Quando i podcast in Italia erano seguiti solo da pochi appassionati, Giulia Cuter e Giulia Perona sceglievano la voce per inaugurare il progetto Senza rossetto. Siamo nel 2016, in America il genere true crime conquista gli ascoltatori che vivono ogni giorno la metro per andare al lavoro. Sulle nostre piattaforme invece le Giulia tentano il piano ambizioso di entrare nelle cuffiette della gente per raccontare storie di donne. L’idea delle due autrici nasce il 2 giugno 2016 per festeggiare il settantesimo anniversario del primo voto politico delle donne italiane durante il referendum del 1946, che chiedeva ai cittadini di scegliere tra Monarchia e Repubblica. I giornali dell’epoca titolavano “Senza rossetto nella cabina elettorale!”, invitando le donne a recarsi ai seggi struccate per non rischiare di macchiare la scheda col trucco e inficiare il proprio voto. L’anno dopo, nel 2017, il mondo intero parla di metoo e in ogni città sfilano cortei a sostegno della campagna “Non una di meno”.
In questo contesto i social non sono più semplici community, diventano piuttosto comunità a tutti gli effetti in cui mettere insieme le competenze e fare la propria parte in questo pezzo di mondo che prova a cambiare. Giulia Cuter e Giulia Perona vengono allora riconosciute come due narratrici femministe, e all’inizio non è facile stare dentro a questo ruolo. Ne avvertono la responsabilità, soprattutto perché non provengono dall’accademia e non sono specializzate in studi di genere. Eppure la devozione alle storie, che le ha unite sin dall’esperienza tra i banchi della Scuola Holden, ha saputo sbaragliare i timori mettendo loro di fronte l’opportunità di una piccola rivoluzione. Senza rossetto è diventato negli anni anche una newsletter e un libro (Le ragazze stanno bene, edito Harper Collins), nonché un punto di riferimento per la letteratura italiana femminista. E non solo, visto che l’esempio di questo contenuto editoriale dimostra come la cultura rimanga una forma altissima di attivismo.
Non è senza rossetto
La lotta oggi continua con una esclusiva Audible, società Amazon tra i maggiori player nella produzione e distribuzione di audio entertainment di qualità (audiolibri, podcast e serie audio). Il prossimo 9 giugno infatti sarà disponibile sulla piattaforma “Non è senza rossetto”, il nuovo podcast di Giulia Cuter e Giulia Perona che di puntata in puntata cercheranno di capire cosa significa essere una donna e delle femministe migliori. Saranno dodici le scrittrici, giornaliste, attiviste, politiche ed esperte che accompagneranno le autrici nella discussione sulle tematiche di genere. Elly Schlein, Marina Cuollo, Violeta Benini, Daniela Hamaui, Annalena Benini, Chiara Sfregola, Giusi Marchetta, Paola Di Nicola, Licia Troisi, Nadeesha Uyangoda, Francesca Mannocchi, Donata Columbro parleranno di figli, di consenso e di sesso, ma anche di diritti civili, di giustizia sociale, di identità e di spazio pubblico, di scuola e di scienza. Ogni puntata si aprirà con un racconto della biografia dell’ospite e introdurrà il tema con dati e approfondimenti, per poi passare all’intervista botta e risposta. Un po’ come la chiacchierata che Giulia Perona ha fatto con Alley Oop.
Con il vostro progetto “Senza rossetto” parlate di femminismo uscendo dall’ambito accademico. Come organizzate il vostro lavoro?
Il nostro progetto ha avuto inizio nel 2016. Io e Giulia (Cuter, ndr) veniamo da due ambienti diversi: Giulia ha una formazione da storica, la mia invece è letteraria. Non abbiamo mai fatto studi di genere, eppure attraverso la ricerca delle fonti per realizzare le nostre puntate abbiamo approfondito l’argomento lasciandoci guidare dalle attiviste e dagli attivisti che abbiamo scelto nel percorso di “Senza rossetto”. E insieme a loro siamo cresciute anche noi. Ci teniamo molto alla presenza di esperti nel progetto perché, proprio come chi ci ascolta, anche noi vogliamo imparare ed entrare nel merito della questione con credibilità. Il compito mio e di Giulia è usare poi un linguaggio semplice per parlarne. Le parole fanno la differenza.
Il vostro progetto è diventato nel tempo anche una newsletter e un libro. Perché avete scelto invece il podcast per partire?
Nel 2016 il podcast in Italia non era ancora diffuso, io e Giulia abbiamo fatto una scommessa che negli anni si è rivelata giusta. Volevamo chiedere a chi si avvicinava al progetto un atto di fiducia, perché chi decide di ascoltare un podcast ti sta regalando il suo tempo e decide di farti entrare nelle sue cuffiette. Per noi questo medium è innanzitutto una richiesta di intimità a chi ci segue e di puntata in puntata proviamo a esserne all’altezza.
Come avviene la scelta delle protagoniste degli episodi?
La regola principale per noi è coinvolgere donne che ammiriamo. Poi il fatto che accettino il nostro invito è una questione di fortuna (ride, ndr). Vogliamo offrire delle occasioni di approfondimento a chi ci ascolta, diventando una specie di punto di partenza del loro percorso nelle tematiche di genere. Al di là del buon esempio, noi cerchiamo voci. Siamo innamorate di certe storie, perché poi riescono a intrecciarsi alle nostre.
Per il lancio di “Non è senza rossetto” avete dichiarato che si tratta di un viaggio alla scoperta di cosa vuol dire essere una donna in Italia oggi. Ecco, ve lo chiediamo anche noi: cosa vuol dire?
Questa è una domandona. Essere una donna è un’avventura incredibile e non per questo è sempre facile. Qualche passo avanti lo abbiamo fatto di certo, visto che negli ultimi anni c’è una grande attenzione alle tematiche di genere. Ma pensare che tutto ciò che poteva essere fatto sia già stato raggiunto può essere un grande errore. Essere sempre in all’erta non è mica una cosa negativa, è piuttosto il modo migliore che abbiamo per difendere quello in cui crediamo.
Che ruolo ha la consapevolezza del privilegio in un percorso femminista?Rendersi conto del proprio privilegio rappresenta l’inizio di un percorso di attivismo. Anche in apertura del nostro libro, io e Giulia abbiamo scritto di essere due donne bianche, con un lavoro e senza disabilità: è evidente che questa condizione ci mette in una posizione di vantaggio rispetto ad altri. E il nostro obiettivo è proprio quello di dare voce a chi fa fatica a vedersi riconosciuto uno spazio di espressione: raccontare le loro storie è il modo che abbiamo a disposizione per dare un contributo alla questione di genere attraverso ciò che sappiamo fare meglio. O almeno speriamo di riuscirci.
Portate spesso la vostra esperienza nelle scuole. Come reagiscono le nuove generazioni a questo incontro?
Ci siamo rese conto che le ragazze e i ragazzi hanno un grande bisogno di parlare di certi temi. Una volta siamo state invitate a parlare di Senza rossetto durante un’occupazione e ho trovato molto interessante il dibattito che ne è derivato su come gestire per esempio vita privata e carriera. Le nuove generazioni si fanno certe domande perché la scuola è il primo ambiente in cui hanno a che fare con i propri diritti. E guardare al futuro significa averne cura.
Se doveste fare un augurio al vostro nuovo podcast?
Spero generi discussioni. Mi auguro faccia venire dei dubbi, perché solo così possiamo fare passi avanti.
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