Le donne continuano a morire prevalentemente in famiglia. La conferma arriva dai dati diffusi dal ministero dell’Interno, sulla base del report settimanale e di quello annuale, che mostrano anche come a fronte di un calo degli omicidi totali negli ultimi 4 anni, ci sia stato un aumento delle vittime donne. Qualche lieve segnale di miglioramento nei numeri dell’ultimo anno, che confermano comunque un fenomeno strutturale e costante, mentre resta pesante il bilancio delle violenze sessuali. In un Paese con una legislazione avanzata, resta ancora pesante dunque la piaga della violenza di genere: le leggi ci sono ma non bastano a salvare le donne, come mostra il drammatico caso del femminicidio di Celine Frei Matzohl, trovata morta nell’appartamento dell’ex fidanzato a Silandro, in Alto Adige. La ragazza aveva presentato una querela nel mese di giugno, in cui ha riferito di un unico episodio avvenuto mentre si trovava con il compagno in un’autovettura, durante il quale lo stesso l’avrebbe percossa e minacciata. Il reato contestato (minaccia aggravata), non prevede misure cautelari.
Nel 2023 sono 74 le donne uccise, 59 in famiglia
Il femminicidio di Celine Frei Matzohl è l’ultimo di una serie ancora troppo lunga. Sono 74 le donne uccise dall’inizio dell’anno, 4 in meno rispetto all’anno scorso, 59 di loro hanno trovato la morte in famiglia. Secondo i dati del report settimanale del Viminale, al 13 agosto sono stati registrati 205 omicidi, con 74 vittime donne, di cui 59 uccise in ambito familiare/affettivo (erano 68 un anno fa). Di queste, 36 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner, su un totale di 40 persone uccise dal partner o ex.
Dal 2019 diminuiscono gli omicidi in totale, aumentano le vittime donne
Il ministero dell’Interno ha pubblicato come ogni anno il rapporto sul 2022, che contiene un focus in materia di violenza di genere, attraverso lo studio e l’analisi di tutti i dati interforze acquisiti dalla Banca Dati delle Forze di polizia, che vengono confrontati con le informazioni che pervengono dai presidi territoriali di Polizia di Stato e Arma dei Carabinieri. Nel 2022 sono stati commessi 314 omicidi volontari rispetto ai 304 del 2021 (incremento del 3%) di cui 124 con vittime donne (+4% rispetto al 2021), 102 uccise in àmbito familiare/affettivo. Di queste, 60 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner. Una diminuzione, invece, si rileva per i delitti conplessivi commessi in àmbito familiare/affettivo, che da 148 scendono a 139 (-6%). Rispetto all’anno precedente, nel 2022 risultano in flessione (-15%) sia il numero di omicidi commessi dal partner o ex partner, che da 78 scendono a 66, sia le relative vittime donne che da 69 diventano 60 (-12%). Operando il confronto tra i due estremi del quadriennio, cioè tra il 2019 e il 2022, si osserva un decremento degli eventi complessivi (-2%). Tale decremento è riconducibile alla riduzione delle vittime di sesso maschile (-5%), mentre per le vittime di genere femminile si registra un incremento del 4%.
Violenze sessuali ancora in aumento negli ultimi due anni
Nel quadriennio 2019-2022, il Viminale evidenzia che, per gli atti persecutori e i maltrattamenti contro familiari e conviventi, dopo un trend in progressivo e costante incremento, nel 2022 tali delittuosità mostrano un significativo decremento. Le violenze sessuali, invece, a fronte di un decremento nel 2020 rispetto all’anno precedente, mostrano un andamento in costante incremento nel biennio successivo. Per quanto attiene alle vittime delle fattispecie di reato monitorate nel periodo in esame, l’incidenza di quelle di genere femminile risulta pressoché costante, attestandosi tra il 74% ed il 76% per gli atti persecutori, tra l’81% e l’83% per i maltrattamenti contro familiari e conviventi e con valori che oscillano tra il 91% e il 93% per le violenze sessuali. In termini percentuali i dati relativi ai “reati spia” fanno, infatti, registrare nel 2022 una flessione degli atti persecutori (-10%) e dei maltrattamenti contro familiari
e conviventi (-4%), mentre per le violenze sessuali l’incremento è pari all’11%.
