Calcio, la Virtus Verona ritira l’iscrizione al campionato della squadra femminile

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Nell’era del professionismo del calcio femminile in Italia (almeno per le squadre di Serie A), c’è ancora chi si comporta da dilettante. È una brutta vicenda quella accaduta a Camilla Gobbetti, nipote di Roberto Baggio, il famoso Divin Codino. Esterno alto, mancina, gran tiro e ottima tecnica. Questo è il talento, ereditato dallo zio, di Camilla che in estate era pronta a vestire la maglia della Virtus Verona in una squadra che appariva ambiziosa e agguerrita. Ma le cose non sono andate come lei sperava.

La società Virtus Verona che ha la squadra maschile impegnata nel campionato di Serie C, conta circa 40 bambine per l’attività di base, insieme all’Under15, Under17 e Under19 femminile e a febbraio di quest’anno ha preso la decisione di voler investire anche nella prima squadra di donne. E così è andata a bussare alla società limitrofa Real San Massimo, impegnata già con una prima squadra femminile, per provare a raggiungere un accordo con il passaggio delle ragazze alla Virtus Verona per creare una squadra forte per l’Eccellenza e per tentare la promozione e il salto in Serie C, campionato nazionale.

Dopo qualche mese di trattative, viene stipulato un contratto che prevede l’impegno da parte della Virtus Verona di iscrivere la squadra al campionato, di fornire tutto il materiale alle atlete e di provvedere al rimborso spese delle tesserate. Ad agosto l’accordo viene raggiunto: l’iscrizione viene registrata in maniera regolare al campionato di Eccellenza e tutte le 25 ragazze del Real San Massimo diventano tesserate della Virtus Verona.

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Ma quattro giorni fa arriva la notizia che nessuno si sarebbe mai aspettato: la Virtus Verona decide di ritirare l’iscrizione al campionato di Eccellenza della squadra femminile. La motivazione è che dopo attenti calcoli, le spese sarebbero state eccessive. Calcoli che, viene da dire, si sarebbero pure potuti fare prima di firmare un contratto e iscrivere la squadra. Tant’è che la giustizia sportiva, chiamata in causa da questo improvviso dietro front, ora potrebbe sanzionare la società per aver disdetto l’iscrizione.

Il problema vero, però, è che tutte le ragazze, il cui cartellino è passato dal Real San Massimo alla Virtus Verona, ma anche di altre atlete giunte da diverse società e attratte dal progetto Virtus Verona, ora si trovano senza squadra a pochi giorni dall’inizio della stagione agonistica (il 18 settembre ci sarebbe stato il primo match di Coppa Italia, la settimana successiva la prima di campionato).

Il regolamento federale dice che per le società che non dispongono di una prima squadra, le ragazze in età di svincolo partono dalla classe 2003. Ecco perché molte di queste atlete dovranno restare ferme un anno senza poter giocare in una squadra. Per sua fortuna Camilla Gobbetti è nata proprio nel 2003 (ha 18 anni e ne compirà 19 a ottobre) e potrà svincolarsi. Certo è che a settembre cercare una nuova squadra può risultare molto difficile visto che ormai sono tutte già formate e pronte a iniziare la stagione.

Dalla Federazione sono arrivati i soccorsi: le iscrizioni al campionato sono state riaperte per 3 giorni per fare in modo che queste ragazze potessero tornare al Real San Massimo, dove però i dirigenti non hanno intenzione di spendere soldi considerando che si tratterebbe di un budget non previsto dopo la decisione della cessione delle tesserate alla Virtus Verona. La cifra tra iscrizione, materiale e quant’altro si aggirerebbe intorno ai 50 mila euro che ora Real San Massimo sta cercando di raggranellare attraverso qualche sponsor. Ma non è detto che la vicenda termini con un lieto fine.

La Virtus Verona ha lasciato a piedi i sogni e le speranze di queste ragazze. Anche oggi che finalmente si può concretamente desiderare di fare la calciatrice di mestiere, c’è ancora chi lotta per poter far parte di una squadra.

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