un’opportunità per mostrare la bellezza naturale e il patrimonio culturale del Ruanda, sia come beneficio economico per le comunità. Oltre a promuovere una comprensione e un apprezzamento più profondi dei diversi paesaggi e tradizioni del nostro Paese».
Tutte queste esperienze hanno portato Irakoze Neza a fare di una grande passione anche una professione. Si chiama Komera (che in ruandese vuol dire “sii coraggiosa”), ed è il progetto nato col desiderio di avvicinare al ciclismo altre giovani donne attraverso una realtà che le metta in condizione di imparare a pedalare ed allenarsi, e a discutere di ciò che le circonda e le appassiona.
Senza alcuna paura o vergogna: «La prima cosa che insegno alle ragazze è la fiducia in se stesse. Voglio che credano nelle loro capacità e capiscano di poter raggiungere qualsiasi obiettivo si prefiggano. Perchè andare in bicicletta non riguarda solo le abilità fisiche ma include soprattutto il saper coltivare la sicurezza nei propri mezzi e il coraggio di affrontare nuove sfide. Siamo partite da poco tempo e seguo già 20 ragazze che provengono da diversi distretti di Kigali. In futuro, spero davvero di rendere il progetto più ampio coinvolgendo altre aree del paese, fornendo la mia esperienza ma anche l’attrezzatura adeguata per tutti».
Il progetto Komera si inserisce in un momento storico dove il ciclismo femminile in Ruanda sta guadagnando riconoscimento e rispetto grazie all’accettazione e il supporto crescenti da parte di comunità e organizzazioni di settore che stanno aiutando e incoraggiando tante donne a rompere gli stereotipi: «Questo non vuol dire che i pregiudizi non esistano più e che gli stereotipi siano stati superati – spiega la ciclista – ma sono fiduciosa per il futuro, anche perché osservo con grande interesse come tutto stia cambiando».
Un esempio sono i mondiali di ciclismo in Ruanda nel 2025, un’opportunità da non perdere per portare in primo piano la bicicletta e i suoi valori di inclusione e sostenibilità in un Paese che ha faticato e sofferto moltissimo per liberarsi dagli orrori del genocidio: «Avremo gli occhi del mondo del ciclismo su di noi e spero che tutto ciò impatti positivamente sia in termini di infrastrutture che di investimenti in questo sport. È la prima volta che viene organizzato in Africa ed è molto importante per tutti noi!» chiosa Irakoze Neza.
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