Allenereste Cristiano Ronaldo in difesa?

ronaldo

È meglio massimizzare l’efficacia delle skill già forti o migliorare i punti deboli? Mi trovo davanti a questa domanda in tantissime occasioni nelle quali, dopo un percorso di valutazione e consapevolezza professionale, si parla di crescita delle persone.

Avevo 19 anni e il mio viaggio verso la serie A1 di pallanuoto stava per cominciare. Arrivavo dalla serie C con una gavetta in promozione e serie D; in quelle categorie, avevo la certezza un po’ sfacciata di poter giocare in tutti i ruoli. La mia forza era la difesa, ma durante gli anni nelle serie minori avevo detto la mia anche in attacco.

Durante le partite di “pre-season” mi era però bastato uno sguardo ai campioni della Como Nuoto che sarebbero diventati i miei compagni di squadra, per sapere che per poter giocare con loro sarei dovuto migliorare molto! Tra questi giocatori c’erano atleti con medaglie olimpiche e mondiali e per stare al loro passo il mio gioco d’attacco e il mio tiro non sarebbero bastati. Ero convinto che l’unico modo per far parte della squadra fosse lavorare molto su questi aspetti!!

Non fu così. Il mio coach mi rese ben presto chiaro che da me poteva tirar fuori un forte difensore che fosse in grado di capire quando in attacco era il momento di lasciare spazio a chi doveva far gioco e segnare. In pratica il mio allenamento sarebbe stato mirato a rendere ottimo il mio modo di difendere, che comunque era già buono. Il miglioramento del tiro sarebbe stato secondario.

Quella è stata la mia fortuna. Ho migliorato i miei punti di forza, preso maggior consapevolezza dei punti deboli e di come gestirli e ho potuto giocare in una squadra che viveva di armonia tra specialisti di ruoli diversi. Una squadra in cui ogni protagonista aveva dei tratti distintivi che continuava a rendere più efficaci e delle zone grigie delle quali aveva piena conoscenza.

In ambito lavorativo mi capita di intervenire spesso in percorsi di valutazione e valorizzazione delle persone. La metafora sportiva aiuta in questi casi a costruirsi una visione d’insieme, che sia di supporto alle decisioni e faciliti le scelte di sviluppo. Nello sport è fondamentale che l’allenatore e la dirigenza abbiano una chiara e condivisa visione degli obiettivi, del modo di giocare e dei ruoli da assegnare; lo stesso deve avvenire all’interno delle aziende. Individuata la direzione e definito il piano d’azione, il lavoro chiave diventa quello sulle persone. L’attività valutativa rende chiaro lo stile di ogni professionista, le frecce al suo arco e le aree di caduta. Ed è proprio in questo momento che ci si trova davanti al dilemma dello sviluppo: su quali aspetti lavoriamo?

La scelta del mio allenatore era evidente, voglio degli specialisti con punti di forza sempre in crescita a cui insegno a gestire le aree deboli.

Ovviamente la risposta non è sempre la stessa, varia con il contesto in cui si va ad operare e con le strategie e le visioni del presente e del futuro che ha ogni azienda. La specializzazione è sicuramente una scelta che molte realtà stanno percorrendo in diversi ambiti lavorativi. Dalle aziende produttive fino a quelle di servizi e consulenza la distinzione tra approccio generalista e approccio di nicchia è molto più evidente che in passato. Questo, come avviene sul mercato, si rispecchia nel lavoro di crescita da fare sulle persone.

Sempre più spesso quindi capita che il processo di miglioramento venga spinto nella direzione delle caratteristiche forti. Questo tipo di percorso di crescita è molto differente dallo sviluppo di un punto di debolezza. Prendere un ragazzo che sta appena a galla e portarlo a nuotare in modo dignitoso è molto più semplice che portare un buon nuotatore ad affinare tutti i movimenti che rendono il suo stile quello di un campione.

L’investimento che serve per trasformare una caratteristica da buona a ottima necessita di un impegno e di una costanza differenti da quelli che possono migliorarne una appena accennata. Grandi atleti, così come manager ed imprenditori di successo, hanno potuto notare miglioramenti molto evidenti lavorando su skill deboli. In queste situazioni le performance di risposta al training sembrano essere decisamente più nette e danno carica e voglia di continuare. Ricordiamoci però che lavorando sui punti deboli stiamo, per fare un esempio, portando Cristiano Ronaldo a migliorare la sua bassa capacità di aiutare in difesa portandola al massimo da un 30 ad un 50% rispetto a quella di un vero difensore. Per quanto nel calcio moderno tutti si trovino a dover difendere durante una partita, ci serve davvero investire su questo aspetto?

Guardando l’esempio di Kobe Bryant: ore di tiro dopo ogni allenamento per migliorare un suo fondamentale già mostruoso. Si comprende da qui quanto sia fondamentale portare un atleta a limare centesimi da un tempo già di interesse mondiale. Questo è però un lavoro diverso, a complessità crescente, i cui miglioramenti son difficili da cogliere e, sebbene possano essere strategici, alle volte sono forieri di enorme frustrazione.

E’ su questi aspetti che può far la differenza il lavoro di un manager o quello di un coach. Sia in ambito sportivo sia in quello professionale, queste figure debbono portare chi lavora con loro a prendere consapevolezza delle proprie aree critiche e a stabilizzarle, ma devono soprattutto affinare e rendere insuperabili tutti i punti di forza. Un allenatore, così come un capo che fa crescere i propri collaboratori, deve avere la capacità di guidare verso la cura dei singoli dettagli che riguardano la performance; deve tenere alta la concentrazione anche a fronte di fallimenti che sembrano molto più grandi dei miglioramenti. Deve inoltre combattere con i risultati dell’ottimizzazione che appaiono insignificanti rispetto a quelli di inizio percorso.

Un buon manager, come un buon allenatore, deve ricordarsi e ricordare alle proprie persone che più la prestazione è buona più il miglioramento sarà difficile, spezzettato, incerto e apparentemente piccolo. Di contro sarà chiaro a tutti che più la performance è già alta più ogni miglioramento sarà potente e potrà portare con sé grandi risultati e incredibili successi.

  • giuliana matordes |

    quanto può insegnare lo sport praticato con serietà fin da ragazzi: quali risultati si raccolgono poi nella vita

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