Violenza di genere, perché le donne non devono più essere vittime due volte

Photo by Allef Vinicius on Unsplash

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L’uscita dalla spirale della violenza di genere è un percorso a ostacoli, anche dopo che la violenza è stata – molto spesso con fatica – riconosciuta e denunciata. Un percorso che si scontra con quella che si chiama “vittimizzazione secondaria“, ovvero quelle situazione in cui le donne diventano vittima una seconda volta: nei tribunali, nei percorsi legali e sanitari, nella rappresentazione dei media, nel contesto sociale, nel giudizio delle scelte di vita. E sono questi ostacoli che vanno esaminati e superati, i nodi sciolti, affinché le donne vittime possano uscire in maniera più semplice dalla spirale della violenza maschile ed è su questi che si concentra il progetto biennale “Never Again”, a cui partecipa Alley Oop Il Sole 24 Ore, presentato per la prima volta nell’edizione 2020 del festival Vicino/lontano – Premio Terzani, che si è svolto a Udine il 25-27 settembre.

“Never again”, perché bisogna lottare contro la vittimizzazione secondaria
Le donne, vittime due volte, quindi, prima e dopo la denuncia. “Non è solo un fatto culturale, c’è un tema giuridico importante“,  spiega Teresa Bene, professoressa ordinaria di Procedura Penale nel Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli.

Se la gelosia, la rabbia degli imputati – dice la professoressa – non sono legati ad aspetti patologici, allora non hanno rilievo penale, quindi, per esempio, perché citarli nelle sentenze?. Quel sentimento viene citato perché serve a individuare la circostanza attenuante e fa passare attraverso il sistema giudiziario quella tolleranza sociale che è alla base della violenza di genere“, spiega la professoressa, che insieme a Manuela Marchioni, fondatrice e amministratrice di Prodos Consulting ha presentato il progetto al Festival. L’idea del progetto, quindi, è nata perché se anche ci sono state molte e recenti modifiche normative importanti, “vediamo ancora nella prassi, nelle aule, che queste norme non vengono applicate”, spiega la professoressa.

Teresa Bene

Teresa Bene

Quando la vittimizzazione secondaria è “processuale”
Per esempio, pensiamo al caso, frequente, “in cui il genitore violento nei confronti di moglie e figli viene riconosciuto responsabile, ma il tribunale dei minorenni sospende la podestà genitoriale per entrambi, perché la madre in quel caso non ha protetto i figli“. Oppure, ancora, ai numerosi casi in cui la giustizia penale e quella civile non si parlano, nonostante le norme lo prevedano. Alla base, spesso, c’è il richiamo a una bigenitorialità perfetta, nei casi di affidamento dei figli, “e la vittimizzazione in questo caso sta nel fatto che il soggetto maltrattato diventa soggetto alienante, se i figli rifiutano di vedere il padre violento. E alla base di questo c’è spesso proprio la mancanza di formazione specifica da parte di chi deve affrontare questi casi“, spiega la professoressa Bene.Il pregiudizio, poi, serpeggia anche nel linguaggio giuridico: “Quando in aula sentiamo domande del tipo ‘Perché non ha denunciato prima?’ o ‘Perché non ha reagito?’, capiamo che c’è un pregiudizio, anche inconscio. Per questo la formazione diventa decisiva, fondamentale“, afferma la professoressa.

Formazione, prevenzione e comunicazione: il piano operativo

© 2020 Luca d'Agostino / Phocus Agency

© 2020 Luca d’Agostino / Phocus Agency

“Never Again” agirà attraverso la formazione di rappresentanti delle forze dell’ordine (100 agenti di polizia), professionisti della giustizia (200 professionisti) e di 50 giornalisti sulla prevenzione del fenomeno della vittimizzazione secondaria. Le azioni di comunicazione punteranno a migliorare la sensibilità del sistema giudiziario nei confronti delle donne vittime di violenza, sapendo che spesso il linguaggio usato nelle aule dei tribunali consolida gli stereotipi di genere; di rafforzare le competenze delle figure professionali del sistema giustizia che entrano in contatto con le donne, di contribuire a una più efficace attuazione delle disposizioni di legge in materia di violenza contro le donne a livello nazionale ed europeo. Ma anche di sensibilizzare i giornalisti sull’importanza di abbandonare le rappresentazioni sociali dominanti attraverso un cambiamento dell’uso del linguaggio nel raccontare i fatti di cronaca riguardanti donne vittime di violenza. “Il progetto – spiega la professoressa Bene – ha l’ambizione di migliorare il sistema di accesso alla giustizia, guardando le prassi applicative, quello che succede nei diversi tribunali. Puntiamo a elaborare un vero e proprio modello formativo e delle linee guida che permettano di replicare lo stesso modello anche negli altri Paesi europei“, ha concluso..

Al Festival Vicino/lontano la violenza di genere diventa teatro e letteratura
Il festival Vicino/lontano, che ha aderito al progetto, ha dedicato al tema della violenza di genere due percorsi. Il Teatrino del Rifo ha messo in scena lo spettacolo “Se non avessi più te”, scritto e interpretato da Manuel Buttus – sul palco con l’attrice e cantante Nicoletta Oscuro e con Matteo Sgobino alla chitarra -,che indaga il significato della violenza degli uomini come fenomeno strutturale e trasversale della società, che affonda le sue radici nella disparità di potere fra i sessi. E’ stato poi presentato, in anteprima, il saggio “La violenza di genere al cospetto della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo” firmato dall’avvocato del Foro di Udine Maddalena Bosio, che analizza l’approccio della Corte Europea al fenomeno della violenza di genere.


“Never again” è il progetto biennale, finanziato dalla Commissione europea, che prenderà il via il 25 novembre in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Nato per iniziativa dell’Università Vanvitelli di Napoli – capofila -, vede la partecipazione di Alley-Oop Il Sole 24 Ore, Prodos Consulting, D.iRe-Donne in rete contro la violenza, l’associazione teatrale M.A.S.C. e Maschile Plurale, e con la partnership di molte istituzioni quali la presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento delle Pari opportunità, la Scuola Superiore della Magistratura e il Consiglio Nazionale Forense.