Russia, parla Padre Guaita: il dissenso è arma di pace

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A quasi dieci mesi dall’invasione russa dell’Ucraina, la pace sembra ancora lontana. Ma il racconto della guerra come rigida divisione in blocchi contrapposti – da una parte l’Occidente, dall’altra la Russia – ha mostrato più di una crepa. Perché il popolo russo, come spiega ad Alley Oop Padre Giovanni Guaita, sacerdote e monaco di origini italiane che da anni esercita il suo ministero nella Chiesa ortodossa russa, non è affatto un monolite. E l’Europa sbaglia a confondere le scelte del governo con la posizione dei russi, molto più variegata di quanto emerga. Il dissenso esiste, eccome.

Il sermone del patriarca di Mosca

È tristemente noto il sermone che ha pronunciato il 6 marzo il patriarca ortodosso di Mosca Kirill a sostegno del conflitto russo-ucraino.  Al termine della Divina Liturgia nella Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca dapprima ha fatto riferimento al fatto che “questa primavera è stata offuscata da gravi eventi legati al deterioramento della situazione politica nel Donbass”, praticamente lo scoppio delle ostilità. Poi ha incentrato tutta la sua argomentazione sulla necessità di lottare contro i modelli di vita promossi dalle parate gay. “Se l’umanità riconosce che il peccato non è una violazione della legge di Dio – ha osservato – se l’umanità concorda sul fatto che il peccato è una delle opzioni per il comportamento umano, allora la civiltà umana finirà lì”. E le parate gay “sono progettate per dimostrare che il peccato è una delle variazioni del comportamento
umano”.

Il dissenso e l’appello di padre Guaita

La giornalista Katerina Vladimirovna Gordeeva nel suo canale youtube “Скажи Гордеевой” ha intervistato Giovanni Guaita, sacerdote e monaco della Chiesa ortodossa russa. Sardo originario di Iglesias, esercita il suo ministero presso la chiesa dei Santi Cosma e Damiano in pieno centro a Mosca. Assieme ad altri chierici ortodossi russi ha scritto e firmato a marzo una lettera aperta dopo l’inizio della cosiddetta operazione speciale, per chiederne l’interruzione. In sole 24 ore la lettera è stata sottoscritta da altri 300 rappresentanti della chiesa ortodossa.

Una scelta coraggiosa, quella di padre Giovanni, viste le nuove leggi del governo russo che considerano reato la diffusione delle fake news, là dove “guerra”, appunto, non è parola pronunciabile perché ritenuta non rappresentativa di un evento reale. “In pochissimo tempo questo appello ha racconto più di 300 firme di altri sacerdoti. Alcuni di noi sono stati puniti dall’autorità ecclesiastica in vari modi: parroci privati della parrocchia, sacerdoti trasferiti e altro. Non c’è però una linea comune in queste punizioni e censure, evidentemente tutto dipende dai singoli vescovi e dalle autorità locali, sia laiche che ecclesiali. Noi firmatari cerchiamo di mantenerci uniti e solidali tra noi”.

Smile ed emoticon in Facebook perseguibili per legge

Non è semplice in questo momento esprimere in modo così limpido il proprio dissenso, come Guaita conferma:  “Non nascondo la mia posizione di condanna di quanto le forze armate russe stanno facendo in Ucraina. Ovviamente una stessa cosa può essere detta in maniere diverse. Io cerco di non infrangere la legge russa, anche quando non ne condivido lo spirito, e qui la legge punisce anche semplicemente l’uso di alcune espressioni (guerra, invasione, attacco militare) rispetto ai fatti in corso in Ucraina. Anche uno smile o un’emoticon pubblicati in Facebook o altrove in rete possono essere considerati ‘discredito delle forze armate’ e puniti a termini di legge. Ma anche senza infrangere una legge pur così restrittiva si può lo stesso far capire in modo inequivocabile la propria posizione. Penso che da parte di un sacerdote sia di fondamentale importanza la testimonianza della verità e la chiara condanna di ogni violenza e abuso, anche a costo di correre qualche rischio”.

