Resistenza, storie di donne che hanno fatto la Storia: Virgilia, Lidia e le altre

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Si fa presto a dire Resistenza. Ma cosa avreste fatto voi? Cosa avrei fatto, io? Sarei stato capace di prendere posizione? Oppure avrei trovato rifugio in una serie di incontestabili speculazioni razionali per giustificare l’adesione alle fila di quella “zona grigia” abilmente raccontata e descritta in un libro dallo storico torinese Carlo Greppi?

Immaginando il 9 settembre 1943, ma anche il 1938 o il 1922 non è difficile essere avvolti dai dubbi circa la capacità di essere all’altezza, di “fare la cosa giusta”, di gestire la paura.

Protagoniste senza compromessi

Virgilia, Lidia, Ada, Bianca, Frida, Silvia dubbi non ne hanno avuti. O, se hanno provato a manifestarsi, li hanno subito ricacciati indietro, lontani. Paura sì. Paura devono averne avuta. In alcuni casi anche parecchia, c’è da crederci.

In ogni caso Virgilia D’Andrea, Lidia Menapace, Ada Gobetti, Bianca Guidetti Serra, Frida Malan e Silvia Pons hanno fatto la cosa giusta. Le loro vite, le loro scelte, come le loro storie siano entrate da protagoniste, senza compromessi, nella Storia del ‘900, è descritto nei libri che le raccontano.

La poesia come rivoltella

Antifascista da prima che il fascismo prendesse il potere, socialista, anarchica. Virgilia D’Andrea era anche poetessa e scrittrice. In “Non sono vinta – Raccolta di scritti tra anarchia e antifascismo“, vita, impegno, amore, esilio si compongono e svelano attraverso le poesie e i testi come in un puzzle. Le poesie di Virgilia D’Andrea – scrive David Bernardini nella prefazione – “forse non sono propriamente belle (ma cosa significa poi?), forse non obbediscono agli standard della letteratura odierna, ma sicuramente sono vere, sono sincere, rappresentano gli stati d’animo più intimi di una donna in lotta contro uno dei peggiori mostri partoriti dal Novecento, il fascismo”.

La poesia, sottolinea Lorenzo Pezzica, “sarà per Virgilia la rivoltella che utilizzerà per esprimere la sua lotta contro le ingiustizie e i poteri dell’epoca”.

“Ho pianto sopra i morti e i caduti, e meri to la gogna e le prigioni”: è un verso di “Non sono vinta!”, poesia composta durante uno dei suoi periodi in carcere, a Milano, che sembra racchiudere in poche parole tutta la sua vita.

Una autrice dimenticata riscoperta da Rina Edizioni nell’ambito di un progetto che la casa editrice chiarisce nel suo manifesto: “Recuperare e ripubblicare scrittrici ‘dimenticate’, riportando alla luce l’esperienza e il contributo di quelle donne dalla voce coraggiosa, che sono state estromesse dal canone letterario e obliate. Libertarie sono le scrittrici di cui ci interessiamo e che recuperiamo perché sono tutte diverse, uniche, originali, anticonformiste, ribelli, libere, inquiete, vere, indipendenti, ironiche, serie e contraddittorie”.

Trentacinquemila donne partigiane combattenti

Negli articoli come si deve gli aggettivi andrebbero messi al bando, ma in questo caso ci sono almeno due obiezioni: la prima è che non sempre le regole vanno rispettate, la seconda è che quelli scelti da Rina Edizioni sembrano cuciti con perfezione sartoriale non solo sulla vita di Virgilia, ma anche su quella di Lidia, Ada, Bianca, Frida, Silvia. E pure su quella di Marcella (Balconi, novarese come Lidia Menapace, psichiatra, comunista, deputata: due anni fa si è celebrato il centenario della nascita, ma questa volta non si parla di lei), di Gigliola, di Lucia  – ci sono anche loro nel libro di Caroline Moorehead, “La casa in montagna, storia di quattro partigiane” – e delle 35mila donne partigiane combattenti riconosciute ufficialmente.

L’Anpi ricorda che 70mila fecero parte dei Gruppi di difesa della Donna, 4.653 furono arrestate e torturate, oltre 2.750 vennero deportate in Germania, 2.812 fucilate o impiccate. 1.070 caddero in combattimento, 19 vennero, nel dopoguerra, decorate di Medaglia d’oro al valor militare.

Il romanzo della vita

Lidia Menapace non potrà assistere alle celebrazioni virtuali di questo 25 Aprile 2021 caratterizzato per la seconda volta dalla pandemia da Covid e dalle limitazioni drastiche a manifestazioni ed eventi. È morta pochi mesi fa, il 7 dicembre 2020, a 96 anni dopo una vita intensa nel corso della quale ha conosciuto e attraversato leggi razziali (di riflesso), Resistenza, nascita della Repubblica, ’68, il Manifesto, lotte sindacali e crisi politico-economiche degli anni 70 del Novecento, sempre da protagonista.

Un “romanzo impressionista” con tutta una vita da protagonista, dai primi ricordi dell’infanzia al grande amore di una vita, dall’antifascismo all’esperienza da senatrice passando per il ruolo di “Gip”, dopo la Liberazione, per decidere se assegnare il lasciapassare o indirizzare donne e uomini “intercettati” a Novara al tribunale di cui era pubblico ministero Oscar Luigi Scalfaro. Tutto questo, sinteticamente, è raccontato in “Canta il merlo sul frumento – Il romanzo della mia vita”, ultimo libro di Lidia Menapace, meno conosciuto probabilmente del più noto “Io, partigiana. La mia Resistenza”.

Di fronte all’enormità del compito, “avere il potere di decidere della immediata libertà o di sottoporre persone a giudizio”, Lidia Menapace scrive: “Se ci si rende conto della importanza e non rinviabilità di una incombenza, ce ne si fa carico come si può”.

Torce nella notte

Anche le quattro amiche Ada, Frida, Silvia e Bianca devono avere sentito l’importanza e la non rinviabilità di una incombenza: quella di unirsi alla Resistenza e combattere per la liberazione del loro Paese. C’è una frase, all’inizio del libro “La casa in montagna”, che dà la misura della scelta loro e delle altre donne: “A renderle straordinarie era il fatto che l’Italia fascista le aveva trasformate in ombre: non avevano diritti, né voce, né uguaglianza. Che avessero trovato il coraggio, la determinazione e l’altruismo per lottare e spesso subire arresti, torture, violenze ed esecuzioni: fu questo a renderle davvero eccezionali”.

Per citare l’ultimo libro di D’Andrea scritto a New York poco prima di morire, Virgilia, Lidia, Ada, Bianca, Frida, Silvia e le altre 35mila sono state – e sono ancora per noi e per le generazioni future – delle “Torce nella notte”. Luci nel buio del fascismo, storie di Resistenza contro la violenza antidemocratica del regime nel suo periodo iniziale e contro la feroce decomposizione della dittatura nella sua fase terminale.

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Titolo: “Non sono vinta – Raccolta di scritti tra anarchia e antifascismo”
Autrice: Virgilia D’Andrea (a cura di Lorenzo Pezzica)
Editore: Rina Edizioni
Prezzo: 15 euro

Titolo: “Canta il merlo sul frumento – Il romanzo della mia vita”
Autrice: Lidia Menapace
Editore: Manni Editori
Prezzo: 14 euro

Titolo: “La casa in montagna – Storia di quattro partigiane”
Autrice: Caroline Moorehead
Editore: Bollati Boringhieri
Traduttrici: Bianca Bertola e Giuliana Olivero
Prezzo: 29 euro

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