Stupro, l’occasione sprecata della direttiva europea

Lato positivo: l’Unione europea, con la recente direttiva sulla lotta alla violenza contro le donne, ha riconosciuto l’importanza  di educare al consenso all’atto sessuale e di formare i professionisti che hanno a che fare con le vittime, per evitare i rischi di una ‘doppia violenza’ sulle donne. Lato negativo: si poteva fare di meglio e di più, visto che manca la definizione netta del reato di stupro come atto sessuale senza consenso e lo stupro senza consenso non rientra nei reati europei. Motivo per cui, secondo esperte come la senatrice Valeria Valente o l’avvocata Elena Biaggioni di D.i.Re, si tratta di un’occasione mancata.

L’approvazione in via definitiva da parte del Parlamento europeo della direttiva è avvenuta il 24 aprile scorso, ma torna oggi d’attualità soprattutto per i profili di contrasto alla vittimizzazione secondaria contenuti nel testo, anche in vista del processo per stupro di gruppo a Palermo che sta per entrare nel vivo.

Italia condannata per vittimizzazione secondaria

La doppia violenza sulle donne si verifica quando si usa sulla donna già vittima nuova violenza, stavolta per mano di chi avrebbe dovuto proteggerla: avvocati, consulenti, magistrati, giornalisti che non raccontano in maniera corretta. Purtroppo, episodi di vittimizzazione sono spesso presenti nei processi per questo tipo di reati. Interrogatori vittimizzanti, parole sessiste usate da avvocati, pm e giudici, lo stereotipo della ‘donna che se la va cercare’ magari perché vestita in un certo modo o per i suoi costumi sessuali, resistono nei tribunali italiani. Basti pensare alla decisione della Corte europea di Strasburgo che nel 2021 ha condannato l’Italia proprio per aver usato parole sessiste e vittimizzanti nella sentenza di assoluzione di un gruppo di ragazzi italiani accusati di stupro nei confronti di una giovane americana. La Corte non è entrata nel merito, anche perché non è tra le sue prerogative, ma ha stigmatizzato la vittimizzazione secondaria della ragazza visto che la sentenza metteva in rilievo persino il colore della biancheria usata o i suoi gusti e costumi sessuali.

Il caso di Palermo e la ri-vittimizzazione della presunta vittima

Di vittimizzazione si parla oggi, nuovamente, in relazione al processo di Palermo per stupro di gruppo contro una giovane risalente all’estate scorsa che tanto clamore ha suscitato e sta suscitando.Un caso emblematico di rischio di vittimizzazione secondaria, con la vittima da subito sovraesposta mediaticamente. A breve, l’11 giugno, il tribunale di Palermo si esprimerà sulla richiesta di difensore, Pm e parti civili  di non risentire più la ragazza, proprio per non vittimizzarla ulteriormente. . “Nonostante il dibattimento non sia ancora neanche iniziato spiega Elvira Rotigliano, presidente del centro anti violenza Le Onde di Palermo e avvocata di parte civilesi è parlato di vittimizzazione secondaria per via della ‘ridda mediatica’ che si è scatenata, facendo quadrato sui ‘bravi ragazzi’ e descrivendo lei come una persona promiscua, fatto aggravato dall’ inopportuna diffusione dei dati della vittima da parte di alcuni giornalisti già l’estate scorsa durante le indagini”. La giovane è stata già sentita più volte, rendendo anche incidente probatorio. “Gli avvocati degli imputati prosegue l’avvocatahanno scelto il rito abbreviato, chiedendo di risentire la ragazza e motivando l’esigenza di ulteriori chiarimenti. Il pm e le difese di tutte le parti civili, non lo ritengono necessario poiché la persona offesa ha ripetutamente rievocato i drammatici fatti e una nuova udizione non solo non darebbe nuove risposte ma, a distanza di un anno, la rievocazione dei fatti le infliggerebbe nuova sofferenza, rivittimizzandola. Va considerato che, proprio per i fatti accaduti, la giovane ha dovuto lasciare Palermo nel tentativo di riprendere in mano la sua esistenza, libera dalla violenza”.

