Da imprenditrice a imprenditrice una storia di leadership dove passato e futuro passano di generazione in generazione, come in una staffetta dove vince chi sa guardare indietro quanto basta per rimodulare lo sguardo sul traguardo. E’ quella di Grifal, azienda che realizza imballaggi di cartone e che ha brevettato a livello internazionale il Cartù, materiale che ha l’obiettivo di sostituire la plastica, in linea con il forte orientamento alla sostenibilità intrapreso negli ultimi anni.
La nonna e fondatrice si chiama Anna Maria Tisi, oggi presidente onorario dell’impresa bergamasca. La nipote è Giulia Gritti, 36 anni, responsabile marketing e membro del consiglio di amministrazione. Fabio Gritti, figlio di Anna Maria e padre di Giulia, guida l’azienda come amministratore delegato. “Tutta la famiglia lavora per l’azienda – afferma Giulia Gritti – posso affermare che fin da piccola ho “cavalcato l’onda” del cartone ondulato, avendo la fortuna di poter vivere due approcci diversi al business: quello gentile ma determinato di mia nonna accanto a quello più diretto e informale di mio padre. Lui in particolare ha spesso condiviso con me le decisioni che riguardavano l’azienda fino ad arrivare al recente periodo pandemico, quando abbiamo deciso di acquisire due aziende che avrebbero completato la nostra offerta ai clienti e di aprire uno stabilimento in Romania”.
La fondazione di Grifal risale al 1969, quando Anna Maria Tisi, rimasta vedova e con figli piccoli, vende l’azienda di macchine agricole del marito e acquista uno scatolificio vicino Brescia, che inizialmente produce confezioni per le uova e per i fiammiferi. Nasce così la società, che negli anni ’90 vede ampliare la propria produzione con un reparto dedicato a imballi green su misura per i clienti. “Le difficoltà sono state molte ma non mi sono persa d’animo – commenta Tisi – e mi sono reinventata un lavoro affermandomi in un mondo prettamente maschile“. In 50 anni di vita Grifal ha ottenuto 17 brevetti internazionali. “Oggi siamo una tribù di venti persone tra figli, nuore e nipoti. Se si lavora con serietà e professionalità, i risultati arrivano, indipendentemente dal genere“, conclude la fondatrice.
Ma che cosa vuol dire capitare in una azienda famigliare ed essere la figlia dell’amministratore delegato? Significa anche dover dimostrare qualcosa di più? “Essere la figlia dell’amministratore delegato – risponde Giulia Gritti – ha comportato fin dal primo giorno un maggiore impegno da parte mia per guadagnare credibilità e autorevolezza, sia all’interno che all’esterno dell’azienda. Non era scontato che avrei avuto un ruolo di responsabilità dal punto di vista operativo, sono arrivata alla carica di dirigente dopo tredici anni di intenso lavoro in cui sono cresciuta professionalmente“.
E guardando al futuro conclude: “Per ora alla guida c’è mio padre e la società è in una fase di grande evoluzione. Il ruolo che avrò all’interno del Gruppo negli anni a venire lo scopriremo insieme, ancora oggi non do nulla per scontato e continuo a impegnarmi giorno per giorno“.
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