Ripresa, dalla She-cession alla She-recovery serve una strategia a lungo termine

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“She-cession” è il termine ormai sdoganato per indicare la recessione post-Covid, che sta impattando pesantemente sull’occupazione femminile. A differenza delle crisi economiche precedenti, infatti, questa volta il più coinvolto è stato il settore dei servizi, nel quale la maggior parte delle donne lavoratrici sono occupate, duramente colpito dalle misure restrittive. A partire dai posti di lavoro persi, passando per il crescente divario salariale, fino ad arrivare all’aumento dei lavori di cura non retribuiti e ad un welfare sempre più assente, la pandemia non ha fatto che accentuare le problematiche preesistenti, portando alla luce, se ancora ve ne fosse bisogno, una disparità endemica legata soprattutto alla genitorialità e ai lavori di cura. 

L’impatto della crisi non è gender neutral, pertanto anche le misure degli Stati e delle aziende devono essere gender sensitive, per dare una risposta concreta a questi problemi”, dichiara Ginette Azcona, research and data specialist per UN Women, intervenuta all’evento “Gender equality: challenges ahead. From She-cession to She-recovery”. Un incontro che si è tenuto ieri, 7 marzo, voluto da Università Bocconi e dal gruppo AXA con il supporto e il patrocinio dell’Ufficio del Parlamento europeo a Milano.

In occasione della Giornata internazionale dei diritti delle donne, docenti ed esperte di economia e politiche pubbliche si sono confrontate sui dati della recessione di genere legata alla pandemia e alla possibile ripresa. Dal panel dedicato alle ricerche svolte in diversi paesi, emergono due diversi effetti, a breve e lungo termine. Se è vero che da una parte il lavoro da remoto ha consentito una nuova modalità di organizzazione della quotidianità, che ha portato gli uomini a essere più coinvolti nei lavori di cura, è altresì vero che il gap preesistente non si è sanato ma è stato spinto a esacerbare le differenze. Lo racconta Paola Profeta, professoressa di Public Economics e direttrice di AXA Research Lab on Gender Equality, Università Bocconi, che commenta così i dati: “In un paese come l’Italia, da decenni agli ultimi posti in Europa per tasso di occupazione femminile, la pandemia ha acutizzato gli squilibri pre-esistenti. La buona notizia è che gli uomini si sono trovati più esposti alle attività di cura della famiglia e che si sia accelerata la sperimentazione del lavoro flessibile. Meno positivo è vedere che in realtà le donne hanno aumentato più degli uomini l’attività di cura e che siamo distanti da un utilizzo virtuoso della flessibilità lavorativa”.

Gli studi del Lab hanno poi evidenziato gli effetti benefici della leadership femminile in diversi contesti. Una politica attenta alle priorità femminili garantisce maggior attenzione ai servizi necessari per sanare i gap dovuti ai lavori di cura non retribuiti, pertanto è proprio dalle politiche sociali che ci si aspetta la risposta più incisiva per attuare una vera she-recovery. E questa attenzione emerge dalle parole di Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento Europeo, intervenuta per l’occasione da remoto in quanto impegnata in una plenaria del parlamento. Afferma Picierno: “Durante le trattative e i negoziati per la NextGenerationEU abbiamo affrontato il tema della cosiddetta “pandemia ombra” che ha aggravato i divari esistenti. Abbiamo esortato a fare investimenti per l’empowerment femminile sottolineandone l’effetto positivo sul Pil e abbiamo inserito le pari opportunità fra i criteri per i piani di ripresa internazionali. La pandemia è stato un momento di trasformazione per la nostra società e tutte le istituzioni europee hanno compreso che l’equità di genere è fondamentale per la ricchezza di tutti, per il futuro delle nostre economie e dell’Europa”.

Secondo l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile sottoscritta nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU, uno degli obiettivi da raggiungere entro il 2030 avrebbe dovuto essere proprio “l’uguaglianza di genere e l’autodeterminazione di tutte le donne e ragazze”. Come osserva Ginette Azcona, “la pandemia ha rallentato i progressi in questo senso, in alcuni casi ha invertito il percorso“. Pertanto, se davvero si vuole realizzare una she-recovery, è necessario agire in modo strategico e lungimirante, ed è questa la visione proposta dall’intervento della Ministra per le Pari opportunità Elena Bonetti, che afferma, a chiusura dell’evento: “Non possiamo costruire e pianificare uno sviluppo sostenibile senza il contributo delle donne. È pertanto estremamente urgente che le capacità e le energie delle donne vengano investite per contribuire alla costruzione del futuro. Le pari opportunità sono al centro delle politiche internazionali, ma è chiaro che dobbiamo promuovere azioni più strutturate e di ampio respiro, considerando gli sviluppi a lungo termine, con una strategia coordinata a livello mondiale per promuovere il ruolo delle donne nella società”.

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