Dante, da Boston su Wikipedia le donne della Commedia

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Nell’anno delle celebrazioni dantesche, nel mare magnum delle conversazioni sul sommo poeta e sulla sua opera, le donne fanno sentire la loro voce più che mai. Chi sono le donne che Dante incontra? Che ruolo hanno nella storia che lui racconta e, in generale, nella società che fu? La particolarità di quel che sta accadendo non è nel rilevare che di donne Dante parlò molto, ma nel dare risalto a quelle figure per capire chi furono realmente, che ruolo ebbero nel racconto dantesco ma non solo.

In questa direzione va uno studio, inedito e diverso, che si sta sviluppando lontano dall’Italia. A parlarne, in un’intervista per Alley Oop, è Laura Ingallinella, giovane e appassionata dantista ed esperta di questioni di genere nella letteratura medievale. Ingallinella racconta, con un trasporto e un entusiasmo più unici che rari, dello studio che sta portando avanti al Wellesley College, scuola femminile di Boston, in cui insegna. “Questo è uno dei pochissimi presidi di cultura in cui, fino a qualche tempo fa, studiavano le uniche donne cui era concessa la formazione. Ora è un college prevalentemente femminile, sebbene accolga un corpo studentesco variegato, ma, soprattutto, è una roccaforte di approcci critici di tipo femminista.”

laura-ingallinella-fotoLaura Ingallinella ha portato con sé lo studio di Dante e la sua opera a Boston, lasciandosi trascinare dalla curiosità delle sue studentesse e dal modo, indubbiamente inedito per un italiano, cui ci si approccia a questo autore. “Un corpo studentesco così si pone numerosissime domande sull’opera dantesca e principalmente sulla rappresentazione femminile in Dante; io sono partita proprio da queste per mettere in piedi il progetto. Qui Dante non è studiato e conosciuto come da noi, gli studenti e le studentesse lo leggono per la prima volta all’università e il suo testo è il primo testo non moderno che leggono. Dante con loro scende dal piedistallo italiano e acquisisce nuovi e sempre diversi significati.”

Obiettivo del progetto pilota di Ingallinella, nato da una partnership con Wikipedia Education Program, è migliorare la presenza dantesca su Wikipedia inglese, presentando temi e personaggi danteschi in un modo strutturato e preciso. “Essendo un college femminile è stato quasi naturale partire dalle donne, ma non è detto che poi non si decida di estendere la ricerca a molti altri personaggi anche maschili.” La particolarità dello studio condotto dalla docente italiana quindi è duplice, se non triplice se si considera la scelta di portarlo avanti negli Stati Uniti. Differentemente dalle ricerche classiche sulle donne di Dante, che pure esistono sempre più, l’approccio metodologico che porta al racconto encliclopedico è qui diverso.

download-1“Sono le studentesse a scegliere il personaggio da studiare” – ha spiegato Laura – “Il nostro è un lavoro di ricerca, quel che lo rende diverso è che non abbiamo scoperto cose nuove ma semplicemente deciso di cambiare la prospettiva. Al centro del nostro studio non c’è l’opera dantesca ma il soggetto della nostra ricerca; prendiamo in esame il personaggio astraendolo del tutto dall’opera, quindi ricostruiamo e raccontiamo la sua storia. Molto del lavoro è stato separare lo storico dal letterario. C’è ancora tutta una storia da scrivere sulla loro ricezione in ambito artistico. La sfida è capire quanto è bello trasformare un personaggio in ulteriore ispirazione, ma la romanticizzazione è sempre dietro l’angolo quindi bisogna stare attenti. È facile poi considerare queste donne solo simulacri, la loro voce ha contato molto e quel che va sottolineato è che Dante le ha incluse nella sua opera proprio per questo.”

In buona sostanza Ingallinella e le sue studentesse hanno scelto di fornirci storie vere di personaggi che fino ad oggi abbiamo conosciuto solo marginalmente, perché legate al momento in cui Dante le nomina e alle storie, spesso legende, che su di loro circolano. Il fatto che il risultato di questa ricerca sia poi reso pubblico non su volumi o riviste accademiche ma su Wikipedia lo rende ancor più speciale e particolare. “Molti ci hanno chiesto come mai stessimo decidendo di dare le nostre ricerche ad un luogo così aperto e non sempre affidabile come Wikipedia. La risposta oggi possiamo darla anche con i risultati che stiamo ottenendo con questo che, nato come un esperimento, oggi sta diventando un lavoro che dà enorme soddisfazione.”  racconta con entusiasmo la prof. Ingallinella.

