Maltrattamenti sui minori, Emilia Romagna la regione più virtuosa. Allarme al Sud

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L’Emilia Romagna torna al primo posto e si guadagna il titolo di regione con la migliore capacità di fronteggiare il tema del maltrattamento sui minori in Italia. Seguono Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Toscana e Liguria. Agli ultimi posti si confermano Puglia (17esima), Calabria (18) Sicilia (19), Campania (20), regioni che presentano importanti criticità complessive di sistema, sottolineando così l’urgenza di piani di intervento strutturali di medio-lungo termine.

Sono i risultati che emergono dalla quinta edizione dell’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia Crescere al Sicuro di Fondazione Cesvi che mostra ancora l’immagine di un’Italia a due velocità e quest’anno si arricchisce di un focus sull’emergenza sanitaria da Covid 19. “La pandemia ha aumentato in modo drammatico tutti i fattori di rischio che sono alla base del maltrattamento all’infanzia, agendo in molti casi da detonatore in situazioni di disagio pregresso: povertà e disoccupazione, deterioramento della salute mentale, isolamento e contrazione delle relazioni sociali”, spiega Gloria Zavatta, presidente della Fondazione. Nel dettaglio, l’Indice analizza la vulnerabilità dei bambini nelle singole regioni, attraverso l’analisi dei fattori di rischio presenti sul territorio e della capacità delle amministrazioni locali di prevenire e contrastare il fenomeno tramite i servizi offerti. Il risultato è una graduatoria basata su 64 indicatori classificati rispetto a sei diverse capacità: capacità di cura di sé e degli altri, di vivere una vita sana, di vivere una vita sicura, di acquisire conoscenza e sapere, di lavorare e di accesso a risorse e servizi.

Il quadro nazionale. Quest’anno sono otto le regioni a elevata criticità, quei territori nei quali, a fronte di elevate problematiche ambientali rappresentate da fattori di rischio elevati, non corrisponde una reazione del sistema dei servizi: Campania, Sicilia, Calabria, Puglia, Molise, Basilicata, Abruzzo e Marche. Tra le regioni virtuose – con bassi fattori di rischio e un buon livello di servizi sul territorio – troviamo otto delle nove regioni già presenti nell’edizione 2021 dell’Indice: Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Veneto, Liguria, Toscana, Valle d’Aosta, Umbria. Il Piemonte – virtuosa nella passata edizione – passa insieme alla Sardegna nel cluster delle regioni reattive, le quali rispondono alle elevate criticità nei fattori di rischio con servizi al di sopra della media nazionale. Tra le regioni stabili si trovano il Lazio e, come ogni anno, la Lombardia. Per quanto riguarda le prime posizioni, l’Emilia-Romagna primeggia nella capacità di cura, il Trentino-Alto Adige nella capacità di vivere una vita sicura e accedere alle risorse, il Veneto nella capacità di lavorare, la Valle d’Aosta nella capacità di vivere una vita sana, il Lazio nella capacità di acquisire conoscenza e sapere. La regione con il sistema complessivamente più impegnato nella prevenzione e cura del maltrattamento all’infanzia è per il quinto anno consecutivo l’Emilia-Romagna. A seguire, Veneto, Toscana (che guadagna quattro posizioni) e il Trentino-Alto Adige. Le ultime quattro regioni, sulle quali invece occorre investire maggiormente per un riallineamento alla media nazionale, sono Lazio, Sicilia, Calabria e Campania

La pandemia.L’insicurezza generalizzata causata dall’imprevedibilità del COVID-19 può rappresentare un ulteriore fattore di rischio per il maltrattamento infantile”, si legge nel focus “La sicurezza dell’infanzia durante la pandemia Covid”, che dà un’immagine “allarmante” sullo stato di salute, fisica e mentale, di giovani e giovanissimi. Basti pensare al boom di accessi nei pronto soccorso per disturbi neuropsichiatrici: la Società italiana di pediatria evidenzia un aumento degli ingressi di oltre l’80% nel primo anno di pandemia, le cause principali sono ideazione suicidaria, depressione e disturbi del comportamento alimentare (anoressia e bulimia). A ciò si aggiungono l’aumento dei reati perpetrati su bambini e adolescenti (secondo i dati della polizia criminale, i maltrattamenti contro familiari e conviventi minori registrano un +11% nel 2020) e l’incremento dei casi di violenza contro donne, con una forte crescita delle chiamate al numero antiviolenza e stalking 1522 durante la prima fase del lockdown. Inoltre, secondo le stime dell’Istat, circa il 50% dei figli assiste alla violenza, mentre il 10% la subisce.

Serve un intervento strutturale. La principale raccomandazione del Cesvi è “adottare al più presto una legge quadro di riordino normativo – ripartendo ad esempio dalla proposta di legge in merito già presentata in Parlamento nel 2017 – sulla base della quale approntare un piano straordinario di intervento per il benessere e la sicurezza dell’infanzia. “Ribadiamo la necessità di azioni sistemiche e di medio-lungo periodo per le politiche di prevenzione e contrasto al maltrattamento”, aggiunge Zavatta, secondo la quale è fondamentale agire sui fattori di rischio e sul sistema dei servizi per adeguarli e potenziarli. “Ci appelliamo alle istituzioni affinché investano subito risorse su sanità, scuola e giustizia – spiega la presidente della Fondazione – In particolare, sottolineiamo la necessità di disporre di dati più puntuali sull’entità del maltrattamento all’infanzia in Italia e di ridurre il divario sociale ed economico delle regioni del Mezzogiorno tramite l’attuazione pratica dei LIVEAS (Livelli Essenziali di Assistenza Socioassistenziale). Se non interveniamo oggi, il costo sociosanitario per le prossime generazioni sarà insostenibile”. Tra le azioni principali messe in evidenza dal Cesvi: intervenire proattivamente per rinforzare la resilienza di persone e famiglie, curare e formare i curanti, investire in un capitale sociale sempre più solidale e includente.

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