Cambio vita, Francesca Ruvolo: “Il mio ufficio è il mondo intero”

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Esiste un modo diverso di lavorare? Un modo diverso di vivere? Un modo per essere felici, secondo regole proprie e lontano dal canonico ufficio? Francesca Ruvolo ha iniziato a farsi queste domande da giovanissima. Le risposte, le ha sempre ricercate nel viaggio. Aveva 16 anni la prima volta che è partita, da sola, alla ricerca di nuove prospettive. Destinazione: Stati Uniti, Detroit. «Ho salutato la mia famiglia, a Roma, per un anno da exchange student. Lì, ho piantato il primo seme della libertà. Un seme che, crescendo, è diventato qualcosa di molto più importante e radicale» ricorda oggi.

Tornata in Italia, si diploma e si iscrive al corso di laurea in Scienze della Comunicazione, scegliendo di trascorrere l’ultimo anno della triennale in Erasmus in Spagna, a Valencia. «A 22 anni, avevo già vissuto due anni lontana da casa. Ricordo una sensazione di quel periodo: ogni volta che tornavo in Italia, mi assaliva un senso di pesantezza, come se non riuscissi a vedere chiaramente il futuro e avessi davanti a me un destino già scritto, simile a quello che stavano vivendo molti miei coetanei. La strada era segnata: uno stage, la speranza di un contratto, magari di una promozione dopo qualche anno, con uno stipendio sempre uguale e sempre livellato verso il basso, a fronte di giornate lavorative infinite e poco valorizzanti. All’estero, invece, l’energia che respiravo era completamente diversa».

Ma non è ancora tempo per rivoluzionare tutto. L’ora X arriva dopo la magistrale in marketing e lo stage da Armando Testa a Torino. «È lì che ho capito che per la mia vita avrei voluto qualcosa di diverso». Incontra un ragazzo, lui è appena tornato dal Messico e le racconta un viaggio epico, ricco di persone, colori, esperienze. Francesca si emoziona a tal punto che decide di fare le valigie e partire. «Ero circondata da persone che mi dicevano di non andare, che il Sud America non sarebbe stato sicuro per una ragazza da sola, ma ho seguito il mio istinto. L’ho fatto perché anche nei precedenti viaggi avevo conosciuto tante ragazze che giravano per il mondo senza paura, tutte straniere, molto più indipendenti e risolute di noi italiane. Così, ho deciso di non farmi fermare dal contesto locale e di credere in me stessa».

Arriva la svolta. Il viaggio in Messico è l’inizio della sua nuova vita: incontra persone che per lavorare hanno bisogno solo di un pc e di una connessione. Tutto questo accade circa 8 anni fa, quando in Italia tutto ciò era fantascienza. A lei invece sembra perfetto: si propone su piattaforme come Fiverr e UpWork e inizia a collaborare con Workaway come volontaria. Porta a casa circa 700-800 euro al mese e un bagaglio ricchissimo di esperienze. Il mondo diventa il suo ufficio. Per raccontare ciò che fa, apre un primo canale Youtube, Travel Generation, in inglese, a cui poi se ne aggiunge un secondo, completamente in italiano, WildFlowerMood. Oggi, questo è il suo canale principale nonché il nickname con cui tutti la conoscono online. «Sui miei profili social, racconto chi sono e mostro una vita fuori dagli schemi: randagia, meno convenzionale, a tutti gli effetti nomade. La mia casa? È un van».

Così, Francesca ha creato il lavoro con c’era. È un’imprenditrice digitale: lavora con collaborazioni, affiliazioni e soprattutto formazione. Quest’ultimo, in particolare, è un progetto che continua a rinnovarsi: «Ho un’Academy in cui insegno digital marketing, ma ho deciso di ampliare l’offerta dando spazio ad altre bravissime content creator italiane. Mi piace l’idea di fare squadra, credo sia indispensabile tra noi donne. Ahimè, il gender gap esiste anche nel mio settore: mi capita spesso di essere l’unica ragazza alle fiere per content creator o di avere retribuzioni nettamente inferiori a quelle dei colleghi maschi per un lavoro identico. Ma se una cosa, nella mia vita, l’ho imparata è che possiamo cambiare. O almeno possiamo provarci. Per questo, ho deciso di espandere l’Academy ampliando la rappresentazione femminile».

Un approccio che le arriva dagli anni trascorsi in viaggio, in particolar modo a Bali. È lì che, frequentando i primi co-working, ha scoperto che lavorare insieme era realmente possibile. Senza competizione, ma con una sana voglia di collaborare e potenziarsi a vicenda. «Certo – ammette – non è stato tutto semplice. Il primo anno e mezzo ho guadagnato pochissimo, ma non ho mollato. Ho continuato a creare contenuti e ho lavorato per farmi conoscere nel modo giusto. Del resto, con un sogno senza limiti come il mio, questo è l’unico approccio possibile».

La prossima tappa? Il Marocco, in van, a novembre e dicembre. E poi? «La mia regola è non avere regole. Circondati di persone che ti facciano sentire viva. Il resto verrà da sé».

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