Nel suo libro “Un monaco in quarantena” padre Guaita paragona il cristiano a un passeggero in un treno. Il treno deve arrivare in una bellissima città, ma attraversa delle periferie sporche e brutte. Puoi uscire dal treno, ma non arriverai mai alla bella città, oppure restare sul treno e sopportare. “Sì, nel libro faccio questo esempio. Dico che dal finestrino del treno si possono vedere cose non belle, ma se esci dal treno non arriverai mai a destinazione. Scrivo anche che possono esserci altre situazioni. Per esempio, se non ti piacciono i compagni di viaggio. Se proprio non li sopporti, puoi uscire dal treno, ma lo stesso non arrivi a destinazione. E c’è anche una terza situazione: quando sei tu stesso a non piacerti, non sei contento di te. Ma in ogni caso bisogna restare sul treno, se sai che va nella direzione giusta”.

Il ruolo del sacerdote nella chiesa

Anche la posizione del patriarca sulle scelte sessuali di un individuo non è condivisa, perché, come racconta ad Alley Oop, “la chiesa per definizione è una società aperta. La chiesa non ha porte, cioè non può chiuderle davanti a nessuno. Dunque in chiesa vengono persone di tutti i tipi. E il sacerdote non solo può, ma deve accogliere tutti. Tutti noi andiamo in chiesa perché ne abbiamo bisogno, ognuno di noi ha bisogno di una cura, di una guarigione spirituale: proprio tutti, indipendentemente dal nostro orientamento sessuale, idee e posizioni personali… Il sacerdote è come il medico, ma un buon medico deve prescrivere a ogni persona concreta ciò che va bene per lei. Un sacerdote deve prima di tutto accogliere chiunque, poi capire che cosa fare in ogni caso concreto che cosa consigliare, se la persona chiede un consiglio. Un cattivo sacerdote è quello che pensa di avere le risposte a tutte le domande. Il sacerdote deve adattare la regola generale al caso specifico e ogni caso specifico è sempre unico”.

Padre Guaita non fa solo sermoni, ma dimostra con le sue azioni. Durante le manifestazioni contro il governo ha più volte accolto i manifestanti bisognosi di aiuto, perché in fuga dalle manganellate della polizia. Allo stesso tempo ha prestato aiuto anche ai poliziotti stanchi dopo la giornata di lavoro. Con entrambi ha cercato di intessere un dialogo, con alcuni è riuscito persino a pregare per la pace. Il sacerdote apre le porte a chi ha bisogno, senza guardare da dove viene o chi rappresenta.

Il giudizio sia sulle scelte del governo, non sul popolo russo

Padre Giovanni Guaita non ha mai desiderato abbandonare la Russia, pur potendo perché è anche cittadino italiano. A suo avviso, l’errore dell’Europa è identificare il male nella Russia e non nella scelta del governo. “Putin è russo, Putin ha iniziato un conflitto, tutti i Russi sostengono il conflitto” è un sillogismo sbagliato. Non è vero. L’Europa in questo modo fa un’equazione miope. “È evidente – afferma – che c’è sempre una grossa differenza tra le decisioni, giuste o sbagliate, prese da un governo, e il Paese o il popolo in questione”.

“Non tutti i russi – spiega Padre Guaita – condividono le decisioni e l’operato del loro governo. Condannare indiscriminatamente tutti significa non sostenere coloro che con enormi sforzi cercano in qualche modo di opporsi. La decisione presa da alcuni paesi dell’Ue di chiudere i confini per tutti i cittadini russi è totalmente sbagliata, infrange proprio i valori europei di pluralismo e a mio avviso è perfino disumana. Per quanto riguarda il boicottaggio di tutta la cultura russa, questa è una grande ingenuità una vera mancanza di intelligenza e cultura. Mi fa molto onore che negli ultimissimi giorni l’Italia ha dato in merito esempi di apertura ai più alti livelli”. A Milano alla Scala è infatti in scena dal 7 al 29 dicembre l’opera “Boris Godunov” di Modest Musorgskij.

