Le istituzioni europee hanno combiato volto nel giro di pochi anni. La nuova presidente dell’Eurocamera Roberta Metsola, si è andata ad affiancare alle presidenti della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e della Bce, Christine Lagarde, portando a tre su quattro le principali posizioni apicali in ambito europeo ricoperte da donne (la quota azzurra è Charles Michel presidente del Consiglio Europeo). Non va altrettanto bene per quanto concerne la leadership politica nei singoli Paesi: dei 27 leader dei Paesi Ue, al momento le donne sono solo quattro e tutte del Nord. Dopo l’uscita di scena di Angela Merkel, sono rimaste le premier di Danimarca, Finlandia, Estonia e Svezia. E le cose non vanno molto meglio nei Parlamenti nazionali, dove secondo gli ultimi dati la quota rosa è ferma al 32%.
Il privato è lo specchio del pubblico, ovvero il luogo dove le problematiche culturali vengono spesso confermate. La percentuale di donne nei cda in Europa è al 35%, ma solo il 7% delle aziende è guidata da un ceo donna. Uno stallo che è stato registrato dal Gender Diversity Index 2021 (GDI), studio europeo presentato dall’associazione European Women on Boards, che ogni anno analizza la rappresentanza di genere nei consigli di amministrazione e ai vertici aziendali delle più grandi realtà europee.
Al suo terzo anno, il GDI nel 2021 ha analizzato 668 società quotate di 19 Paesi europei registrando che, alla velocità del cambiamento attuale, l’obiettivo precedentemente fissato di raggiungere il 40% di donne nei cda entro il 2025 non sarà realizzato. Nel 2021 c’è stato un aumento di un solo punto percentuale rispetto all’anno precedente, e intanto a livello apicale l’assenza delle donne resta ancora enorme, con gli uomini che occupano l’81% delle posizioni. Delle aziende analizzate, solo 50 sono guidate da un’amministratrice delegata, un miglioramento minimo rispetto alle 42 del 2020.
Quando arrivano ai vertici, però, le donne fanno la differenza anche per le altre donne. Il rapporto rivela, infatti, che le aziende guidate da una ceo hanno il doppio delle donne in posizione apicale (38%) rispetto alla media delle aziende (19%).
“Poiché le donne rappresentano la maggioranza degli studenti universitari, è stupefacente vedere che solo il 7% delle aziende in Europa siano guidate da una donna. Questo deve cambiare perché non possiamo permetterci di non impiegare una parte così importante dei nostri talenti”, ha commentato Hedwige Nuyens, presidente di European Women on Boards.
La situazione italiana
Se il GDI in Europa si assesta a 0.59, ben lontano dall’1.0 che rappresenterebbe il 50% di donne nelle posizioni apicali, scendendo nel dettaglio dei singoli Paesi, scopriamo che Norvegia, Francia e Regno Unito sono i più vicini alla parità di genere con un GDI di circa 0.7, seguiti da Finlandia e Svezia. I tre Paesi in fondo alla classifica sono invece Svizzera (0.43), Polonia (0.41), Grecia (0.24).
L’Italia presenta un GDI di 0.62, leggermente superiore alla media europea, ma mantiene invariata la sesta posizione nella classifica, davanti a Danimarca (0.61), Belgio e Olanda (entrambi con 0.58). I dati indicano che il nostro Paese ha un’alta percentuale di donne nei cda e nei consigli di sorveglianza, e questo anche grazie a un impianto legislativo favorevole (l’aggiornamento della legge Golfo-Mosca prevede una quota di genere del 40% per le società quotate, ndr), ma è scesa in terza posizione per numero di donne a capo dei board (15%). Al di fuori dei consigli di amministrazione la leadership femminile è ancora lontana dall’essere bilanciata: la percentuale di donne fra gli executive, infatti, è solo del 17%, contro il 32% della Norvegia e il 24% di UK.
Infine, la percentuale delle ceo in Italia è scesa al 3% (lo scorso anno erano il 4%) il che ci posiziona in fondo alla classifica assieme a Germania (3%) e Svizzera (2%) e dietro a Spagna (4%) e Portogallo (6%), contro il 26% della Norvegia, il 18% della Repubblica Ceca e 14% della Polonia.
Nel complesso del panel è interessante osservare l’andamento delle singole aziende: 84 di quelle prese in esame (13% del campione) hanno un GDI di 0.8 (o superiore), dato in aumento rispetto alle 62 aziende nel 2020. Admiral Group (UK) è quella che ha fatto i maggiori progressi nel periodo 2020-2021, passando da un punteggio di 0.60 a 0.93. Tra le italiane, l’azienda che per GDI ha fatto meglio di tutte è Unicredit (0.88), pur trovandosi al 28°nella classifica complessiva. Restando nella classifica territoriale, seguono Reply (0.87), Fineco Bank e A2A (0.84).
“Anche se posizionati nella parte alta classifica per GDI, in Italia c’è ancora un tema di rappresentanza femminile. Il dato del 3% di donne ai vertici delle aziende è preoccupante e dimostra che siamo molto lontani dalla parità e che c’è ancora tanto lavoro da fare per cambiare la cultura aziendale. Lo studio parla chiaro. È quindi necessario accelerare, promuovere lo sviluppo della leadership inclusiva e creare una pipeline di talenti femminili” ha commentato Paola Mascaro, presidente di Valore D, tra i membri dell’European Women on Boards.
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