“ Abbiamo ottenuto decine di milioni di visualizzazioni nel giro di tre mesi, Wikipedia è il primo luogo su cui approda chiunque navighi, l’obiettivo della nostra ricerca di offrire un posto in cui far capire che quegli studi esistono viene così raggiunto. Soprattutto per la società anglofona, che della letteratura italiana e di Dante sa poco, è molto importante avere a disposizione una piattaforma su cui poter trovare tutto. Noi qui lo chiamiamo public engagement, espressione che immagino sia diventata universale. L’obiettivo del progetto è proprio quello di parlare a un vero pubblico, l’accademia rimane limitata a quella comunità, il bello è invece quando c’è integrazione e interazione costante.”

Non solo uno studio diverso ma, quindi, a disposizione di tutti. Le donne al centro della ricerca e, poi, della scoperta; le donne come modo per conoscere una società, per riscoprire e addirittura conoscere la Divina Commedia.

Facendo un confronto con altri studi, italiani e non, Ingallinella cita alcuni esempi importanti e che indubbiamente vanno presi in considerazione quando si pensa alle donne e a Dante. Racconta, ad esempio, della ingente quantità di studi angloamericani compiuti già tra gli anni ’70 e ’80, tra i quali spicca “Women in the Divine Comedy. Poi, pensando all’Italia quando le viene chiesto se c’è uno studio cui poter comparare il suo, cita Marco Santagata. “Il suo Le Donne di Dante” – dice –“ è il Sacro Graal per chi vuole conoscere la componente femminile dell’opera dantesca. Il suo testo è bellissimo, paragonandolo al nostro studio però si nota come noi ribaltiamo del tutto quel tipo di approccio e prospettiva. Lui parte dalla Commedia, noi partiamo dal personaggio e la citazione dantesca è solo parte del suo percorso di vita. Noi abbiamo quasi messo Dante in secondo piano, lo abbiamo utilizzato come opportunità per scoprire.”

In Italia, indubbiamente seguendo l’onda, in America già superata da anni, delle discussioni sulla figura femminile, delle donne dantesche si sta parlando tanto e in modo sorprendentemente bello, con approccio classico ma allo stesso tempo innovativo. Basti pensare, solo per citare un esempio, alla rappresentazione teatrale portata in scena da Neri Marcorè: “Le divine donne di Dante” accosta i versi danteschi dedicati alle donne a brani musicali moderni e contemporanei. L’esempio, non casuale, riprende proprio l’intento dello studio di Ingallinella: portare questa cultura e questa conoscenza a tutti, uscendo dalle aule e arrivando anche a chi fa una semplice ricerca Google.

Su Wikipedia, quindi, oggi è possibile scoprire la vera storia, tra le altre, di Pia De’ Tolomei o di Gualtrada Berti. Queste le due donne che Laura Ingallinella nomina per raccontare gli approfondimenti secondo lei più interessanti. La prima, che Dante stesso colloca tra le donne vittime di abuso, fornisce spunti di riflessione e numerose prospettive da cui leggerla. Gli studenti e le studentesse hanno dovuto fare i conti con la difficoltà di raccontare una storia così complessa mantenendo l’oggettività. “Il racconto deve essere lucido e scevro da ideologie” – ha sottolineato la prof. – “questa è forse la cosa più difficile e interessante.”

Gualtrada, invece, che Dante nomina poco e di cui si conosce solo una storia, molto romanzata, raccontata da Boccaccio, fu una donna molto importante e influente. Ebbe una forza politica non da poco, la studentessa che ci ha lavorato su ha dovuto azzerare tutto ciò che di lei si sapeva, ripartire da zero e spiegare l’influenza di questa donna a Firenze.

Da qui comprendere e far emergere, quindi, quanto Dante amasse dar spazio alle donne che fanno la differenza.

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  • gloria |

    Il nostro futuro affonfa le radici nella storia.Bella questa iniziativa che pone figure di donna in un poema così importante e sostanziale che si pone come esempio di vita e di cultura .Far conoscere poi Dante su internet vuol significare una disponibilità immediata facilmente consultabile .Le nuove generazioni,soprattutto hanno bisogno di modelli, di esempi che con la lettura , e non attraverso le solite chiacchiere,.per ancorarsi in questa società liquida.

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