Nonostante le posizioni apertamente in contrasto con il governo, Padre Guaita non vuole scappare dalla Russia. Vive là dal 1985, ha visto passare Gorbaciov, Eltsin, Perestrojka, Glasnost e ha accolto l’arrivo di Vladimir Putin. La storia insegna che certe situazioni possono accadere. Cosa può fare ognuno di noi per contrastare a guerra? “Ognuno di noi può innanzitutto pregare e poi partire da sé. La pace dipende da come mi comporto in metropolitana nell’ora di punta. Non ci resta che sperare. E, ovviamente, operare: perché, davvero, la pace inizia dal nostro impegno quotidiano, dal rifiuto di ogni forma di violenza, anche psicologica e verbale, e dalla sicurezza che il bene, in realtà, è più forte del male”.

Il patriottismo divide i popoli

Padre Giovanni è un uomo gentile. Le sue parole toccano il cuore di chi ascolta e arrivano leggere e piene di pace. La sua vita rappresenta il dissenso politico, ma le sue parole sono piene di comprensione e misericordia. Si sente italiano, uomo occidentale, ma anche moscovita. Sono più di trent’anni che ha lasciato la Sardegna. Allo stesso modo si augura che in Occidente guardiamo quanto accade ora in Russia, senza giudizi inutili, con la giusta empatia, cercando di fare uno sforzo e capire un Paese in cui l’Italia stessa ha portato tanta cultura.

“Soffro per la cultura russa e per il popolo russo, per questo patriottismo che divide, noi e l’Occidente. L’Occidente è anche dentro la Russia, tanti architetti come Bartolomeo Rastrelli hanno costruito qui edifici magnifici. Non si può dividere la cultura russa da quella europea, voi non esistete senza la Russia e la Russia non esiste senza l’Europa”.

Il futuro della Russia

In Europa, tuttavia, manca la vera percezione di quello che sta realmente accadendo in Russia e di cosa possa accadere. Padre Guaita ne parla con evidente dolore: “Purtroppo la situazione è molto pesante anche a livello psicologico. Tanti russi, in particolare dell’intellighenzia, vivono un autentico dramma morale, spesso proprio con un complesso di colpa collettiva, con un senso di vergogna. Il futuro in Russia ha tinte cupe. Quando finirà il conflitto armato, comunque esso finisca, le conseguenze a tutti i livelli saranno pesantissime. Dopo la campagna di Afghanistan la Russia ha vissuto ciò che gli Usa avevano vissuto dopo il Vietnam. Cosa succederà quando migliaia di russi torneranno con gravissimi traumi psichici (per non parlare delle menomazioni fisiche e dei tantissimi che non torneranno affatto…)? Il governo la dato l’amnistia a centinaia di criminali che hanno accettato di andare a combattere e li ha armati. Cosa avverrà al loro ritorno? Quante generazioni di russi si vergogneranno di quanto avviene in questi mesi? Quanto tempo ci vorrà per superare l’odio tra due popoli fratelli? Questo per non parlare delle conseguenze psichiche, morali, spirituali. Se aggiungiamo quelle economiche e relative alla sicurezza, che dureranno molto a lungo, si vede che il futuro appare davvero tenebroso. Eppure la storia russa ci insegna che i cambiamenti repentini, nel bene come nel male, sono di casa”.

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  • Corrado stefanini |

    Grazie del messaggio che ristora la mente del credente..mai confuso putin con tutti i russi. Nel il patriarca con la verità.. gli ucraini hanno dimostrato un resistenza a dir poco er oica

  • Claudio Bosetti |

    Bellissima ed interessante analisi nonché esperienza che aiuta a capire questa dolorosa situazione.
    Claudio Bosetti BERLINGO (BS)

  • Augusto Cavadi |

    In quanto membro del Centro palermitano del Movimento Nonviolento italiano non posso che apprezzare, e rilanciare, questa splendida testimonianza. Altre se ne potrebbero accostare anche tra il popolo ucraino che non va identificato con i suoi dirigenti politici attuali.

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