Le definiscono “madri alienanti” del rapporto dei figli verso il padre, le chiamano “madri attack”, le giudicano “madri simbiotiche” o “madri malevole”. Sono invece mamme che cercano, nei processi civili per l’affido dei minori, di difendere se stesse e soprattutto i figli in casi di violenza domestica e abuso, trovandosi di fronte ad ex compagni e ex mariti che le accusano di sindrome di “alienazione parentale”, più conosciuta come Pas. Nei fatti un ricatto per costringerle a desistere dalla denuncia di abuso e violenza domestica per paura di perdere i propri bambini, esponendo gli stessi minori a sofferenze e rischi. Nei fatti un modo per occultare il reale problema della violenza in famiglia.
Ma l’alienazione parentale è stata eliminata in quanto teoria ascientifica dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali e rigettata da Oms, Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità e Ordine degli psicologi. Eppure ancora trova applicazione nelle aule di giustizia, nutrendosi di pregiudizi e stereotipi patriarcali e maschilisti che sono duri a morire. Questo accade nonostante la Convenzione di Istanbul e il Consiglio d’Europa parlino chiaro sul contrasto alla violenza di genere, affermando che in caso di abuso o violenza domestica deve venir meno il concetto di bigenitorialità. Nonostante le raccomandazione dell’ONU sulla limitazione, nei tribunali italiani, dell’applicazione dell’alienazione parentale. Nonostante la Cassazione, quest’anno, ne abbia svelato l’infondatezza.
Di fronte a queste storie di dolore, tutt’altro che rare nel nostro Paese, ho deciso di presentare una proposta di legge che vuole rafforzare ascolto e protezione dei minori, in particolare in situazioni di abuso o violenza domestica, ed intervenire per contrastare l’uso giudiziario di teorie ascientifiche come appunto l’alienazione parentale, in tutte le forme in cui essa si manifesti.
Con questa Pdl si rafforza il diritto all’ascolto del minore, dando centralità alla sua volontà e mettendo un limite all’esercizio della bigenitorialità, soprattutto in casi di ipotesi di maltrattamenti che generano paura del minore ad incontrare il genitore indicato come maltrattante o abusante. Per questo la diretta testimonianza del minore davanti al giudice non può essere sostituita dalle perizie dei Consulenti Tecnici d’Ufficio (neuropsichiatri infantili, psicologi dell’età evolutiva, psicologici giuridici o forensi) e al giudice è riconosciuta piena autonomia nella valutazione. Inoltre, tra le varie previsioni della proposta, poiché l’alienazione parentale, nelle sue più varie denominazioni, è insegnata nei corsi universitari e di formazione di assistenti sociali, giudici e CTU, si prevede che questo insegnamento avvenga solo per conoscenza e non per promuoverne l’applicazione in sede giudiziaria in quanto priva di fondamento scientifico.
Attualmente la proposta di legge, di cui ho citato qui i punti essenziali essendo molto articolata, è in discussione, insieme ad altre sul tema degli affidi, in Commissione Giustizia della Camera dei Deputati. Mi auguro si possa svolgere un lavoro celere, le audizioni sono iniziate ieri, e mi auguro si possa registrare una trasversale volontà politica per arrivare ad una rapida approvazione. Non c’è infatti tempo da perdere. Troppo ne è stato già perso. Lo dobbiamo alle madri ma ancor di più ai figli e alle figlie, il cui benessere deve essere per lo Stato prioritario.
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