Dietro il giardino “La balance de Némésis” ci sono la sensibilità e l’attenzione di una paesaggista forestale. E’ la creazione verde con cui ima giuria di esperti mondiali ha selezionato, su oltre 150 progetti partecipanti da tutto il mondo, Pamela Nichele per il migliore progetto italiano al Festival Internazionale dei Giardini a Chaumont-sur-Loire.
Il tema della 32^ edizione assegnato da Chantal Colleu-Dumond, direttrice della rassegna, era “Il giardino resiliente”: con riferimento al cambiamento climatico, al deterioramento del mondo vivente, alla fragilità, squilibrio e incertezza che oggi sono al centro delle preoccupazioni e implicano il bisogno di adattamento.
Yin e Yang
Pamela Nichele, con gli architetti paesaggisti Federico Zomero e Alice Coin, ha dimostrato di aver centrato e interpretato l’argomento del concorso, ideando personalmente e avvalendosi di centinaia di specie portate direttamente dall’Italia.
“Nella mitologia greca – racconta Pamela ad Alley Oop – Nemesi è la dea della giusta rabbia e colei che ristabilisce l’armonia. Ci siamo ispirati a Nemesi per il nostro giardino, per contrapporre due tipi di disastro frequenti nell’ecosistema: alluvioni e incendi, acqua e fuoco, esprimendoli con i due elementi dello Yin e lo Yang, il bianco e il nero“.
Gli architetti paesaggisti hanno utilizzato specie che sopravvivono in questi contesti estremi, due alberi che hanno fatto della resilienza il loro supporto evolutivo: il pioppo bianco che si riproduce rapidamente utilizzando l’acqua per diffondersi a partire dalle sue radici; e il pino delle Canarie che libera meccanicamente i suoi semi a contatto con il fuoco.
“Ognuno di questi alberi occupa un lato del giardino – spiega Pamela -, diviso da un ampio sentiero. Orme umane hanno segnato questo passaggio, simbolo della nostra impronta sul pianeta. Da entrambe le parti, il vuoto lasciato dal disastro si riempie di queste due specie pioniere, dalle più giovani alle più maestose”.
Equilibrio
La creazione costruita dall’azienda vivaistica Vivai della Colombara a Cittadella, di cui Pamela Nichele è co-titolare con i fratelli Matteo e Alberto, e Giardini&giardini, vuole esprimere le forze contrapposte che da sempre animano la vita e determinano la complementarietà.
Figura centrale dell’opera green è un culbuto: un grande solido rotondeggiante come un uovo, all’interno del quale è alloggiato un peso che tende, dopo averlo fatto oscillare e sbilanciato, a farlo ritornare nella posizione eretta.
“Rappresenta – descrive Pamela – l’equilibrio raggiunto dalle piante nonostante l’ostilità degli spazi e costituisce un punto di riflessione per il visitatore che sarà tentato di destabilizzarlo. Il culbuto identifica l’essere umano come un elemento in grado di modificare e mettere in crisi il proprio ambiente e dimostra come può ispirarsi alla natura per ricercare un nuovo adattamento e un equilibrio tra forze opposte”.
Il cambiamento climatico
Pamela è cresciuta nel mondo dei giardini, da una famiglia veneta che lo scorso luglio ha festeggiato i 70 anni. Si è laureata in progettazione di parchi e giardini. Ha frequentato la facoltà di agraria dell’università di Padova e poi un master di paesaggio a Barcellona.
“Sono stata invitata a tenere una lezione nel master dell’università Iuav a Venezia – dice ad Alley Oop -. Dopo la lezione uno studente ha chiesto di fare il tirocinio nella mia azienda. Federico Zomero si è spostato per mesi da Spilimbergo, la sua città di residenza, a Cittadella. E’ stato un progetto partecipato, cui abbiamo lavorato a tre mani”.
Sensibilità e attenzione sono virtù fondamentali del paesaggista. “Si lavora in un terreno vivo – sottolinea Pamela Nichele -, dove ci sono la terra e le piante che a differenza degli uomini e degli animali non si muovono o comunicano, non danno segnale di malessere”.
Sul cambiamento climatico il giudizio di Pamela è che le piante da tempo manifestano una mutazione. “Asiago, località in provincia di Vicenza – prosegue -, era la zona dell’abete bianco e rosso. Adesso predomina il faggio: il clima sta cambiando e la natura sta adottando soluzioni. Le piante hanno già adattato meccanismi per risolvere il problema del cambiamento climatico, mentre noi non siamo capaci di modificare abitudini e modi di vivere”.
Un paesaggista deve sapere captare i meccanismi. “Vedere tanti elementi esogeni che mettono in crisi i paesaggi – evidenzia Pamela Nichele -. Nel momento in cui la terra si riscalda di più e l’acqua arriva come una bomba, è fondamentale avere un occhio ecologista e d’impatto. Come per un giardino, un piccolo pezzo di natura per quanto plasmata dall’uomo”.
L’opera rimarrà stabile fino a novembre al Castello di Chaumont.
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