Ue, un anno di progressi verso la parità di genere (ancora lontana)

Come stanno le donne in Europa? In occasione dell’8 marzo, Giornata internazionale della donna, la Commissione Europea ha pubblicato il documento di lavoro 2024 Report on gender equality in the EU. Si tratta di una nuova relazione che traccia i progressi compiuti in materia di parità di genere nell’UE, tenendo come punto di riferimento la sua strategia per la parità di genere 2020-2025.

La maggior parte delle azioni previste nella strategia, viene evidenziato nello studio, sono già state realizzate, ma il cammino verso la piena uguaglianza è ancora lungo.

Politiche specifiche di genere

Il 2023 ha segnato il quarto anno della strategia dell’UE per la parità. In questi anni l’Europa si è impegnata in diversi ambiti: dall’attuazione della trasparenza retributiva, all’aumento della rappresentanza delle donne nei consigli di amministrazione fino a fare fronte comune contro la violenza.

Il testo definitivo della direttiva sull’equilibrio di genere nei consigli di amministrazione delle società è stato adottato dal Consiglio nell’ottobre 2022 (un decennio dopo la proposta iniziale della Commissione) aprendo la strada a una rappresentanza più equilibrata di uomini e donne nelle posizioni apicali nelle aziende. L’obiettivo era quello di introdurre procedure di assunzione trasparenti nelle società in modo che, entro la fine di giugno 2026, il 40% dei posti di amministratore senza incarichi esecutivi e il 33% di tutti i posti di amministratore siano occupati dal sesso sottorappresentato.

Un anno dopo è arrivata la direttiva sulle misure vincolanti in materia di trasparenza retributiva. Adottata nel 2023, obbliga le imprese a essere più trasparenti in merito alle retribuzioni. In base alle nuove norme, le imprese dell’UE sono tenute a fornire informazioni sulle retribuzioni e a intervenire se il divario retributivo di genere supera il 5%. La direttiva ora dovrà essere recepita dai singoli stati membri, compresa l’Italia.

Sul fronte della violenza di genere, a giugno 2023 si è concluso il processo di adesione dell’UE alla Convenzione di Convenzione di Istanbul, mentre a febbraio il Parlamento Europeo e gli Stati dell’Unione Europea hanno raggiunto un accordo sulla direttiva per combattere diversi tipi di violenza contro le donne, offline (come mutilazioni genitali femminili e matrimoni forzati) e online (diffusione non consensuale di materiale intimo). L’intesa dovrà ora essere approvata dal Parlamento Europeo e dal Consiglio. A quel punto gli Stati membri avranno 3 anni di tempo per attuare la direttiva.

Rappresentanza politica

La Commissione ha compiuto alcuni progressi nel raggiungimento dell’equilibrio di genere nei suoi livelli di gestione e al 1º marzo 2024 le donne occupavano il 48,5 % di tutte le posizioni dirigenziali all’interno dell’istituzione.

In generale però le donne sono ancora meno rappresentate rispetto agli uomini sulla scena politica a tutti i livelli, nonostante costituiscano più della metà della popolazione: solo 6 paesi dell’UE hanno raggiunto un equilibrio di genere superiore al 40% tra i membri dei loro parlamenti (con 7 Stati membri con meno del 25% di parlamentari femminili); solo 5 Paesi sono guidati da donne.

Come scrive lo European Parliamentary Research Service nel febbraio 2024 la percentuale di donne al Parlamento Europeo era del 39,9 %, al di sopra della media europea dei parlamenti nazionali (31,6 %) e di quella mondiale. Secondo i dati delle Nazioni Unite, in media, solo il 26,5% dei parlamentari sono donne a livello globale.

L’attuale Commissione Europea, la prima a guida femminile, è anche la più equilibrata dal punto di vista del genere nella storia. Il Collegio è ora composto da 13 donne (48,1%) e 14 uomini ed è presieduto da una donna. 

La percentuale di donne in politica sta crescendo ma è ancora lontana dall’essere rappresentativa delle diverse società. A livello mondiale, alla velocità attuale con cui si stanno compiendo progressi, non raggiungeremo la parità di genere nei parlamenti nazionali prima del 2063, secondo i calcoli di Un Women.

Un nuovo banco di prova saranno le elezioni europee del 6-9 giugno. Nel 2024, in quello che è stato definito un “anno super-elettorale”, anche gli elettori europei sono chiamati alle urne e dovranno eleggere i membri del Parlamento Europeo.

Dream team

Oltre che elettrici, le donne hanno un ruolo attivo sulla scena politica. Molte sono infatti le donne di alto profilo a capo delle istituzioni europee.

Roberta Metsola è presidente dell’Europarlamento. Ursula von der Leyen ha appena annunciato la sua candidatura per un secondo mandato alla guida del braccio esecutivo dell’Unione Europea. Christine Lagarde presiede la Banca Centrale Europea fino al 2027 mentre nel dicembre del 2023 i ministri dell’Economia europei hanno scelto la collega spagnola, Nadia Calviño, per un mandato di sei anni alla guida della Bei. 

Dopo le elezioni del 2024, la presenza femminile potrebbe salire ancora di più. Secondo una ricostruzione di Politico, i profili favoriti a occupare i ruoli di più alto livello sono infatti tutti di donne: oltre a Von der Leyen, anche la maltese Roberta Metsola potrebbe essere confermata; Mette Frederiksen, attuale prima ministra della Danimarca, potrebbe diventare presidente del Consiglio Europeo; e Kaja Kallas, oggi Premier dell’Estonia, potrebbe assumere la carica di Alto Rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza.

Benefici per tutti

Secondo l’indice sull’uguaglianza di genere, calcolato dall’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere, Eige, il punteggio totalizzato dell’UE nel 2023 è stato pari a 70,2 (su 100 punti), il che rappresenta il maggiore incremento annuale nel punteggio complessivo mai raggiunto dall’indice (+1,6 punti) da quando l’indice è stato introdotto dieci anni fa. 

Al 2050, i dati mostrano che, migliorando l’uguaglianza di genere, si potrà portare il prodotto interno lordo dell’UE a 3,15 trilioni di euro, che rappresenta un aumento di quasi il 10% rispetto rispetto a ora, stima lo stesso Eige

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