Teresa Bene (Federico II): “Apprezzabili formazione e campagne di educazione”

Ma torniamo alla tanto attesa normativa europea. “Pur non avendo raggiunto un obiettivo importante, la direttiva europea spiega Teresa Bene, professoressa ordinaria di diritto processuale penale all’università Federico II di Napoli pone l’accento su due profili non trascurabili. Il primo riguarda le misure preventive che dovrebbero essere adottate dagli Stati membri, attraverso campagne di sensibilizzazione, per contrastare la violenza contro le donne e la violenza domestica, ed interventi educativi, tenuto conto dei diversi livelli di alfabetizzazione dei soggetti a rischio. Il secondo fondamentale profilo attiene alla formazione e all’informazione dei professionisti che potrebbero entrare in contatto con le vittime di violenza. E’ un passo in avanti importante che va nella direzione auspicata da tempo”.

Valente: “Introdurre il consenso nel reato per lottare contro ri-vittimizzazione”

Per la senatrice Valeria Valente, che ha presentato un disegno di legge sullo stupro, “la direttiva è stata una grande occasione mancata. Su alcuni aspetti è positiva, come sulla necessità di evitare nei processi per violenza interrogatori sui comportamenti e sulle abitudini sessuali delle donne, di assistere le vittime e di formare gli operatori sanitari e della giustizia e certamente aiuterà alcuni Paesi. Ma la questione dirimente, per la quale come Pd abbiamo votato contro, è quella del consenso.  Pur prevedendo infatti l’obbligo da parte degli Stati membri di introdurre misure per l’educazione al consenso e per diffondere ‘la consapevolezza che il sesso senza consenso è reato’, con l’ultimo testo approvato si è rinunciato a definire una volta per tutte il reato di stupro come atto sessuale senza consenso. E’ questo ciò che avrebbe consentito un miglioramento netto anche in Italia”. Valente ricorda che nel nostro Paese, infatti, pur essendo più avanti su tanti punti e aspetti, mancano ancora due fondamentali leggi: quella sul consenso, “che sarebbe un colpo anche contro la vittimizzazione secondaria delle donne, il mio ddl è fermo in Commissione Giustizia al Senato; e quella sulle molestie, per cui pure ho presentato un ddl che stava per essere approvato ma si è poi arenato”.

D.i.Re: introdotte tutele minime, Stati non possono peggiorare i diritti

Anche per i centri anti violenza la direttiva è un’occasione sprecata, ma ci sono comunque lati positivi. Secondo Elena Biaggioni, avvocata e vicepresidente di D.i.Re – Donne in rete contro la violenza, “è apprezzabile l’introduzione dell’ articolo sulle campagne di prevenzione focalizzate sul consenso. Delusione a parte per l’impianto generale, è da sottolineare anche la presenza di una clausola della direttiva che vieta la retrocessione rispetto ai diritti già riconosciuti nei vari Stati membri.  Se, cioè, uno Stato ha già una forma di tutela più avanzata non si può tornare indietro. Si stabiliscono, cioè, con la direttiva, dei parametri minimi”.

Pangea: “Riprendere il tema del reato europeo dopo le elezioni”

Giudizio in chiaro-scuro anche per Simona Lanzoni, vicepresidente di Pangea Onlus. “La direttiva approvata dal Parlamento europeo sulla base della Convenzione di Istanbul, che pure presenta degli elementi positivi, purtroppo – spiega Lanzoni – ne presenta uno negativo e cioè di non fare dello stupro senza consenso un reato europeo. Nonostante il risultato in parte positivo e la nostra lotta contro la violenza non si arresti, per garantire l’effettivo rispetto dei diritti delle donne tocca ora agli Stati membri, compresa l’Italia, il dovere di rafforzare questa normativa introducendo nelle proprie legislazioni il tema dello stupro senza consenso come testo, visto che lo stupro è sempre senza consenso”.  Secondo Lanzoni ”bisognerà che dopo le elezioni europee questa norma venga ripresa e integrata in primis dall’ Europa, su cui ricade la responsabilità normativa dei reati europei”, conclude la  vice presidente di Fondazione Pangea.

***

Se stai subendo stalking, violenza verbale o psicologica, violenza fisica puoi chiamare per avere aiuto o anche solo per chiedere un consiglio il 1522 (il numero è gratuito anche dai cellulari). Se preferisci, puoi chattare con le operatrici direttamente da qui.

Puoi rivolgerti a uno dei numerosi centri antiviolenza sul territorio nazionale, dove potrai trovare ascolto, consigli pratici e una rete di supporto concreto. La lista dei centri aderenti alla rete D.i.Re è qui.

***

La newsletter di Alley Oop

Ogni venerdì mattina Alley Oop arriva nella tua casella mail con le novità, le storie e le notizie della settimana. Per iscrivervi cliccate qui.

Per scrivere alla redazione di Alley Oop l’indirizzo mail è alleyoop@ilsole24ore.com