Non abbastanza povere da beneficiare del gratuito patrocinio e non abbastanza ricche per poter sostenere le spese legali: c’è una zona grigia in cui le donne, anche quelle vittime di violenza, sono invisibili allo Stato per alcuni titoli di reato non contemplati dal Codice Rosso e per i procedimenti di affidamento dei minori. Si inserisce qui, in questa terra di nessuno, il protocollo siglato il 25 novembre dalla Regione Lazio insieme all’Ordine degli avvocati di Roma per dare sostegno e aiutare le vittime della violenza maschile.
Una data non scelta a caso: “La presentazione del protocollo nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne – dichiara Eleonora Mattia, presidente della IX Commissione consiliare Pari Opportunità della Pisana e promotrice dell’iniziativa – riveste un importante valore simbolico. La lotta contro ogni forma di violenza sulle donne e la protezione delle vittime sono impegni che la Regione Lazio ha assunto già da tempo e oggi coinvolge anche l’Ordine degli avvocati di Roma per garantire patrocinio legale a chi non è nelle condizioni di assicurarsi una difesa“.
L’assistenza legale gratuita
Il protocollo prevede l’apertura di un fondo di 50mila euro annuali per il triennio 2019-2021: le risorse andranno a coprire le spese legali sostenute da donne, senza limiti di età “che hanno subito violenza o vittime di atti persecutori” a condizione però che siano rispettati alcuni requisiti. Il primo è quello della residenza o del domicilio nel Lazio, regione in cui deve necessariamente essere stato commesso il reato per cui si chiede assistenza legale. Il secondo requisito è l’assistenza di un legale iscritto nell’elenco speciale costituito dall’accordo. Infine c’è la questione economica, quella legata al reddito personale annuo lordo (calcolato sulla base della propria dichiarazione dei redditi e non di quella del nucleo familiare): si tratta di un reddito annuale che va dagli oltre 11.500 euro circa (tetto massimo per il gratuito patrocinio a spese dello Stato) e fino a un massimo di 23mila euro. Per quanto riguarda riguarda i reati, il protocollo copre quelli non elencati nel Codice Rosso come deroga al limite massimo reddituale, ma anche le consulenze tecniche d’ufficio e i procedimenti per l’affidamento dei minori.
L’assistenza legale sarà garantita da professionisti presenti in un elenco costituito dall’Ordine degli avvocati di Roma presso il quale sarà acceso un fondo speciale sul quale saranno accreditate le risorse della Regione. Nell’elenco potranno iscriversi le avvocate e gli avvocati specializzati sul tema della violenza di genere. L’esperienza sarà valutata nella pratica legale oppure su titoli, anche acquisiti attraverso corsi di formazione. “Siamo tra le prime Regioni a farlo – prosegue Mattia – consapevoli che una delle maggiori difficoltà che incontrano le donne, di ogni età e condizione sociale, costrette a subire violenza in casa, per strada o sui luoghi di lavoro, è proprio quella di sostenere i costi di una battaglia legale. E’ per questo che si è scelto di impegnare delle risorse per non lasciare sola davvero nessuna“.
Il caso Lombardia
Dal Lazio arriviamo in Lombardia, dove le misure di contrasto alla violenza di genere sono state al centro di un infuocato dibattito in Regione. “Se il presidente Fontana dice che ‘”la violenza sulle donne è un gravissimo problema che ci riguarda tutti e ciascuno deve parlarne e avere il coraggio di mettere a disposizione quel poco che può fare per evitarla”, allora solleciti la sua Giunta a mettere a bilancio più risorse proprie, ogni anno, per garantire finanziamenti adeguati ai Comuni e a tutti i Centri antiviolenza, anche quelli non accreditati, e pianifichi interventi su base pluriennale”. E’ la replica di Paola Bocci, consigliera regionale del Pd, nel corso della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, alle dichiarazioni del governatore lombardo.
La consigliera Bocci ha fatto presente anche che “per gli interventi a contrasto della violenza di genere Regione Lombardia si avvale in massima parte di risorse nazionali, cioè di finanziamenti che arrivano dallo Stato“. E che nelle casse della Regione tra nuovi stanziamenti e risorse residue tutte governative ci sono “circa 7,3 milioni: di queste finora la giunta Fontana ne ha pagate ai Comuni e alle reti antiviolenza meno del 60%, cioè, a oggi, 4.170.972”.