La lotta di Anna è riuscire a staccarsi dall’idea che l’arpa sia uno strumento angelico, quando richiede presenza e carattere. Quella di Valentina è smettere di dare un genere agli strumenti, come nel caso del contrabbasso che lei suona, considerato per molto tempo ‘maschile’. Ribaltano gli stereotipi Anna Astesano e Valentina Ciardelli, giovani e talentuose musiciste trapiantate a Londra che compongono il duo “The Girls in the Magnesium Dress”, collaborazione cameristica innovativa che ha come protagonisti il contrabbasso e l’arpa. A maggio è uscito l’album intitolato ‘Ruutsu’ (Da Vinci Classics), che racconta le influenze tra la musica giapponese ed europea, debuttando al Teatro La Fenice di Venezia.
Anna Astesano, allieva di Fabrice Pierre e Gabriella Dall’Olio, è vincitrice di numerosi premi nazionali e internazionali. Ha collaborato con orchestre di rilievo come la Royal Opera House di Covent Garden, la London Philharmonic Orchestra, il Maggio Musicale Fiorentino tra le molte. Valentina Ciardelli è contrabbassista e compositrice nata a Lucca, ha già conquistato numerosi concorsi di prestigio internazionale tra cui un Global Music Award e il BBC Music Magazine Rising Star 2020.
Nel suonare in duo esistono equilibri sia dal punto di vista artistico, sia pratico. Valentina e Anna hanno ruoli definiti: la prima è addetta alla stesura dei brani, la seconda è dedita alla comunicazione, ma la scelta del repertorio è comune. “E’ una lezione di vita – spiega Valentina – E nel caso di arpa e contrabbasso è uno scambiarsi al 50 per cento anche le opinioni musicali, un dialogo alla pari. In realtà quello che siamo sul palco è anche lo specchio della nostra vita”.
Il nome “The Girls in the Magnesium Dress” prende il nome da uno dei brani orchestrali più conosciuti del compositore Frank Zappa, riferimento in particolare di Valentina fin da piccola, la sua stella-guida tanto da avere ispirato l’idea stessa alla base del nuovo progetto con la celebre frase “non c’è progresso senza deviazione dalla norma”.
Valentina è una musicista eclettica, porta avanti un approccio esplorativo dello strumento per espanderne i confini abituali del suo repertorio solistico. “La filosofia di Zappa è presente in molte trascrizioni eseguite dal duo – precisa Valentina – ed esprime proprio una deviazione da quello che si trova nella musica da camera ufficiale”.
La decisione di dare all’album il titolo “Ruutsu”, che nell’alfabeto giapponese significa “Radici”, deriva dall’ interesse nel ricercare connessioni – forti, interessanti, vaste come i rami che si intrecciano – tra la cultura occidentale, soprattutto europea e del Nord America, e giapponese. Il progetto è nato dal brano “Elegy” di Yoshihisa Hirano, compositore noto nel mondo dei Manga e dei videogiochi, che aveva conosciuto Valentina in occasione del suo ultimo album. Voleva scrivere un brano che includesse il contrabbasso, e quando il Maestro ha scoperto il duo è rimasto folgorato, dedicando “Elegy” a entrambe. E’ partita così l’idea di creare un programma intorno al mondo giapponese. La ricerca derivata dopo è stata più dettagliata e si è espressa nello studio di tutti i compositori in Europa: tra coloro che avevano tratto ispirazione dal mondo dall’Estremo Oriente, c’è una prevalenza francese e italiana, tra cui Ravel, Saint-Saëns, Puccini.
Nel disco accanto ai poemi di Mallarmé musicati da Ravel, le Chanson di Saint-Saëns, il brano “Butterfly Effect” ispirato a Puccini, tutti arrangiati da Valentina, ci sono brani del compositore giapponese Miaygi e dell’Ennio Morricone nipponico Yoshihisa Hirano.
“L’idea era rendere in musica questo omaggio alla musica giapponese in modo elegante – sottolinea Anna – senza cadere nello stereotipo dell’imitazione minimalista“. Anche per quanto riguarda la composizione, tecnicamente c’è stata una ricerca importante nella parte di scrittura. “In questo disco non ci sono solo brani originali – descrive Valentina – ma anche un repertorio trascritto come nel caso dei tre poemi di Ravel su testo di Mallarmé, oppure la parafrasi dell’opera Madame Butterfly di Puccini. E’ delicato il fatto di andare a toccare e riadattare su strumenti differenti, quello per cui sono stati scritti: bisogna fare un’analisi tecnica accurata dei brani, capire lo scheletro, significato e colore, per cercare di ricucirlo addosso senza distruggere quello che l’autore voleva dire con l’organico originale”.
Valentina ha dovuto ripensare a catturare il suono, comprendere l’atmosfera del brano e cercare di ricrearla con arpa e contrabbasso.
“The Girls in the Mangnesium Dress” si sono incontrate a Londra nel 2018 al Trinity Laban Conservatoire of Music and Dance di Londra. Qui attualmente Valentina è assistente di cattedra di Leon Bosch ( e professoressa al London Performing Academy of Music), come Anna nella classe di Gabriella Dall’Olio. L’ arpa per tradizione è uno strumento femminile, ma c’è un problema connesso all’immagine come racconta Anna, perché “il femminile automaticamente equivale a etereo, gentile e delicato”.
Storicamente l’arpa nasce come strumento introspettivo del pianoforte per le donne da salotto in giro per l’Europa. “La mia lotta come donna – ribadisce Anna – è riuscire a staccarmi da questa idea per cui l’arpa e uno strumento angelico, cui si sentono le corde svolazzare in un’immagine perfetta. Non è altro che uno stereotipo, perché ci vuole manualità fisica, ruvidità delle mani, una forza nelle braccia“.
Valentina proviene dal contrabbasso, uno strumento che è stato considerato per molto tempo ‘maschile’. “Fisicamente ha delle richieste – dice – più uno è alto e ha le mani grandi è avvantaggiato, ma oggi ci sono strumenti più piccoli che possono essere suonati da ragazze, mani femminili in grado di tirare fuori un suono gigantesco”.
Valentina sta sperimentando che si può adattare la tecnica contrabbassistica a mani, per cui non è mai stata scritta, al contrario del repertorio in prevalenza maschile.
“Le mie mani sono grandi, ma fragili rispetto a quelle degli uomini – spiega Valentina – Ho dovuto adattare la tecnica alla flessibilità, all’agibilità della mano più che alla forza. Alle donne che vogliono suonare il contrabbasso bisogna dare gli strumenti giusti, per poter fare quello che fa l’uomo. Inoltre è uno strumento orchestrale, e solo ora si sta riempiendo del repertorio solista. Ci sono donne della mia generazione che stanno spingendo non attraverso la quota rosa, ma la meritocrazia per avere gli stessi strumenti e andare avanti come fa un uomo nel nostro lavoro”.
Per entrambe la musica è un linguaggio che appartiene all’essere umano. A giudizio di Valentina l’artista è alla stregua di un sacerdote, uno sciamano, un tramite di cose che le persone non riescono a tirare fuori: è maieutica. E suonare equivale a entrare in contatto con l’io interiore, le proprie emozioni in una forma di autoanalisi.
“I governi – conclude la musicista – dovrebbero dare uno strumento a bambini di qualsiasi ceto sociale, per la possibilità di un riscatto emotivo e di inclusione”.
Se Anna avesse una lampada di Aladino, chiederebbe onestà intellettuale del musicista che suona, e che la musica ottenga il rispetto che merita nel mondo del lavoro.
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