Come definireste la meraviglia? Quella sensazione prende allo stomaco, che dà il senso di eternità e di assoluto? Le immagini aiutano e un’immagine è quella di un gruppo di donne anziane che per la prima volta vedono il mare. “Immaginate alcune donne, ormai ottantenni, provenienti da un paesino sperduto, tal Daone in Trentino-Alto Adige. Un giorno qualsiasi, uno di tanti, le donne decidono di intraprendere un viaggio verso il mare (…) Sentono la necessità di provare qualcosa che non aveva mai potuto far parte delle loro vite fino a quel momento: immergersi nelle acque del mare“.
Così, con questa immagine, inizia il libro “La profonda meraviglia: la psicologia dei momenti di eternità” di Andrea Gaggioli, professore di Psicologia generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e Alice Chirico, docente di Psicotecnologie per il benessere presso il Corso di Laurea Specialistica in Psicologia del Benessere. La storia delle funne, ovvero delle donne, è tratta dal bel docufilm del 2016 “Funne: le ragazze ottantenni che sognavano il mare” di Katia Bernardi, pluripremiato in Italia e all’estero, che proprio di meraviglia tratta, in tutte le sue immagini e nelle splendide musiche.
I due autori partono da qua, dalla meraviglia, dalle immagini e dalla voglia di vivere, emozionarsi e scoprire ma il loro è qualcosa di più di un libro sul sentimento della meraviglia. Hanno trasformato la meraviglia stessa in un approccio innovativo, con il progetto Prometheus, utilizzando questa emozione come leva per avvicinare i più giovani alle STEM, o meglio STEAM sarebbe il caso di dire.
Infatti se STEM sta ad indicare le materie scientifiche (Science, Technology, Engineering and Mathematics), con STEAM si introduce la A di Art per indicare un approccio interdisciplinare che si apre e si interseca con le materie umanistiche e artistiche.
Il progetto Prometheus attraverso esperienze teatrali immersive, “in grado di suscitare emozioni di sublime e profonda meraviglia, permette ai ragazzi e alle ragazze, principalmente tra i 13 e i 16 anni a rischio di dispersione scolastica, di sperimentare nuovi modi di conoscere la scienza. Queste emozioni, come già sosteneva Aristotele rappresentano il vero motore della conoscenza”, ci racconta Andrea Gaggioli. Non solo: “In uno dei nostri studi, abbiamo scoperto che la meraviglia può avere anche un effetto di potenziamento sulla creatività, rendendo il nostro pensiero più flessibile e meno stereotipato”.
Abbattimento degli stereotipi anche riguardo le figure scientifiche per eccellenza, come lo scienziato, che non viene presentato come freddo e solitario calcolatore che abita laboratori spogli e asettici, ma persona in grado emozionarsi e emozionare attraverso la conoscenza. “Le emozioni non sono un accessorio, ma la chiave e l’elemento con cui caratterizziamo il processo di ricerca scientifica” spiega Alice Chirico. Basta pensare “non solo al momento della scoperta scientifica ma anche e soprattutto in quello della ricerca”, aggiunge.
I momenti di eternità “sono proprio quegli istanti in cui ci sembra di cogliere e di toccare, pur solo con un dito, questo spazio infinito in cui siamo tutti immersi e che normalmente ci trova indifferenti e distanti“, dice ancora Chirico, che sostiene che proprio le emozioni e la meraviglia siano i canali per avvicinare i più giovani alle STEAM. “Quando viviamo questi momenti – continua Alice Chirico – qualcosa in noi trema e prova ad assumere un assetto completamente diverso, nuovo, trasformato. Allora, perché non creare occasioni di meraviglia in ogni contesto della nostra vita, a partire dalla scuola, muovendosi verso il mondo lavorativo e quello della scienza?”.
Secondo questo approccio, non solo è possibile per i più giovani approcciarsi in una modalità totalmente diversa alle discipline scientifiche, ma potrebbero essere loro stessi portatori del senso della meraviglia in noi adulti, contagiandoci e aiutandoci a riappropriarci del senso della meraviglia, che troppo spesso crescendo mettiamo da parte.