La violenza domestica ancora non viene denunciata
Oltre ai numeri, il rapporto presenta un’indagine campionaria che indaga la percezione della criminalità e della violenza tra i cittadini. I dati emersi hanno evidenziato uno spaccato domestico che riguarda diversi nuclei familiari e che si basa su forme di sopraffazione e abuso sottili, spesso non denunciate o che più facilmente passano sotto silenzio, come possono esserlo le umiliazioni quotidiane o le minacce. In più di un caso su dieci (11,6%) si registrano umiliazioni e insulti in àmbito familiare; il 5,6% ha subìto minacce, il 4,5% è stato vittima di atti persecutori, il 3,8% di maltrattamenti in famiglia. Più del 3% del campione ha subìto lesioni e percosse, l’1,8% segregazioni in casa, l’1,3% violenze sessuali. Le vittime hanno dichiarato di aver subìto la violenza da parte del partner nel 20,6% dei casi, di un ex partner nel 30,3% dei casi, mostrando come più della metà degli abusi in àmbito familiare sia strettamente legato al rapporto di coppia. Nel 49,1% dei casi, invece, la vittima ha subìto violenza da parte di altro familiare.
Per genere, le donne hanno subìto violenza da parte del partner nel 24,5% dei casi, dell’ex partner nel 30,6% dei casi, da altro familiare nel 44,9% dei casi. Se per le donne più della metà degli abusi in famiglia (55,1%) sono da imputare al partner o all’ex, per gli uomini le percentuali si capovolgono: il 54,5% dei rispondenti di genere maschile è vittima di violenze da altro familiare. Il 29,9% è stato vittima di violenza da parte dell’ex partner, mentre il 15,6% da parte del partner. Al momento della violenza, 6 vittime su 10 si trovavano tra le mura domestiche, il 13,7% era per strada o comunque in altro luogo pubblico (12%). L’8% delle vittime ha subìto violenze mentre era sul posto di lavoro, il 5,7% sui mezzi pubblici. La violenza subita nella maggioranza dei casi non si è ripetuta (52,6%), mentre per il 47,4% delle vittime non si è trattato di un caso isolato. Una violenza su tre è avvenuta alla presenza di un minore (33,7%), ma nella maggioranza dei casi (66,3%) non erano presenti minori al momento dei fatti. Rispetto alla violenza subìta, il 31,6% delle vittime si è difesa da sola; il 24,2% delle vittime non ha fatto nulla; il 19,5% ha chiesto aiuto a parenti, amici o colleghi. L’8,2% ha sporto denuncia presso un ufficio di Polizia o Carabinieri, il 6,1% ha contattato il numero di pubblica utilità 1522, il 5,6% si è rivolto invece a un centro antiviolenza, mentre il 4,8% delle vittime ha richiesto un intervento tramite il 112.
Una donna su cinque riferisce di aver subìto molestie sessuali
Ad oltre un intervistato su 10 è capitato di essere vittima di molestie sessuali (11,4%), una percentuale senza dubbio degna di nota e ancor più allarmante se si considera che questo tipo di abusi tende solitamente ad essere sottostimato, per la reticenza delle vittime a parlare di episodi tanto delicati, causa di turbamento ed imbarazzo anche a distanza di tempo. Tra le donne è nettamente superiore che tra gli uomini l’incidenza di molestie di natura sessuale: riferisce di esserne stata vittima il 18,9% – quasi una su cinque –, a fronte di un più contenuto 3,4% degli uomini. Le molestie avvengono in contesti eterogenei, da parte di figure diverse. In oltre un quarto dei casi il/la responsabile è un conoscente (21,4%), in un altro quarto uno sconosciuto (20,5%), ma sono numerosi anche i casi in cui si tratta di un parente (18,8%) o di un collega (17,9%). Seguono il datore di lavoro (7,7%), un vicino di casa (6,8%), un superiore (6%). L’ambiente di lavoro fa da scenario alle molestie sessuali, complessivamente, in almeno il 31,6% dei casi, quasi un terzo; tuttavia, le insidie sembrano provenire potenzialmente da tutti gli ambienti, compreso quello famigliare. Tra coloro che hanno subìto molestie, la larga maggioranza ha ricevuto battute, allusioni insistenti (75,2%). La maggioranza riferisce anche proposte sessuali esplicite (51,3%) e un po’ meno della metà molestie fisiche (43,6%). Meno frequenti, ma estremamente gravi, i casi di aggressione fisica (16,2%) e di ricatto sessuale (15,4%), mentre il 13,7% ha ricevuto foto/video a sfondo sessuale.
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