Le ragazze stanno bene? L’indagine di Ipsos e Save The Children dice di no

Le ragazze stanno bene? A tentare una risposta è l‘indagine condotta da Ipsos e Save The Children e resa pubblica per San Valentino, con la campagna social #chiamalaVIOLENZA che ha il volto della scrittrice Chiara Tagliaferri e dei ragazzi e delle ragazze del Movimento Giovani

Il campione del sondaggio

Lo studio si concentra su aspetti precisi. E chiede a un campione di giovani tra i 14 e i 18 anni come vengano vissute le relazioni, quanto i comportamenti violenti e di controllo, agiti e subiti, siano considerati normali e quanto siano accettati.

Il principale pregio del progetto è forse quello di affrontare la questione non tralasciando alcun aspetto: dagli stereotipi di genere al tema del consenso al rapporto sessuale. E le 800 interviste, condotte attraverso quella che con un acronimo è definita CAWI (ovvero Computer Assisted Web Interview), finiscono per disegnare una fotografia dai contorni ben definiti.

Il report si arricchisce inoltre della partecipazione del Dipartimento giustizia minorile e di comunità e del supporto delle Unità di servizio sociale per minorenni e degli istituti penali per minorenni.

La restituzione riguarda innanzitutto il livello di sensibilizzazione sulle tematiche di genere, ma più in generale è termometro sulle opinioni dei nostri adolescenti riguardo alle relazioni sentimentali e a quelle intime, in una dimensione che include sia la vita on line sia quella off line.

La gelosia è ancora ritenuta una prova d’amore

Sulla gelosia il 30% degli adolescenti dice di continuare a considerarla un segno d’amore. Si tratta del primissimo indicatore, invece, su cui ogni operatrice di centro antiviolenza invita a porre massima attenzione: possesso non è amore, ma è controllo e strategia di asservimento. Il 21% del campione ritiene normale condividere la password dei social e del cellulare: rinunciare alla propria privacy (e dunque alla propria libertà di movimento) continua a essere una condotta imposta, e accettata, come prova del sentimento. Il 65% degli intervistati e delle intervistate dichiara di aver subìto dal partner almeno un comportamento di controllo.

Anche lo schiaffo è normalizzato, in una percentuale del campione tutt’altro che irrisoria perché raggiunge il 17% delle ragazze e dei ragazzi tra i 14 e i 18. Uno/a su cinque (19%) dichiara di essere stato spaventato.

Su violenza sessuale e colpevolizzazione delle vittime 

Il 43% degli intervistati, sul tema del consenso al rapporto sessuale, pensa che di fatto sia la vittima a scegliere. Ferma rimane la percezione della responsabilità della persona offesa nel caso di stupro: il 29% degli adolescenti additano le vittime per il modo di vestire o di comportarsi; il 24% ritiene che la donna che non dica chiaramente di “no” sia, in fondo, disponibile al rapporto. Neanche l’abuso delle sostanze rileva: il 21% degli interrogati, è molto o abbastanza d’accordo con il fatto che una ragazza, seppur sotto l’effetto di sostanze, sia comunque in grado di acconsentire (o rifiutare) un rapporto sessuale.

La resistenza degli stereotipi

Sugli stereotipi il sondaggio conferma, tra l’altro, l’attribuzione del carico di cura alle donne. Il dato si aggancia alle ragioni per cui resta alto il tasso di disoccupazione femminile, anche tra quante hanno raggiunto alti livelli di istruzione, e alla difficoltà di carriera. Sono evidenti i fattori che limitano da sempre alle donne l’ingresso (o la permanenza) nel mondo del lavoro, specie nelle professioni più remunerative. Metà del campione pensa del resto che prendersi cura in modo più attento delle persone sia una prerogativa tutta femminile; come il 39% ritiene che a essere più inclini a sacrificarsi per il bene della relazione siano proprio le donne.

Violenza fisica e comportamenti lesivi

Sulle aggressioni fisiche (e dunque sulla forma più evidente della violenza di genere), i numeri si fanno importanti: siamo a metà del campione, con il 52% degli adolescenti in coppia che dichiara di aver subìto comportamenti violenti. Tra le condotte riferite come frequenti, spiccano il fatto di essere cercati con insistenza al telefono (34%); l’essere stati oggetto di un linguaggio violento (29%); l’essere ricattati (23%); ma anche quello di ricevere con insistenza la richiesta di foto intime (20%), essere spaventati da atteggiamenti violenti (schiaffi, pugni, spinte, lancio di oggetti, 19%).

Quello che emerge è un dato che preoccupa: “L’accettazione diffusa di forme di controllo tra le coppie di adolescenti, la tolleranza nei confronti di pratiche violente e la persistenza di stereotipi di genere” sono condotte che Antonella Inverno, Responsabile ricerca e analisi di Save the children, sottolinea con grande puntualità.

Lo studio accende un faro su alcuni tra gli indicatori più importanti per comprendere quale sia la percezione e quale l’assetto delle relazioni sentimentali tra gli adolescenti di oggi, lasciandoci la consapevolezza che – se aspiriamo a rapporti improntati alla parità e al rispetto –  siamo ancora piuttosto lontani dalla meta.

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Se stai subendo stalking, violenza verbale o psicologica, violenza fisica puoi chiamare per avere aiuto o anche solo per chiedere un consiglio il 1522 (il numero è gratuito anche dai cellulari). Se preferisci, puoi chattare con le operatrici direttamente da qui.

Puoi rivolgerti a uno dei numerosi centri antiviolenza sul territorio nazionale, dove potrai trovare ascolto, consigli pratici e una rete di supporto concreto. La lista dei centri aderenti alla rete D.i.Re è qui.

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