Bielorussia, oltre 700 arresti alla Marcia delle Donne

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Le proteste in Bielrussia non si fermano e non si fermano neanche le reazioni brutali del regime. Nei giorni scorsi, alla vigilia dell’incontro in programma a Sochi tra Aleksandr Lukashenko e il suo principale e forse unico alleato, Vladimir Putin, le forze speciali bielorusse hanno arrestato decine di partecipanti al corteo antiregime tutto femminile che ha attraversato oggi il centro di Minsk. Migliaia di donne hanno sfilato per le strade della capitale bielorussa chiedendo le dimissioni dell'”ultimo dittatore d’Europa” e la liberazione della dissidente Maria Kolesnikova. Secondo la testata online Tut.by, erano oltre 10.000 le partecipanti alla Marcia delle Donne, ormai un appuntamento fisso nel calendario delle manifestazioni contro Lukashenko e la sua poco credibile vittoria alle presidenziali di agosto con l’80% dei voti. Ogni sabato migliaia di donne contestano pacificamente il regime scendendo in strada con l’immancabile vecchia bandiera nazionale bianca e rossa simbolo dell’opposizione.

La polizia bielorussa in assetto da guerra ha arrestato 774 persone (di cui 500 solo a Minsk), secondo quanto riportato dalla testata Moskovsky Komsomolets. Le forze antisommossa Omon hanno trascinato nelle loro camionette anche due giornalisti della tv Belsat, a cui hanno sequestrato telecamera e cellulari. Svetlana Tikhanovskaya, l’oppositrice che molti ritengono la vera vincitrice delle presidenziali del 9 agosto, ha lanciato un appello alle forze Omon affinché mettano fine alle violenze contro i dimostranti: “Vi vergognerete per ciò che state facendo oggi, la violenza che usate contro le donne è scandalosa“, ha detto la dissidente costretta a emigrare in Lituania subito dopo il voto.

Al corteo le manifestanti urlavano “Vattene!” a Lukashenko, che governa la Bielorussia da 26 anni. Ma adesso la protesta ha anche un nuovo slogan: “Ridateci la nostra Masha!” Masha è Maria Kolesnikova, membro del coordinamento dell’opposizione bielorussa finita in carcere e che rischia una dura e grottesca condanna per “incitamento all’usurpazione del potere“.

Lunedì Kolesnikova era stata sequestrata in pieno giorno da uomini in abiti civili neri e a volto coperto che l’avevano costretta a salire su un pulmino. Nella notte era poi stata arrestata al confine con l’Ucraina con l’accusa di aver tentato di uscire illegalmente dalla Bielorussia. In realtà pare che i servizi segreti bielorussi avessero tentato di portarla all’estero contro la sua volontà e che lei glielo abbia impedito strappando all’ultimo istante il proprio passaporto. Maria Kolesnikova fa parte del presidium del Consiglio dell’opposizione, i cui sette membri sono stati quasi tutti sbattuti in galera o costretti a lasciare il Paese. L’unica ancora in Bielorussia e non in carcere è la Premio Nobel per la Letteratura Svetlana Alexievich. E’ insomma in corso un nuovo giro di vite contro l’opposizione e proprio mentre Lukashenko si appoggia sempre più a Putin per restare a galla. D’altra parte Mosca punta ad accrescere il proprio peso politico nel Paese vicino e il vertice di oggi a Sochi tra i presidenti di Russia e Bielorussia potrebbe essere un primo e decisivo passo in questa direzione.

Bachelet (Onu) chiede inchiesta su torture
I membri del Consiglio Onu per i diritti umani si sono pronunciati oggi a Ginevra per un dibattito urgente sulla situazione in Bielorussia ed il deterioramento della situazione dei diritti umani nel paese a seguito delle contestate elezioni presidenziali dell’agosto scorso. Il dibattito urgente é stato richiesto dalla delegazione tedesca a nome dei paesi dell’Unione europea ed è stato approvato con 25 voti a favore, tra cui quello dell’Italia, due contrari (Venezuela e Filippine) e venti astensioni. Il dibattito dovrebbe svolgersi venerdì prossimo, nel corso della sessione del Consiglio Onu per i diritti umani cominciata oggi a Ginevra e in programma fino al 2 ottobre.
L’Alto commissario Onu per i diritti umani Michelle Bachelet ha poi chiesto oggi che sia condotta un’indagine sulle accuse di tortura e altre forme di maltrattamento da parte delle forze dell’ordine in Bielorussia. “Date le loro dimensioni e il loro numero, tutte le accuse di tortura e altre forme di maltrattamento da parte delle forze di sicurezza dovrebbero essere documentate e indagate, al fine di assicurare gli autori alla giustizia“, ha detto Bachelet intervenendo oggi al Consiglio Onu dei diritti umani, riunito in sessione a Ginevra. “Continuiamo a ricevere notizie allarmanti sulla repressione violenta in Bielorussia di manifestazioni pacifiche da parte di centinaia di migliaia di persone di ogni estrazione sociale, in particolare donne. Le segnalazioni continuano a indicare un uso della forza non necessario o eccessivo da parte delle forze dell’ordine, migliaia di arresti, molti dei quali apparentemente arbitrari,e centinaia di accuse di tortura o maltrattamenti, anche contro bambini” e alcune indicazioni di violenza sessuale, ha detto l’Alto commissario. Per Bachelet, “il ripristino della pace sociale in Bielorussia richiede un dialogo di vasta portata, riforme e l’obbligo di rispondere delle gravi violazioni dei diritti umani“.